Tofoli con San Donà come Velasco con lui: “Ci insegnò a non crearci alibi”

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Di Redazione

Paolo Tofoli, un grande giocatore della Generazione dei Fenomeni e, dopo il suo addio come atleta nel 2009 dopo ventiquattro anni di attività, un grande allentore.

Intraprende questa carriera nella stagione 2010-11, ingaggiato dalla Robursport Pesaro in A1 femminile con cui conquista la Supercoppa italiana 2010, ma viene poi esonerato nel corso dell’annata successiva. Dopo un periodo in Sicilia, con il Brolo in A2, e i tre anni successivi sulla panchina della Tuscania, di cui guida la promozione dalla B1 all’A2, nell’annata 2016-17 siede sulla panchina della formazione senese dell’Emma Villas con cui si aggiudica la Coppa Italia di Serie A2, mentre in quella successiva è allenatore dell’Alessano, sempre nel campionato cadetto. Si accorda quindi per la stagione 2018-19 con la New Mater di Castellana Grotte, con cui fa il proprio esordio da tecnico in Serie A1, venendo sollevato dall’incarico nel dicembre 2018. Nel 2019-2020 l’esordio come tecnico della serie A3, ancora con la Tuscania.

Per questa stagione, Tofoli è stato ingaggiato dal direttivo del Volley Team San Donà, formazione che si attesta in quarta posizione del girone bianco di A3 maschile: “È stato un piacere mettermi in gioco e, sì, iniziare questa nuova sfida. Come sempre prepariamo l’impegno con attenzione, nelle prossime ore studieremo in video i nostri avversari di Savigliano. E come sempre parlerò un po’ di più al palleggiatore, che è l’uomo di collegamento tra allenatore e squadra. Come quando a giocare ero io e a parlarmi era Velasco” afferma in un’intervista di Lorenzo Tanaceto per La Stampa Cuneo.

Sul campo, con indosso la maglia azzurra dell’Italia, Tofoli ha smistato il gioco di quella nazionale che tornò in patria dal Brasile con un oro al collo: “Velasco ebbe il coraggio e la forza di scegliermi come titolare ai Mondiali del 1990 in Brasile. Se l’Italia avesse perso sarebbe stata colpa sua e mia. Invece fu un trionfo, in quell’Italia si trovarono insieme grandi campioni capaci di integrarsi alla perfezione. E un ct innovatore come Julio, che ci insegnò a non crearci alibi”.

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