Andrea Lucchetta, voce narrante dell’Italvolley: "È importante passare per primi perché a Milano ci porteremo dietro questi punti"

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Di Redazione

Da giocatore della “generazione di fenomeni” a commentatore televisivo. Andrea Lucky Lucchetta, famoso anche per la sua pettinatura, è uno dei telecronisti Rai di questo Mondiale e con il suo modo esuberante e bizzarro cerca di far vivere le emozioni della partita ai tifosi, come lui stesso ha raccontato nell’intervista rilasciata a “La Repubblica”.

Su le mani dai divani, su le mani per Osmany“. “Un attacco all’azoto liquido dello Zar“, “Un muro dolomitico patrimonio dell’Unesco“: gli slogan che Andrea Lucchetta inventa per narrare le imprese dell’Italvolley sono diventati virali in rete. Capitano della Nazionale campione del mondo nel ’90, oggi è una delle voci Rai per i Mondiali di Italia e Bulgaria. Le ultime due gare degli azzurri, contro Argentina e Repubblica Domenicana, hanno tenuto incollati alla tv oltre due milioni di italiani.

Anche merito delle sue telecronache? «Assolutamente no. È quello che i ragazzi mettono in campo la chiave del successo».

Un po’ di merito non se lo vuole prendere? «Il pubblico sta scoprendo uno storytelling tecnico metaforico nuovo per raccontare la partita. Lo porto avanti da anni, all’inizio con tante difficoltà. Da capitano della Nazionale quelle emozioni ho avuto la fortuna di viverle, ora cerco di trasmetterle a chi sta a casa. Ci tengo che non siano raccontate solo da Wikipedia».

Il suo segreto? «Lo spettatore deve rendersi conto che mi sto appassionando come lui. Cerco di raccontare la tecnica con sillogismi e metafore. A volte eccedendo volutamente».

A volte anche in rima. Nel ’92 è stato in classifica con la canzone “Go Lucky Go”, c’entra qualcosa il suo passato da rapper? «Il ritmo è importante. Nel ’92 ho avuto la sfrontatezza di andare a cantare al Festivalbar. Sono esperienze che mi hanno aiutato. Ma partono da una base: etica, professionalità e preparazione».

A chi le dice che esagera cosa risponde? «Che cerco di coinvolgere quelli che la pallavolo non la masticano. Penso al divano di casa popolato da bimbi, genitori e nonni: devo trovare soluzioni che intrattengano tutti spiegando il gesto tecnico. Fallo di palleggio perché le dita sono troppo rigide? Hai le mani di carciofo. L’attacco all’azoto liquido dello Zar (Ivan Zaytsev, ndr)? Attacca, cristallizza e sbriciola le dita del muro avversario. E Osmany Juantorena quanto legna?».

Ai giocatori piacciono le sue metafore? «Molti si divertono. Il problema subentra quando metto l’accento su un errore. Se lo dice l’allenatore durante un time out non lo sente nessuno, alla tv invece…».

Alcuni suoi slogan sono diventati virali sui social. «C’è sempre un messaggio dietro. Come quando i cosiddetti oriundi non erano ben visti in Nazionale, mi sono inventato lo Zar di tutte le provincie e regioni italiane. Anche se poi Ivan è italiano a tutti gli effetti. II messaggio era sottile. Se il mio stile è apprezzato sono sulla strada giusta».

Gli ascolti le danno ragione. «Danno ragione a una squadra forte, dolce e in grado di appassionare. Io sono solo uno strumento che cerca di tradurre ed enfatizzare».

Stasera c’è la Slovenia che nel 2015 ci ha battuto agli Europei. Era allenata da Andrea Giani. Che Slovenia sarà? «Una squadra che deve vincere. Ma noi siamo in crescita. Vinceremo e passeremo il girone come primi. È importante perché a Milano ci porteremo dietro i punti della prima fase. Lì il livello sarà più alto».

Siamo pronti? «Siamo maturati Giannelli alla regia sta facendo un Mondiale spettacolare. A 22 anni è ancora al 40% del suo percorso ma già tiene in mano la squadra. Come anche Max Colaci che non può essere il capitano ufficiale solo perché una regola non permette di designare un libero».

Cosa le piace di questa Italia? «La capacità di chiudersi nelle difficoltà e di trovare un modo per uscirne. E poi la pazienza e la capacità di comunicare».

E cosa la spaventa? «L’ago della bilancia sta nella forza di Juantorena di rimanere in campo come elemento magnetico che riesce ad attrarre tutti».

Un’altra metafora. La userà stasera? «No. Ma per stasera potrei rispolverare il martello di Thor scagliato dal figlio di Odino (Zaytsev). Sì, amo gliAvengers

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