Foto Volley Offanengo 2011

Cecilia Nicolini a tre anni dalla zona rossa di Codogno: “Un vero incubo”

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Di Redazione

È stata la prima a sperimentare le restrizioni, la zona rossa, le mascherine, la paura del Covid arrivato in Italia da poco. Cecilia Nicolini, nella sua Codogno, ha vissuto l’incubo della pandemia prima di tutti, ed è rimasta celebre la foto di marzo 2020 che la ritrae intenta a palleggiare con le compagne di squadra (allora giocava a Offanengo) sul confine della zona “proibita”.

Oggi la palleggiatrice della Tecnoteam Albese Volley Como ricorda così quei giorni: “Io giocavo ad Offanengo in B1 e vivevo a casa mia a Codogno, che dista quasi mezz’ora di auto. Ricordo che quel giorno, quando è uscita la notizia del paziente uno nel mio paese, ero in auto diretta all’allenamento in palestra. Al parcheggio ho ricevuto la telefonata del mio ds che, a sua volta, era stato contattato dal sindaco di Offanengo con l’invito a non farmi entrare in palestra. E’ stato uno choc, le mie compagne erano a fare il video per la gara della domenica ed io mi sono messa fuori dalla porta ad ascoltare. Speravo che la cosa si risolvesse nel giro di qualche ora, giorno al massimo. Invece no: da lì è iniziato il delirio“.

Poi – continua Nicolini – sono iniziate le settimane di zona rossa, i nostri paesini erano bloccati, non riuscivo a capire perché le limitazioni riguardavano inizialmente solo noi e non altri. Ovviamente non ho potuto allenarmi in quelle settimane, non potevo avere contatti con le compagne e non potevo uscire da Codogno. Un giorno ho chiesto a due di loro di venire a portarmi un pallone per poter fare qualcosa a casa: la foto mi ritrae lontana da loro con il pallone in mano, che mi avevano passato dalla linea di stop. Si vede anche il camion dei militari che bloccavano accessi ed uscite da Codogno. Loro due sono le mie ex compagne di squadra ad Offanengo, Alice Giampietri (destra) e Noemi Porzio (sinistra)“.

Aggiungo anche che mio papà lavorava in Protezione Civile – racconta ancora la regista – e quindi usciva di casa spesso ed era a contatto con le persone: ero in forte apprensione per lui. Poi la cosa si è estesa a tutta l’Italia e il resto lo sappiamo tutti bene. Adesso mi sto rendendo conto che sono già passati tre anni esatti: sono contenta che ne siamo usciti e dal punto di vista pallavolistico è un sospiro di sollievo vedere di nuovo i palazzetti pieni dopo limitazioni e restrizioni. Non potersi allenare quando eri positivo, limiti vari, sono stati anni duri, fare spesso i tamponi. Si, stagioni difficili, credetemi“.

Ora è bello vedere i tifosi al palazzetto senza le mascherine – continua Nicolini – ma ogni tanto, come oggi visto che me lo avete chiesto, vado con la mente a quel febbraio di tre anni fa. Il pallone lanciato dalle mie compagne, la zona rossa, le mascherine, la paura per i miei cari… Un vero incubo“.

(fonte: Comunicato stampa)

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