Fipav vs Zaytsev: ad ognuno la sua scarpa, con o senza sassi

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Di Stefano Benzi

Ho seguito con molta attenzione, in particolare on-line, tutto il dibattito che è seguito con toni anche piuttosto feroci intorno all’Italia esclusa dall’Europeo dopo la pessima partita contro il Belgio. L’Italia amante della pallavolo era schierata in due partiti ben distinti e piuttosto battaglieri: da una parte quelli che avrebbero voluto Zaytsev, anche scalzo o in ciabatte, dall’altra quelli che ritenevano quello dello Zar un capriccio remunerato, e dunque evitabile quando si parla di Nazionale.

Difficile dare ragione agli uni o agli altri, anche se un’opinione me la sono fatta: io ero e resto convinto che con un po’ più di dialogo e un po’ meno ‘celodurismo’ da parte della Federazione si potesse arrivare a un accordo con buona pace di tutti.

Ma solo per la soddisfazione di vedere in campo la squadra migliore, che credo sia la garanzia che la Federazione dovrebbe essere sempre in grado di offrire.

Zaytsev da parte sua esce da questa vicenda alla grande: ha salutato i compagni azzurri con un bel post su Instagram mentre dal palazzo della federazione si sentivano ancora rimbrotti e accuse. Durante l’avventura dell’Europeo Ivan non ha scritto nulla, non ha parlato mai con nessuno: se davvero fosse stato quel prezzolato venduto al calzolaio nemico, approfittarne sotto l’aspetto del marketing sarebbe stata una palla in buca senza alcuna difficoltà.

Con lo ‘Zar’ avremmo vinto gli Europei? No, sono convinto di no. Forse ci saremmo fermati lo stesso contro il Belgio. Nel frattempo si poteva risolvere la controversia? Sì, io dico di sì. Ma non ci si è neanche provato e tutto sommato anche questa è un’ulteriore occasione sprecata.

Zaytsev si sta allenando fin dal primo giorno di ritiro come un qualsiasi altro giocatore di Perugia. E io non ho potuto fare a meno di notare che nessuna delle squadre giunte in semifinale all’Europeo, avesse scarpe federali. Ogni giocatore aveva le proprie. È una riflessione da fare: vale di più un accordo economico che esclude potenzialmente dei giocatori più o meno forti o vale di più lo schierare la miglior formazione possibile che rappresenta il tuo paese?

Mi sembra scontato dire che la seconda opzione è quella preferibile. Perché come giornalista capisco che la pubblicità sia necessaria ma non posso permettere che questa vada a ledere il mio contenuto.

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