Simone Giannelli: "Mi sento fortunatissimo a poter giocare un Mondiale in casa"

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Di Redazione

Titolare inamovibile non solo con la maglia di Trento ma anche con quella della Nazionale italiana Maschile. Simone Giannelli racconta a “La Gazzetta dello Sport” le emozioni di questo Mondiale, il primo per lui.

Quasi 35.000 persone in quattro partite, quasi tutti sold out e un affetto tangibile nell’entusiasmo del tifo e nel sostegno alla squadra durante tutta la gara. Senza parlare dei due milioni circa di media che hanno tenuto la tv sintonizzata su Rai 2 per seguire le imprese dell’Italia, con lo share che ha sfiorato il 10% sabato sera nella sfida contro l’Argentina di Velasco. II tutto mentre a Milano, prima ancora di conoscere gli avversari, sabato è già tutto esaurito mentre per venerdì e domenica (gli azzurri giocano sempre alle 21.15 per la diretta tv su Rai 2) resta qualche migliaio di biglietti a disposizione per un totale di 30.000 tagliandi già staccati. La risposta al Mondiale organizzato in Italia è davvero eccezionale e sta travolgendo Zaytsev e compagni nella corsa verso Torino.

LA PRIMA VOLTA. E se ce n’è uno che se la sta godendo veramente tanto è Simone Giannelli. Al 22enne regista bolzanino brillano gli occhi ogni volta che si parla di pubblico – è uno dei più ricercati a fine partita e uno dei più acclamati sul campo-. E lui risponde esaltandosi con le prestazioni e caricandosi col pubblico durante la gara. «È divertentissimo giocare così – racconta Simone, al primo Mondiale -. È bello, stimolante, ogni volta che c’è l’inno sentire tutte le persone che cantano con te è un’emozione particolare. Mi sento fortunatissimo a poter giocare un Mondiale in casa». Emozioni sempre più intense a ogni partita: « È bellissimo, con un pubblico stupendo che ti dà una spinta in più. Quando senti ottomila persone che ti spronano nei momenti difficili, sembra banale dirlo ma fa un certo effetto. Nel palazzetto di Firenze poi si sentono anche bene. Ci stiamo divertendo molto».

SHOW. E che si stiano divertendo si vede in campo: Simone è uno di quelli che spesso si rivolge verso le tribune «chiamando» i tifosi: «Quando arriva il punto – ammette sorridendo – vedo che il pubblico si carica e da quella carica li anche noi prendiamo energia, è divertente giocare così». E quando la squadra entra in campo, il nome del palleggiatore di Trento è uno di quelli urlati più forte: «Ogni volta è come se fosse la prima — confessa —, sapere che tutte quelle persone sono lì per te, per la squadra e che tu le stai rappresentando, è un onore e un immenso piacere». Il pubblico apprezza anche le esibizioni tecniche in azione: «Ognuno di noi può fare qualcosa di utile per aiutare la squadra nei momenti di difficoltà, poi quando esce qualcosa di divertente per il pubblico è divertente anche per noi».

ULTIMA FATICA. Quattro vittorie su quattro. Oggi con la Slovenia l’ultimo impegno del girone e non sarà dei più facili. Passato a parte, la squadra guidata da Boban Kovac (oro olimpico con la Serbia nel 2000, da allenatore ex di Perugia e Iran) si è mostrata solida e volitiva e l’Italia non può permettersi di perdere neanche una partita, con questa formula, se vuole assicurarsi prima possibile il passaggio alla finale a sei di Torino. Per gli azzurri è imperativo mantenere la concentrazione: «C’è lo stesso clima che c’era prima dell’inizio del Mondiale — spiega Giannelli —. Abbiamo fatto quattro partite di alto livello, ma il Mondiale è molto lungo. Ora abbiamo avuto questo giorno di riposo che ci serve per staccare e riprendere le energie». Errori non sono permessi e Giannelli lo sa: «Non bisogna pensare alle quattro vittorie, bisogna stare sereni e tranquilli. Il Mondiale è molto lungo e bastano due partite non azzeccate per ritrovarsi in difficoltà. La cosa migliore da fare è affrontare ogni partita come fosse l’ultima».

BRUTTI RICORDI. L’argento europeo del 2015, con Giani in panchina, ha fatto entrare la Slovenia nella lista delle squadre difficili da gestire e affrontare: «È pericolosa perché l’abbiamo sperimentato nell’Europeo 2015 sulla nostra pelle — dice subito Giannelli —. Me la ricordo ancora, quella partita lì (l’Italia perse in semifinale 3-1, e arrivando poi al bronzo, n.d.r.). È una squadra molto fisica che gioca bene a pallavolo, tutti colpiscono la palla molto alta. Ha attaccanti di grande caratura, molti giocano nel nostro campionato. Non dobbiamo distrarci». Con un pubblico così sarebbe un peccato.

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