Foto Instagram Simone Giannelli

Papà Giannelli: “Simone sarebbe stato forte anche a tennis…”

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Di Redazione

Una famiglia di tennisti che sforna il giocatore di volley più talentuoso degli ultimi decenni: è la storia curiosa di Simone Giannelli e della sua dinastia, nata con il nonno Manlio, pioniere del tennis in provincia di Bolzano a cui è intitolata la struttura sportiva di via Parma, e proseguita con il padre Paolo, maestro nazionale dell’Ussa, che al Palatennis lavora ancora oggi. Il Corriere dell’Alto Adige lo ha intervistato sul passato sportivo del figlio, appena laureatosi campione d’Europa con l’Italia e MVP del torneo continentale.

Che Giannelli avesse un passato tennistico era cosa nota, ma papà Paolo svela qualche dettaglio in più: “Era un buon giocatore, un attaccante, e tirava grandi sassate di dritto. Aveva uno stile estroso da Under 12. Tuttavia, quando incontrava gente regolare subiva i ritmi bassi. Si arrabbiava parecchio perché giocava meglio dell’avversario, anche nelle sconfitte. Ogni tanto facciamo ancora qualche partita: è lo sport che gli piace di più dopo la pallavolo, mi dice sempre che sarebbe molto forte anche a tennis. Il fisico ce l’ha e anche un gran servizio, come movimento è simile a quello del volley“.

Non solo racchette da tennis, ma anche sci: “A mia moglie piaceva tanto, di più rispetto a me, e lo ha instradato verso la montagna. Praticava lo slalom gigante e se la cavava, una volta ha partecipato anche al Trofeo Pinocchio. Sciava bene, mi ricordo che batteva spesso i suoi avversari gardenesi. Il calcio forse è lo sport che gli riusciva peggio, ma mi ricordo di un suo gol da metà campo… È importante svolgere più discipline, direi che è fondamentale soprattutto per l’equilibrio e le varie capacità motorie“.

Paolo Giannelli racconta poi come ha vissuto la finale europea: “Una tensione bestiale, in televisione molto più che dal vivo. Sono contento per lui perché aveva la ‘paranoia’ del secondo posto, soprattutto dopo la finale di Champions League. Si è commosso molto, io non ho pianto ma sono estremamente orgoglioso di lui. Si sente tranquillo con questo gruppo, da capitano ha avuto più responsabilità e questo lo ha aiutato a esprimersi al meglio“.

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