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Hit Parade: c’erano un joker, un killer e un highlander…

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Di Stefano Benzi

Sembra una barzelletta e invece sono i tre personaggi di oggi della nostra Hit Parade. Altri tre suggerimenti musicali per parlare di due veterani e di un bomber di razza della nuova generazione. In un’epoca che ha un disperato bisogno di ottimismo e di esempi proviamo a fornirne qualcuno: insieme a una playlist d’effetto che speriamo vi costringa cambiare le solite preferenze sul vostro lettore.

1 – SORRISI CHE MANCANO E CHE MANCHERANNO

In settimana abbiamo scritto di una breve chiacchierata da bordo campo con Fefè de Giorgi nel corso della quale si è parlato di quanto sia cambiata la pallavolo in questi ultimi venti anni. È paradossale: ma nell’era della comunicazione, nella quale chiunque può diventare un influencer, anche chi non ha un argomento e nemmeno lo spessore per copiarne e incollarne uno, la pallavolo ha perso moltissimo del suo appeal. Alcuni hanno detto che in effetti la pallavolo di De Giorgi, e di Bernardi, Zorzi e Gardini e tutti i Fenomeni, divertiva perché vinceva e che sono anni che non si torna a imprese di quel tipo. Vero fino a un certo punto.

La verità è che personalità come Fefè o come Andrea Lucchetta, capaci di sdoganare la pallavolo a un pubblico trasversale e di rendersi evidenti di fronte a un paese calciocentrico, oggi non ci sono. Quindi pensando a De Giorgi ecco tornare alla memoria una canzone di molti, molti anni fa. Un brano che parla di quello che gli americani definirebbero un… no. Non si può tradurre letteralmente in italiano: quello che in America è un insulto affettuoso in Italia è un insulto e basta. Dovrete andare per intuizione. Si parla di uno che sa sempre come stare a galla, che sa adattarsi, uno che “segue il flusso”, che non è alla moda perché la moda la crea. E non con vestiti trendy, ma con il disimpegno di chi sa stare al mondo.

La Steve Miller Band compose “The Joker” per illustrare uno stato d’animo che si ispirava a diverse canzoni che li avevano portati al successo: si parla di uno space cowboy molto prima che Jamiroquai ci scrivesse una hit, si fa riferimento a un certo Maurice, citazione di un loro stesso brano, ma soprattutto il brano si riferisce a “Soul Sister”, splendido pezzo di Alain Toussaint, e a “Lovey Dovey”, brano anni ’50 dei Clovers. La musica è suadente e ruffiana, calda e avvolgente: ma il vero capolavoro è il testo.

Il Joker è un personaggio che sa stare al mondo e che quando il mondo va a rotoli, ci ride sopra: “Sono uno che si prende quello che passa, uno sfacciato, un amante e sono un peccatore, suono la mia musica alla luce del sole. Sono un burlone, sono il Joker, fumatore accanito e logorroico notturno che non vuole fare del male a nessuno. La gente parla di me piccola, e dice che ti porterò sulla cattiva strada. Ma non preoccuparti, la cattiva strada è proprio qui… dietro casa”.

Quell’inciso, di definizioni un po’ assurde, riporta subito alla mente il monologo di Gigi Proietti in Febbre da Cavallo”… ‘un minorato, un incosciente, un regazzino, un dritto e un fregnone, un milionario pure se nun c’ha ‘na lira e uno che nun c’ha ‘na lira pure se è milionario. Un fanatico, un credulone, un bugiardo, un pollo, è uno che passa sopra a tutto e sotto a tutto, è uno che ’mpiccia, traffica, imbroglia, more, azzarda, spera, rimore e tutto per poter dire: Ho vinto..!’

Ma, doverosa citazione del Maestro a parte, un altro che sapeva stare al mondo e che ti incantava con un sorriso, c’è una parola più di ogni altra di questa canzone che ci ricorda Fefé: ed è Grinner. Uno dal sorriso smagliante, che è simpatico ma dal quale devi sempre guardarti. Di questi tempi è meglio riderci sopra…

In questa versione live la Steve Miller Band suona in un leggendario club di Chicago, il Ravinia, un meraviglioso show live: era il 2007. La canzone è del 1973, ed è ancora un formidabile antidepressivo naturale.

2 – PER TRASFORMARSI DA TOPO GIGIO IN TERMINATOR

Molto spesso capita di pensare a quali canzoni diano l’idea di potenza, di forza, magari anche di aggressività. Ci si pensa quando si assiste a un primo tempo di Robertlandy Simon, o a prestazioni come quelle di Noumory Keita, 19enne del Mali messo sotto contratto in Corea dal KB Stars.

Quest’anno non ci sono stati i tryout tradizionali, niente allenamenti e amichevoli per i giocatori che volevano andare a giocare in V-League: tutto si è svolto tra colloqui e documentazione video. Da quello che abbiamo saputo lo showreel di Noumory era una serie di video con tutto il suo repertorio offensivo… Una parte del suo video di presentazione consisteva nella sistematica devastazione di un pallone: Keita lo ha schiacciato 32 volte di fila, sempre quello, sempre lo stesso, una schiacciata dopo l’altra. Poi ha mostrato il suo lavoro alla telecamera: il pallone era ovale e chiedeva pietà.

Keita sta lasciando il segno in Corea del Sud: qualche giorno fa ha messo a segno 54 palloni contro il Samsung Bluefangs. Il record ufficiale nella V-League è di Gavin Schmitt, 58 punti. Ma Keita si candida a battere anche il record ufficioso che, stando a testimonianze non avvalorate da documenti, è del brasiliano Leo Leyva che sempre in Corea mise giù 59 palloni nel 2013.

In attesa che nella V-League rinnovino la dotazione di palloni ho ripescato dal passato un brano che vale per i palloni e per gli atleti: “Bodies” dei Drowning Pool è una canzone cattiva. Quando alcuni amici atleti mi chiedono una playlist ‘aggressiva’ il brano di apertura che offro sulla chiavetta è questo: e l’atleta che se lo piazza in cuffia a tutto volume durante il riscaldamento di solito cambia espressione: da Topo Gigio a Terminator. Ma non è per tutti…

3 – NON HA ETÀ, UN CISOLLA È PER SEMPRE

A breve leggerete di Alberto Cisolla, che abbiamo incontrato qualche giorno fa. Una chiacchierata per  parlare in senso generale di un campionato particolare con un giocatore straordinario che sarebbe anche un eccellente allenatore. Ma perché diventare allenatore quando puoi ancora essere determinante? Magari trascinando Brescia verso una promozione in A1 che una città ambiziosa potrebbe tranquillamente affrontare con un po’ di pubblico e qualche sponsor un po’ più desideroso di mettersi in evidenza?

Cisolla è uno di quei miracoli della natura che non devono essere spiegati ma solo ammirati. Siamo convinti che sia uno che rispetta la dieta, che si allena più e meglio di tanti colleghi più giovani e che ha una gran testa e tanta voglia di non rinunciare a fare quello che ama: giocare a volley. Con noi è stato molto chiaro: “È un lavoro, ma il trucco è divertirsi come se non lo fosse”.

Di fronte a ragazzini imbronciati che si affacciano alla A3 con la presunzione dei fenomeni incompresi e lamentano acciacchi, allenamenti, allenatori, nemmeno avessero vinto un mondiale, Cisolla è un esempio di valore incalcolabile. A lui e ai tanti veterani che in una stagione in trincea non rinunciano a mettersi in mostra dedichiamo una canzone che vuole essere ironica, beneaugurante e che va spiegata. In Italia quando una persona se la cava diciamo che cade in piedi. Negli USA, quando vogliono dire che uno se l’è cavata alla grande dicono… ‘hit the ground running’: è caduto a terra correndo.

Il brano “Hit The Ground Running” inciso da Keith Urban è una delle canzoni più belle che esistano da suonare live: è allegra, intensa, rock ma con un tradizionale tocco country. Ricorda i 50enni che non rinunciano al loro sogno rock and roll e anche quando picchiano pesantemente per terra, ricominciano a correre. “…se mai mi avessi detto addio non avrei sprecato tutto il mio tempo a piangere, non sarei stato a casa da solo chiedendomi dove ho sbagliato. Uscirei di qui, più veloce di una lacrima che scivola a terra, e quando te ne sarai andata sotto i miei passi troveresti erba. Terra bruciata, perché non starò al suolo a lungo. Cadrò a terra correndo”.

Una grande canzone motivazionale per chi non rinuncia a cogliere le proprie occasioni. Qualsiasi occasione a qualunque età. Il video è tratto dalla clip promozionale del tour di “Defying Gravity”. Per la cronaca il signor Urban è il marito di Nicole Kidman. La canzone la scrisse quando i giornali ipotizzarono, dopo tre anni di matrimonio, che lei lo stesse lasciando: stanno ancora insieme.

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