Valtrompia Volley, coach Baldi: "Accusare le istituzioni per le scelte prese mi sembra insensato"

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Di Redazione

Giorgio Baldi, allenatore della Valtrompia Volley, si racconta ed esprime le sue impressioni facendo un bilancio totale della sua stagione in serie B, che si traduce soltanto in tre mesi di lavoro, avendo preso in mano la squadra solo a fine dicembre, ma di cui si erano già cominciati ad apprezzare notevoli frutti.
Come hai vissuto la decisione della chiusura del campionato?
E’ una situazione surreale. Inizialmente sulla chiusura degli allenamenti a febbraio pensando alla nostra attività, quando ancora si pensava che fosse una cosa temporanea non mi piaceva ad esempio che nel nostro girone ci fossero squadre come la nostra che non potessero proseguire negli allenamenti e altre sì a prescindere dalla vicinanza o meno a Codogno, per diverse disposizioni regionali, e comunali, non riuscendo a capire ancora la gravità della situazione. In un momento della stagione in cui eravamo riusciti a guadagnare qualcosa di positivo dal lavoro in palestra e dalla mentalità,  vedevo squadre che potevano allenarsi ed altre no nello stesso girone e confesso che la cosa mi disturbava. Poi con il tempo e la valutazione della gravità le cose si sono ridimensionate per tutti. Capisco la difficoltà e lo sforzo da parte delle istituzioni sportive di arrivare a una decisione di chiudere tutto per tutti, col senno di poi è stato inevitabile.
E sul fatto della non assegnazione delle retrocessioni e promozioni?
Anche questo discorso è complicato perchè ogni squadra è inevitabile faccia un ragionamento anche in base al risultato della prima parte del suo campionato, naturalmente le reazioni sono diverse a seconda di chi allo stop si trovava in zone tranquille piuttosto che di chi puntasse alla promozione, son ragionamenti viziati da questo aspetto; è stato bloccato tutto anche in serie A dove ci sono interessi diversi a cascata anche sotto, pertanto anche accusare o puntare il dito mi sembra poco sensato, guardando anche il calcio, è stata la soluzione migliore, lascia amaro in bocca a qualcuno ma non si poteva accontentare tutti: in una situazione mai vista di emergenza sarebbe stato difficile assegnare scudetti o retrocessioni, soprattutto nel nostro campionato in cui c’era ancora praticamente tutta la fase di ritorno da svolgersi, qualche squadra partita male avrebbe potuto riscattarsi e altre al contrario, come si fa a stabilire chi avrebbe concluso al vertice a fine maggio? 
Come credi che il volley accuserà il colpo?
Ci sarà da fare i conti anche con chi non riuscirà a ripartire: questa condizione metterà molte società in ginocchio. Realtà che magari già prima avevano difficoltà, con questo virus avranno poi conseguenze ulteriori. Penso che ci sarà molto da ragionare su questa cosa. Anche società che magari riusciranno a garantire l’iscrizione di tutte le squadre, bisognerà valutare con che budget poi si riuscirà ad allestire un organico, valutando tutto, ripartire da prima sarà dura, bisognerà penso ripartire da zero, aprendo dialogo con i giocatori e valutarne le intenzioni. Io sono nel mondo del volley da parecchio tempo e anche se non c’è mai stato “il virus”, di crisi economiche nel tempo ce ne sono state tante. Sono fiducioso nel senso che la conseguenza per far sopravvivere questo sport è che si ritornerà a fare la pallavolo di trenta, quarant’anni fa, (ricordo il mio anno a Vimercate a 17 anni quando il rimborso spese magari bastava appena a coprire le trasferte, era una serie A2) quando uno lo faceva per passione e un po’ meno per professione, si è passati a un mondo del volley dove magari la passione è stata messa in certe realtà a scapito di altre cose, professionalizzando il settore in una naturale evoluzione delle cose, ma in questa situazione ritengo che la direzione sarà quella, fare pallavolo con questo valore aggiunto della passione, cercando il più possibile un dialogo con gli atleti. Se questo può servire a far ripartire il movimento penso sia la strada che si verificherà nel futuro anche se al momento è necessario vedere quando e come l’economia ripartirà. C’è comunque tutto un discorso sociale non meno importante da considerare da parte della società dove l’intento e lo sforzo primario sarà quello di riportare in palestra giovani e ragazzi a praticare questa attività di aggregazione.
Che cosa rimane del progetto di rinnovamento e di costruzione di “mentalità vincente” che avevi preso in mano con la prima squadra del Valtrompia Volley e di cui già avevi cominciato a raccogliere i frutti  (a livello di punti, due vittorie importanti e una sconfitta al tie break di cui una contro l’allora capolista Mirandola), che hanno permesso di uscire dalla zona rossa e un periodo davanti in cui poteva essere auspicabile una risalita?
Al momento non abbiamo ancora parlato di questo con la società, ci siamo confrontati rimanendo di aggiornarci presto anche in vista della situazione attuale di incertezza ma sicuramente dispiace molto che si sia interrotto un lavoro avviato perchè il progetto iniziale di un ribaltamento di stagione e l’attuazione di quello che è il mio modo di lavorare aveva già cominciato a darmi delle soddisfazioni, parlo non solo dal punto di vista dei risultati ma anche dell’atteggiamento della squadra. Senza nessuna presunzione di esser il mago di turno che poteva cambiare le sorti di una stagione, avevo impostato un lavoro, non senza difficoltà iniziali, per riuscire in qualche modo a cambiare questa squadra e  stavo vedendo tutto quello che nella mia testa avevo programmato, dal secondo mese le cose cominciavano ad andare nella giusta direzione, poi avevamo ancora mezza stagione e 4 mesi per dimostrarlo, ma sono dispiaciuto di non essere riuscito a portare a fine questo progetto.  Questo mi dà ancora più motivazione per ripartire da dove si era rimasti, sia se sarà la stessa realtà sportiva o altro, però resto positivo e traggo sempre dei buoni spunti personali da ciò che di buono è stato fatto. Io non mi sono mai fermato, continuo ad aggiornarmi e a lavorare a casa, a prescindere dalle ripartenze, rivoluzioni delle società penso che avremo avuto sia noi tecnici che staff che giocatori 6 mesi di tempo per riflettere e il modo per riordinare le idee su cosa fare.
Conclude coach Baldi:
Credo che al di là della questione economica che per le società la questione principale, per atleti tecnici e staff sarà una stagione ancora piu importante dopo aver passato mesi chiusi in casa:sarà un ripartire da zero ma con consapevolezza che prima non avevi. Quanto ci rimetterà l’economia a rimettersi in pista come prima? Bisognerà attendere qualche tempo per poter vedere cosa effettivamente si potrà fare, ma resto positivo per questo ambiente sportivo che troverà la strada giusta per sopravvivere a questo momento.
(Fonte: comunicato stampa)
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