italia europei
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Italia, ora arrivano le corazzate: cosa ha funzionato sin qui e cosa no

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Che la fase a gironi e i primi turni a eliminazione diretta dei Campionati Europei, sarebbero stati fin troppo alla nostra portata era cosa nota a tutti, ma poi le partite bisogna sempre giocarle e l’Italia lo ha fatto come meglio non avrebbe potuto. Sette vittorie su sette, zero set lasciati per strada, sold out in tutte le arene italiane (Verona, Monza, Torino e Firenze) che hanno ospitato le azzurre e ascolti record, e in crescendo, in Tv.

Un sostegno, quello dei tifosi, che mancherà ora a Bruxelles dove dall’altra parte della rete troveremo avversarie di tutt’altra caratura. Lo scoglio più grande, forse, sarà proprio la semifinale contro la Turchia (venerdì 1 settembre, ore 17.00), che nei quarti ha eliminato la Polonia in tre set.

Qualche riflessione sul nuovo progetto azzurro, a questo punto, si può anche fare visti gli elementi e i dati che hanno fornito queste sette partite dell’Europeo. Le note positive sono tante. Partiamo dai “freddi” numeri.

antropova danesi italia
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Un fattore di questa nazionale è assolutamente il servizio. 52 ace in sette partite, con una media di 7,4 e due volte in doppia cifra (13 contro la Svizzera, 10 contro la Spagna) dimostrano che dai nove metri facciamo davvero male e con tante diverse specialiste: dai missili di Antropova, Lubian ed Egonu alle “velenose” di Orro, Danesi, Pietrini e Sylla. Battute che quando non portano al punto diretto mettono quasi sempre le basi per una fase break di altissima resa.

Fase break (media di 28,1 break points per partita) a cui contribuisce anche il muro, assolutamente devastante quello alzato dalla premiata ditta Danesi-Antropova che contro la Francia, nei quarti, ne ha stampati addirittura 10. 55 di squadra, sin qui, sono tanta roba (quasi 8 a partita). La migliore delle azzurre è stata proprio l’opposta di Scandicci, con 15 muri in 5 partite, seguita da Danesi (9) e Lubian (6).

Bene, se non benissimo, ma sempre al netto delle avversarie affrontate sin qui (poca roba), le percentuali in attacco (media del 52,2% di squadra) e gli score individuali, con Orro sempre abile a leggere avversarie e momenti di gioco e variare armando tutte le sue compagne. Mazzanti ha deciso di fare all-in su Antropova, e la new entry di questo gruppo non lo ha mai tradito: sempre in doppia cifra e best scorer delle azzurre quando ha giocato (out solo contro Bosnia e Croazia per un fastidio addominale).

egonu italia
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Nei pochi passaggi a vuoto, vedi il finale di secondo set proprio contro le transalpine, al suo posto è entrata Egonu, che ha sempre fatto il suo mantenendo il livello alto in posto 2. Anzi, togliendo proprio le castagne dal fuoco… Resta da vedere, come già scritto nei giorni scorsi, se il ct non stia pensando di utilizzarle entrambe spostando Antropova in posto 4. Sarebbe un jolly clamoroso, come quello già usato e sperimentato con successo dalla Turchia di Santarelli con Vargas in 2 e Karakurt in 4.

Al contrario, se così non sarà, faremmo fatica (forse lo stiamo già facendo) a capire il senso di convocare una top mondiale come Egonu per impiegarla in questo modo. Scelta tecnica? Non raccontiamoci barzellette… Siamo certi che finché l’Europeo non sarà concluso, le bocche resteranno cucite, ma poi ne sentiremo e leggeremo di belle. È scontato che accada, perché, per dirla alla Vasco Rossi, già per quanto visto fin qui “un senso questa cosa non ce l’ha”. E se per qualcuno ce l’ha, sarebbe corretto spiegarlo una volta per tutte.

sylla pietrini
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Punti pesanti, e in momenti chiave, sono arrivati anche da Sylla, sempre in doppia cifra tranne all’esordio contro la Romania, e Pietrini, quest’ultima in grande spolvero soprattutto contro Spagna e Francia nel “suo” Palazzo Wanny, dove ha messo a terra palloni che non schiacciava da tempo con tanta determinazione ed efficienza. Entrambe questi Europei li stanno giocando da protagoniste e trascinatrici, ma con la capitana che, a sorpresa, in ricezione non è sempre stata una certezza.

Proprio questo fondamentale è stato un po’ l’anello debole di questa nazionale in queste sette partite. In media 49,7% di positiva e 33,1% di perfetta. Numeri che dicono tutto e nulla, che si possono leggere in un senso o nell’altro, ma chi ha seguito i match dell’Italia sa bene che in certe occasioni abbiamo fatto fatica a dare palla in testa a Orro. Qualcuno dirà che in questo senso sarebbe stato utile non lasciare a casa sua maestà De Gennaro, oltre a Bosetti e magari Gennari (Alessia), piuttosto che portare tre opposti, ma ora siamo chiamati tutti a giudicare quel che vediamo senza perderci inutilmente in chiacchiere con i se e con i ma.

manfredi mazzanti
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Lo sa benissimo lo stesso Mazzanti, e pure la Federazione, che le scelte fatte verranno giudicate e misurate al millimetro per questa rivoluzione che, forse, non è figlia della sola volontà del ct. Ma i conti, e i giudizi, è sempre corretto farli alla fine. Ora è solo tempo di tifare Italia e le azzurre, perché la nazionale si sostiene sempre a prescindere da tutto e tutti, con buona pace dei gufi da social i cui pensieri interessano poco. Anzi, proprio niente.

Di Giuliano Bindoni

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