Un anno di Bruno Cattaneo: è tempo di bilanci e… Who is the next?

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Un anno, è già passato un anno dalle elezioni di Rimini. E, nel bene o nel male, è tempo di bilanci. Possono piacere o non piacere, ma il buon “Governo” è quello che riesce al meglio ad incamerare i feedback e le richieste del proprio popolo, per accontentarlo e vigilare su quanto profuso. Il nostro popolo, cara Federazione, è il volley: i giocatori, le società, ma soprattutto gli amanti della pallavolo.

Quelli che volley NEWS, ogni giorno, informa e tutela, per il bene dell’informazione ma soprattutto per il loro diritto ad essere informati. Si tratta dello sport che tutti amiamo, e dunque è il momento di premiare chi ha fatto bene, e segnalare chi non ha lavorato egregiamente.

Quindi, ecco un anno di presidenza Bruno Cattaneo, e qualche valutazione sul piatto della bilancia: sperando che il peso non ecceda…

LE PROMESSE ELETTORALI E I PRIMI SCIVOLONI…
Il percorso post-elezioni di Bruno Cattaneo, a dirla tutta, non è subito partito benissimo, soprattutto per quello che riguarda la promozione dello sport in ambito scolastico e i rapporti con il beach volley.

Un forte immobilismo che stonava con il suo programma elettorale, che in tema di giovani recitava:
Occorre incentivare fortemente l’attività nel settore della scuola e in quello promozionale, dando vita a un lavoro sempre più intenso per far sì che i giovani e giovanissimi passino dall’attività scolastica a quella sportiva. Un ruolo centrale nel programma di gestione della Federazione deve essere garantito alla scuola, da sempre culla di tutta la nostra attività”. Buoni propositi, certo. Salvo inviare in data 12 aprile una lettera firmata al Miur (Ministero Istruzione Università e Ricerca) e al Coni comunicando che “la Federazione non prenderà parte all’organizzazione delle Finali Nazionali dei Campionati Studenteschi di Pallavolo del corrente anno scolastico”.

Nonostante la vittoria alle elezioni, Bruno Cattaneo non ha avuto fortune migliori con il mondo del beach volley, si può chiedere di questo al Presidente della Lega Beach Volley, Francesco Ghirelli, portatore di un notevole malcontento a fronte di un movimento notevolmente in crescita dopo le Olimpiadi, e in grado di portare alla Federazione più di 18.000 atleti.  Un dialogo che Ghirelli ha provato da subito a mantenere aperto con i nuovi (?) volti di Via Vitorchiano, al fine di pianificare al meglio la stagione estiva e mettere in campo una programmazione attiva sul territorio. Una risposta effettivamente ci fu: la cancellazione della tappa romana dal World Tour di beach volley.

Collaborazione e un dialogo aperto con tutti, buoni presupposti dichiarati che finora non hanno trovato riscontro nella gestione della Federazione, portando da subito ad una notevole perdita di credibilità, come successo con il Consiglio Federale tenutosi a Padova prima dell’estate, dove risulta siano stati invitati solo alcuni comitati territoriali, per una sorta di consulta ristretta. Questo nonostante nel programma presentato prima delle elezioni si parlasse chiaramente di un coinvolgimento territoriale “come elemento distintivo di quello che ci siamo impegnati a fare”.

Problematiche che si fanno ancora più evidenti anche quando si arriva a “pestare i piedi” ad alleati che precedentemente si erano ben spesi in una campagna di sostegno pre-elettorale importante, come il patron di Trento, Diego Mosna, il quale con una nota sul proprio profilo Facebook, in occasione dei deludenti risultati della World League, si esprimeva in maniera polemica proprio contro la Federazione per la mancanza di comunicazione ai club in merito agli infortuni dei propri tesseramenti.

COMUNICAZIONE E TRASPARENZA
Alla base della nuova era federale vi erano proposte e idee che avevano come comune denominatore la trasparenza, finalizzata ad una unione di intenti per il bene della pallavolo, come sottolineato dal nuovo Presidente il giorno dopo la sua elezione: “Abbiamo vinto grazie alla chiarezza del nostro messaggio di rinnovamento, alla trasparenza della nostra attività degli anni passati e alla determinazione con cui ci siamo presentati alle società con un progetto che guarda ai territori e al loro coinvolgimento”. La trasparenza, quindi, come nuovo metodo di lavoro.

Una chiarezza che non trova compimento nella scelta della Federazione di non rendere pubbliche le cifre degli staff azzurri alla vigilia della stagione sportiva della Nazionale: un problema che ci riguarda da vicino e di cui avremo modo in seguito di parlare ancora, dal punto di vista giudiziario.

Fu, infatti, la nostra redazione, il giorno della conferenza stampa di presentazione di Volley News, a pubblicare le cifre uscite dalle casse della Federazione: solo per il 2017, 466mila euro dei quali 321mila per lo staff tecnico e 145mila per i compensi dello staff sanitario. Per strappare Gianlorenzo Blengini alla concorrenza di Civitanova, la Fipav mise sul piatto 190mila euro annui da allenatore della Nazionale e Direttore tecnico maschile e altri 40mila euro riconosciuti al Ct come Coordinatore del Progetto Club Italia, dei processi di selezione e qualificazione e come Docente Nazionale Area Tecnica.

Un errore ripetuto poco tempo dopo, quando ad annunciare il nuovo tecnico del Club Italia femminile non fu certo la presidenza federale o l’ufficio comunicazione della Fipav, come correttamente sarebbe dovuto essere, bensì il presidente di Filottrano, Renzo Gobbi, che congedava così Massimo Bellano, all’epoca il suo allenatore. E la lista, volendo, si potrebbe allungare ulteriormente con, per esempio, il caso di Marcello Capucchio, ai tempi direttore sportivo della Lilliput di Settimo Torinese e ora nuovo Gm della Nazionale Seniores Femminile: il quale, ha informato il mondo del volley del suo nuovo ruolo con una comunicazione di convocazione inviata alle società firmata da… lui stesso!

Quando, invece, la trasparenza diventa eccessiva, ecco servita un’altra segnalazione di Volley NEWS. L’importanza del trattamento e della tutela dei dati personali, infatti, era una tematica ritenuta talmente poco rilevante dalla Federazione da non essersi accorta del pericolo messo in atto con la bassa, bassissima protezione dei dati degli atleti caricati nel sito federale, dove era sufficiente accedere all’area dedicata “beach volley online”, sezione “atleti”, e osservare come non venisse richiesta alcuna password o matricola, bensì solo il codice fiscale dell’atleta per accedere alla scheda di registrazione dello stesso. Un livello di sicurezza particolarmente debole, che permetteva di arrivare facilmente ai dati contenuti all’interno del profilo personale di ogni atleta, iscritto o meno al circuito di beach volley: con numerose e importanti informazioni come la società di appartenenza del giocatore e dati delicati come il suo indirizzo di residenza, e talvolta anche il numero di telefono…

IL VECCHIO CHE AVANZA…
Nel lungo periodo della presidenza Magri, Bruno Cattaneo ha sempre avuto un ruolo importante e di rilievo, ma tutti gli addetti ai lavori sono a conoscenza che negli ultimi tempi i rapporti si fossero incrinati. Pare esistesse un certo risentimento da parte di Cattaneo nei confronti di Magri, quando quest’ultimo prendeva decisioni su contratti o collaborazioni (spesso) senza passare dal Consiglio Federale. Un film che, tuttavia, pare essere andato in onda diverse volte nuovamente… stesso metodo, è cambiata solo la figura.

Tuttavia, si dice anche che le buone idee debbano circolare ed essere messe in atto a prescindere da chi le abbia formulate: accade, così, che il primo punto di un programma di governo che il presidente della Fipav, Pietro Bruno Cattaneo, mette a segno sia il rinnovo e la valorizzazione dell’accordo col Credito Sportivo per la ristrutturazione dell’impiantistica. Poco importa, tuttavia, che questa valutazione non sia propriamente farina del suo sacco, ma ripresa dal programma elettorale della lista avversaria.

Antonello Venditti, celebre voce della canzone italiana, è noto anche per un suo verso nella canzone Amici Mai: “Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano“. Non crediamo che il cantante romano fosse ai tempi un veggente, ma la realizzazione di questa profezia si può rintracciare il giorno della presentazione del nuovo sponsor della nazionali, fatta il 31 gennaio al Coni. Il tavolo, oltre allo sponsor DHL e al presidente Malagò, vedeva la presenza in prima fila proprio dell’ex Presidente Magri, vero e proprio procacciatore di contatti e protagonista dei prossimi Mondiali che si terranno in Italia. Ah, ovviamente presenziava anche Bruno Cattaneo. Il vecchio, che avanza… 

LA GIUSTIZIA SPORTIVA: WHO IS THE NEXT?
Bitto, Lotronto, Sità, Marzari, Iotti e tanti altri: non è un albo d’oro, ma è l’elenco di una parte di coloro che, tra sospensioni, deferimenti e diffide, hanno avuto a che fare con il Tribunale Federale. E, purtroppo, a questo punto c’è da chiedersi soltanto… chi sarà il prossimo?

Questi rappresentano solo una parte dei nomi colpiti dal “trend” applicato da un Consiglio Federale che preferisce la via della punizione selettiva, accantonando quella del confronto e del dialogo. Parliamo sostanzialmente ancora una volta degli aspetti cardini millantati in occasione della presentazione del programma elettorale, ma che di conciliante non ha visto alcun provvedimento.

Potremmo iniziare da maggio, con le dimissioni dal Comitato Regionale della Sicilia di Antonio Lotronto: il 40enne messinese era stato eletto presidente con il 61% dei consensi a febbraio, superando la concorrenza del candidato uscente, il catanese Enzo Falzone. Le motivazioni? Secondo il suo giudizio, un gruppo di rappresentanti della pallavolo siciliana non gli ha permesso di mettere in pratica il suo programma, scegliendo di fare esclusivamente opposizione preconcetta, alzando muri già pochi giorni dopo le elezioni. Chi? Lotronto ha imputato la colpa al Consiglio Regionale, che gli avrebbe concesso di presiedere allo stesso una sola volta, boicottando le tre successive convocazioni.

Un triste capitolo di un libro che vede nuovamente protagonista la bellissima isola a giugno, quando Paolo Bitto, Revisore dei Conti del comitato regionale Fipav della Sicilia, ufficializza la sua “irrevocabile volontà” di dimettersi perché, esplicitamente, non è “stato messo in condizione di operare da Revisore”. La sentenza è, poi, giunta a settembre, ma non è difficile immaginare l’esito: sospensione di 15 mesi da ogni attività federale. La colpa di Bitto stava su una sua denuncia presentata alla magistratura siciliana e romana, in merito a bonifici per rimborsi effettuati a soggetti che non hanno effettuato direttamente la prestazione, ma presumibilmente a parenti. Il cerchio si chiuderà poi definitivamente a novembre, con la sospensione di 20 mesi inflitta ad Antonio Lotronto.

Una sorta di replica di quanto già avvenuto in Sicilia, è andata in scena anche in Emilia Romagna, precisamente nel Comitato Provinciale di Reggio Emilia. Una vicenda che ha portato alla sospensione da ogni attività federale per 6 mesi dell’ex presidente del Comitato, Marina Iotti, con 5 mesi per Ivan Carbognani, e 3 “soli” mesi a Marco Guidetti, Ottorino Pedroni e Paolo Perrotta. A far discutere è stata ancora una volta una situazione risolta in maniera poco chiara da parte della Giustizia Federale, in merito a una vicenda che affonda le proprie radici a settembre, quando il Comitato Territoriale di Reggio Emilia era già stato scosso da una bufera che aveva investito il neopresidente Fabio Sirotti: la conseguenza si era allora tradotta nelle dimissioni di quattro consiglieri, tra cui appunto Marina Iotti e Ottorino Pedroni. L’accusa mossa a Sirotti era quella di una gestione fortemente accentrata nelle sue mani, a cui si accompagnava una conduzione personalizzata degli arbitri: secondo il regolamento, le dimissioni di una parte del Consiglio avrebbero dovuto portare, entro 60 giorni, all’assemblea valida per le elezioni. Una elezione che tuttavia non si è mai tenuta, con un continuo ricorso a delle proroghe in merito. La mancanza di una data ritenuta valida all’interno dei 60 giorni non ha tuttavia impedito al Tribunale Federale di sospendere i “dissidenti”, con il dispositivo che ha sancito i “tagli” datato 31 gennaio. Un’azione decisa, che sembra aver smosso anche la situazione delle elezioni nel giro di un solo giorno. Infatti, è datata 2 febbraio la convocazione della nuova assemblea elettiva (per il 25 febbraio): una soluzione repentina per una situazione ambigua, rimasta congelata per due mesi, che si è smossa in pochi giorni dopo 5 mesi appena avvenuta la cacciata dei “condannati”.

LA PAURA DELL’INFORMAZIONE E QUALCHE ALLEATO…
Non abbiamo fatto una reale menzione, se non solo accennata, al nome di Alessandra Marzari. Questo perché risulta più corretto inserirla in questa sezione, legata al timore della Federazione che una giustificata contro-informazione, in nome del diritto di cronaca, possa rappresentare un ostacolo.

Un avversario, un nemico in pratica, proprio il ruolo che è stato ritagliato sulla nostra testata, Volley NEWS, nata ad aprile, di cui Alessandra Marzari – come è noto e pubblico – rappresenta il proprietario.

Al fine di far comprendere meglio il senso della “vicenda”, è più utile delineare i fatti. Il giorno della nostra conferenza stampa pubblichiamo quello che normalmente si definirebbe uno scoop giornalistico con un pezzo relativo alle cifre del contratto del Ct della Nazionale maschile, Blengini.

Una notizia se si vuole “piccante” ma che, se si considera la visibilità data all’argomento in altre discipline, risulta essere in qualche modo normale. Da Via Vitorchiano, sede della Fipav, nessuno chiede una rettifica o smentita in merito, ma Alessandra Marzari (ribadiamo: proprietario e non editore della testata) viene accusata di aver leso la reputazione del presidente Bruno Cattaneo attraverso la “diffusione mediante la pubblicazione sul sito web di notizie, oggetto di riservatezza, false, tendenziose e lesive del decoro, al prestigio ed alla reputazione del Presidente Federale Fipav, del Consiglio Federale e, comunque, della Fipav circa presunti costi e spese per compensi a tesserati ed atleti” e viene deferita. A margine due nostre valutazioni: la deontologia giornalistica parla chiaro, a dover rispondere degli articoli, semmai, sono il giornalista e il direttore responsabile, non certo il proprietario o l’eventuale editore, e resta anche da capire perché a sentirsi leso sia stato il Presidente della Federazione e non, nel caso, i diretti interessati. Fortunatamente la vicenda giunge ad un chiarissimo epilogo ad ottobre, quando Alessandra Marzari viene assolta dal Tribunale Federale.

Senza se e senza ma…

La Federazione, comunque, dovrebbe solamente ringraziare quel folto panorama di testate di informazione di settore che alimenta la sete di conoscenza di tutti i tifosi amanti di questo sport. Soprattutto in nome di quella trasparenza e corretta unione di intenti, che invece si traduce nella paura del giudizio.

Una paura che doveva per forza trovare una fonte di protezione anche nell’universo della comunicazione, non pienamente già tutelata dai due siti istituzionali di Via Vitorchiano e dal corposo staff della Federazione. Ecco, dunque, che la Fipav “made in Cattaneo” si è mossa per aprire anche una collaborazione con un prescelto portale del settore, e prevedere su questo diversi spazi promozionali, a pagamento, per tutti gli eventi e corsi tecnici della Fipav. In pratica uno spazio “ufficioso” dove poter rilanciare tutte le notizie dell’universo Federazione e le sue partnership. Una partnership proprio come questa… peccato, però, che manchi ancora una comunicazione ufficiale, e intanto il tempo passa.

Ma il problema era il contratto di Blengini, no?

IL PIEDE IN DUE SCARPE E IL FALLIMENTO NAZIONALE
L’esordio in termini di risultati sul campo, per le corazzate della Federazione, non è stato propriamente al top. Entrambe le compagini azzurre, allenate da Blengini e Mazzanti, sono state infatti eliminate ai quarti di finale dei campionati europei contro le non irresistibili Belgio e Olanda.
I presupposti non erano stati per nulla buoni già con l’organizzazione della Vesuvio Cup, andata in scena a Napoli. Per carità, non in termini di posizionamento, ci mancherebbe, in quanto i ragazzi di Blengini conquistarono il primo e unico trofeo stagionale, ma lo scarso pubblico presente, con appena 1600 spettatori, a fronte di una non impeccabile promozione sul territorio, forse, meritava qualche riflessione in più. Non propriamente irresistibile, infatti, si potrebbe considerare la scelta di collocare l’evento in concomitanza del Gran Premio di Montecarlo e dell’ultima tappa del Giro d’Italia, nonostante il risaputo interesse riscosso dal volley nella regione campana, terra di grande tradizione.

L’eliminazione ad opera del Belgio nei quarti di finale degli Europei nel modo nel quale è avvenuta e per la consistenza dell’avversario, infine, ha decretato il fallimento dell’estate azzurra declinata al maschile, considerando anche l’ultimo, clamoroso posto nella classifica finale della World League.

Un fallimento a cui si è accompagnato il tristemente noto “Shoesgate”, in merito alla presunta scelta dello “Zar” Zaytsev di non utilizzare le scarpe dello sponsor tecnico della Nazionale, le Mizuno, preferendo il marchio a cui attualmente è legato, Adidas. Una problematica che Bruno Cattaneo non è riuscito a far rientrare, nonostante l’interesse di una nazione sportiva intera e l’intervento diretto del presidente del Coni, Malagò: una situazione malgestita, un grave errore di valutazione, che si può descrivere con la definizione coniata per Ivan Zaytsev, come un “giocatore come tutti gli altri”.

Lo “Zar nazionale” dopo le Olimpiadi ha incarnato pienamente il simbolo di una pallavolo che con le unghie e i denti era riuscita a rientrare nell’immaginario collettivo dello sport italiano, e stupirsi perché il detentore di questo ruolo abbia, all’alba del 2017 (non del 1950…), un contratto personale con uno sponsor, come anche quello che porta tatuato sulle braccia, è semplicemente paradossale.

Così come è stato grottesco invocare la buona fede del giocatore, a frittata fatta, per far sì che il problema rientrasse. Lo spettro di un possibile fallimento agli Europei aleggiava in casa Coni, tanto da far scomodare persino Malagò, in quello che un tempo definimmo un commissariamento “de facto”.

L’epilogo della vicenda lo conosciamo: nessun passo indietro da parte della Fipav, la quale sosteneva che nel tira e molla, una riconoscenza di colpevolezza dovesse essere proferita da chi non aveva, a suo dire, rispettato il regolamento. Forse dimenticando che proprio in aprile questo fosse stato casualmente modificato alla voce “abbigliamento” in maniera molto più restrittiva.

Ma se davvero fosse andata così, perché non intervenire da subito, invece che affrontare il problema durante il ritiro azzurro di Cavalese?

L’ALIBI DELLE FORZE STRANIERE
Come ormai ogni anno, la Federazione mette sul tavolo di discussione, a proprio modo, la scelta di valorizzare attraverso un maggiore utilizzo le giocatrice italiane: per farlo, in serie A femminile, l’unico modo proposto si dovrebbe tradurre nella riduzione delle forze straniere in campo da 4 a 3.

A differenza che in altre occasione, tuttavia, quest’anno il movimento federale ha trovato davanti a sé un gruppo compatto, che si traduce nella dichiarazione d’intenti dei club di A1 della Lega che, dopo l’ultimo incontro con la Fipav sul tema, hanno confermato con fermezza la propria posizione.

I patron dei club si sono infatti dimostrati determinati a difendere la propria situazione in nome del movimento, a fronte degli ingenti investimenti fatti. Pensare di accostare il fallimento nazionale prima, e il futuro delle giovani atlete azzurre alla presenza delle straniere nel nostro campionato risulta essere deleterio, oltre che sbagliato. Soprattutto in virtù del livello e dello spettacolo garantito da queste “stelle”. Una campana di vetro di tale dimensioni non sarebbe il giusto modo per incentivare la crescita dei nostri vivai: giocare per norma e non per merito non è certo garanzia di valori tecnici.

I presidenti della Lega Pallavolo Femminile non hanno inoltre apprezzato l’evidente disparità con il settore maschile, il quale invece continuerà a utilizzare i quattro stranieri. Una disparità che è evidente anche in merito di diritti televisivi. Eppure basterebbe volgere lo sguardo ai risultati ottenuti dalle compagini italiane, presidente Cattaneo, per capire che questa strada non gioverebbe a nessuno.

Forse la Federazione dovrebbe aprire la propria visione, considerando a 360° che il movimento andrebbe stimolato accuratamente dal basso, con la formazione dei tecnici, e credendo veramente nei vivai, come dimostra di fare la stessa Lega con il rilancio dopo qualche anno della Girl League.

Basterebbe forse guardare ai risultati delle nazionali di Mencarelli… e, magari, pensare che non sia sufficiente la nascita degli “smart coach” a pagamento o la trasformazione del minivolley in “S3” (provate a dire a un bambino andiamo a giocare a S3 piuttosto che a minivolley…) per fare bene.

In attesa del resto, aspettando altro.

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