Today in History: Buchegger e Ravenna provano a cambiare il destino

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Di Redazione

18 marzo 2018: Gara 2 dei quarti di finale dei play off di Superlega. La Sir Safety Perugia, dominatrice assoluta della stagione regolare con sole 3 sconfitte e 17 set persi in 26 partite, vuole chiudere la pratica sul campo della Bunge Ravenna, battuta una settimana prima per 3-1. Le buone ragioni per avere fretta ci sono tutte: vincendo, la squadra di Lorenzo Bernardi si assicurerebbe 10 giorni di riposo (Champions League a parte) mentre l’Itas Trentino, probabile avversaria in semifinale, è già a Gara 3.

Sulla carta, il pronostico non esiste: Perugia ha travolto Ravenna con un doppio 3-0 nel corso del campionato, anche se in Gara 1 ha faticato un po’ di più per colpa di una ricezione ballerina. Gli umbri sono una vera e propria macchina da guerra, pilotata da un De Cecco in gran forma e con due martelli come Atanasijevic Zaytsev; la Bunge, che si è aggrappata all’ottavo posto tornando ai play off dopo due anni, sembra la vittima sacrificale. In più, alla vigilia, il mal di schiena mette fuori gioco il francese Nicolas Maréchal, migliore in campo della prima sfida con 25 punti. Un tappeto rosso steso sulla strada della Sir, apparentemente.

Il primo set conferma puntualmente i pronostici: a parte un breve passaggio a vuoto che consente ai romagnoli di agganciare la parità sul 17-17, Perugia è sempre avanti e chiude con un ace di Berger (20-25). Ma da lì qualcosa cambia: Ravenna comincia a servire a mille, alza il livello del muro-difesa e soprattutto trova un Paul Buchegger in serata di grazia, che chiuderà con 33 punti e il 56% in attacco. La squadra di Fabio Soli vince il secondo set (25-23), poi nel terzo rimonta dal 13-16 e la spunta ai vantaggi (27-25).

La Sir pare risvegliarsi e nel quarto set vola avanti 11-17, ma non è ancora finita: ancora Buchegger guida i suoi all’incredibile rimonta del 22-22. Perugia deve annullare due match point prima di riuscire faticosamente a conquistare il tie break (29-31). Ma il quinto set è un capolavoro assoluto della Bunge, che lo chiude con il 73% di squadra e un solo errore in attacco, oltre al 63% in ricezione. Dopo un lungo tira e molla, Buchegger si procura due match point e l’errore di Atanasijevic decide (15-12), facendo esplodere di gioia il Pala De André per quella che Soli definisce “una serata da ricordare“.

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Poi, certo, le cose vanno come devono andare e Perugia vince comodamente in Gara 3, ma probabilmente da quella sera capisce che la strada verso lo scudetto non sarà una passeggiata di salute. Infatti la Sir, per portarsi a casa il sospiratissimo tricolore, dovrà arrivare a gara 5 sia in semifinale contro Trento, sia in finale con la Lube: e chissà che il ricordo della serataccia in Romagna non sia servito agli uomini di Bernardi per imparare a soffrire in quelle battaglie infinite.

Ma anche se la Bunge non cambia la storia di quel campionato, di sicuro cambia la propria: l’entusiasmo per la vittoria su Perugia è il carburante per un’impresa davvero memorabile. Tre giorni dopo, Ravenna va in trasferta ad Ankara per la semifinale di Challenge Cup contro il Maliye Piyango, che all’andata aveva sbancato il Pala De André in tre set: e la banda di Soli compie il miracolo, ribaltando il risultato (1-3) e imponendosi per 14-16 in un Golden Set da infarto. Il passaggio decisivo per riportare a Ravenna, grazie alla vittoria in finale contro l’Olympiakos, una Coppa europea che mancava da ben 21 anni in città.

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