Andrea Argenta riparte dalla Peimar Calci: "Deluso da Ravenna, ma sono qui per puntare in alto"

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Di Roberto Zucca

La fenice risorge sempre dalle proprie ceneri. Sembra essere questo il diktat che guida la rinascita sportiva di Andrea Argenta, dopo una stagione che poteva essere scritta in maniera differente. L’avventura con Ravenna si è conclusa troppo presto per quello che all’inizio sembrava essere un nuovo sodalizio destinato a durare nel tempo. Per Andrea, la sfida ora si chiama Peimar Volley Calci, ambiziosa società di A2 che è pronta a dare battaglia in un campionato che si preannuncia avvincente come non si vedeva da anni:

Ho scelto la Peimar perché in società sono entrati dirigenti di grande livello. E per l’ambizione espressa fin dalle prime battute da coloro che in questa squadra mi hanno davvero voluto fortemente. Il livello della squadra potrebbe portarci a raggiungere obiettivi importanti e la strutturazione della società è a lungo termine. Ergo, il progetto non è quello di restare in A2 ma di puntare in alto”.

Scendere di categoria non le è pesato?

Assolutamente no. È una bellissima opportunità, nata sicuramente perché in Superlega si investe meno nei giovani, ma non è un alibi. Avevo voglia di mettermi a disposizione e di servire ad una squadra per raggiungere i propri obiettivi. Non importa la serie, importa la serietà con cui si affronta tutto questo”.

Il suo addio a Ravenna è stato silenzioso e inaspettato.

Nessuno ha avuto il coraggio di chiamarmi e di dirmi che non rientravo nei piani della società per l’anno 2019-2020. È stata una stagione deludente, lo ammetto. Per una svista medica, il mio infortunio è durato più del previsto. Poi quando sono rientrato, le occasioni che mi sono state offerte sono state pochissime”.

Questo perché si volevano mantenere gli equilibri che si erano formati con alcuni cambi di ruolo?

Beh, sì. Io dal canto mio sono rientrato e ho dato il massimo fin dal primo giorno di ripresa. Ho cercato di capire e di approfondire, ma mi è tornato tutto indietro come un boomerang. Sono passato per un atleta difficile da gestire e non mi era mai capitato nella mia vita. Ecco, questa è la cosa che non ho accettato, perché ero veramente felice della proposta fatta ad inizio stagione”.

Sembra che, dopo il periodo abbagliante di Modena, sia stato come salire sulle montagne russe.

La mia intera carriera pallavolistica non è mai stata continua. Ci sono stati già nelle giovanili dei periodi di alti e bassi che ho cercato di affrontare con la maturità dell’età di ciascun periodo. Le dico in totale onestà che lo scorso anno ho iniziato a fare un lavoro su me stesso, per riequilibrare e ristabilire le priorità della mia vita“.

Si spieghi meglio…

Vivevo con troppa tensione tutto l’interno del mio mondo professionale. Gli allenamenti dovevano essere perfetti, affrontavo ciascuna partita come se fosse una questione di vita o di morte. La pallavolo era un pensiero fisso, con il quale non mi riappacificavo mai. Ho iniziato a guardare anche al di fuori del campo, a dare un significato anche a ciò che mi succedeva dopo gli allenamenti, nei giorni liberi o dopo la partita”.

A 23 anni ha già fatto un primo bilancio?

Sì, ho fatto pace con il vecchio Andrea innanzitutto. E non ho rimpianti rispetto al passato. Ogni sfida è importante, ogni squadra è un’occasione. Ho diviso il campo a 21 anni con Bruno, Ngapeth e Holt. È stato bellissimo, ho imparato tanto. Ora posso portare quel bagaglio di esperienza a disposizione di chi me lo chiederà. Di tutto quello che ho fatto sono davvero molto soddisfatto”.

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