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Davide Saitta: “Il Papa mi ha risposto, mi esprimeva la sua vicinanza”

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Di Redazione

La fede dell’ex palleggiatore di Ravenna non è mai stato un mistero.

Proprio la scorsa stagione si è reso protagonista di un atto unico, scrivendo una lettera al pontefice per non scendere in campo e giocare una partita di campionato il giorno di Natale.

L’ex capitano della Consar è stato intervistato dal sito risveglioduemila.it al quale si racconta a 360° e rivela: “Ah, poi il Papa poi mi ha anche risposto, eh…”.

Come? Ma quando è successo?

A fine dicembre. Mi ha dato la sua benedizione: anche per mia figlia Noemi e mia moglie Nicoletta. Mi ha scritto che sarebbe stato opportuno non giocare a Natale e che mi esprimeva la sua vicinanza. Una lettera con la sua firma: la tengo tra le cose più preziose.

Ma non l’ha mai detto a nessuno…

Con quella mia lettera ho cercato di esprimere quel che avevo dentro, i miei valori. Avrei potuto “cavalcare l’onda”, ma non volevo diventare un personaggio. Scrivere al Papa era l’ultimo tentativo per cercare di spostare la partita, dopo le tante richieste che avevo inoltrato agli “organi competenti”. Non è stato facile esporsi per me. L’ho fatto solo a inizio dicembre, dopo che avevo deciso di lasciare perdere. Una sera ho visto mia figlia addormentata vicino al presepe e mi è nato un grido dentro che non ho saputo soffocare… Credo che dobbiamo combattere per ciò in cui crediamo. Non mi sarei sentito coerente se non l’avessi fatto…

Quello del 2019 sarebbe stato il primo Natale con sua figlia Noemi. Quanto ha influito la paternità sulla sua decisione di scrivere quella lettera? Il bene più grande che mi hanno dato i miei è la loro testimonianza di fede. E anch’io spero di lasciare a Noemi non tanto migliaia di euro o di beni (magari anche quelli) ma soprattutto la fede. Siamo fatti per la vita eterna. Noemi mi ha cambiato. Prima del suo arrivo, per riprendermi da una sconfitta mi servivano almeno 7/10 ore mentre ora, con lei, ne bastano due. Mi sveglio alle 4 per lei, mentre in precedenza non l’avrei fatto per nulla al mondo. Spero possano arrivare fratelli o sorelle…

Quanto conta la fede nel suo lavoro? Lo sport può essere una palestra di valori, anche cristiani?

Credo che tutta la vita debba essere Eucaristia, non solo la Messa. Se sei spaccato dentro, non sei in pace con te stesso. Dipende tutto dal cuore. La fede mi aiuta sempre, perché mi dà un altro sguardo. Lo sport per me è importante, ma è uno strumento per manifestare la gloria di Dio. Anche quella lettera che ho scritto al Papa non voleva essere un proclama, ma un’occasione di testimonianza. A un certo punto ho sentito che ero chiamato ad “accendermi”. Se non l’avessi fatto, avrei in un certo senso rinnegato il Signore.

Il regista siculo è dato a Vibo la prossima stagione ma non dimentica di certo nè i tifosi di Ravenna, nè la città romagnola: “Ravenna è una città bellissima, a misura d’uomo. È piaciuta tantissimo anche a mia moglie per la sua cultura, l’arte, il centro storico…Nostra figlia, poi, è romagnola. Dovremo tornare. Portiamo Ravenna nel cuore. E forse il nostro è un arrivederci”

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