Sean “Smitty” Smith: non c’è niente di più generoso che insegnare

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Di Stefano Benzi

Gli amici di Volley NEWS non lo sanno ancora, il sito è nato da poco e il mio delirio di onnipotenza non si è ancora manifestato in tutta la sua “cattiveria”, ma oltre alla passione per lo sport, che è diventata una professione, ho una vera e propria mania per la musica.

L’ho suonata e la suono ancora con alcuni amici a Milano: con un paio di gruppi gioco con le tastiere e con un gruppo in particolare negli ultimi mesi ho ripreso la mia passione per il punk. Scrivo e compongo e, magari, più avanti ci esibiremo anche, il che suona come una minaccia. La giornata di ieri è stata proprio brutta, perché al mattino sono stato informato della scomparsa di Chris Cornell, uno dei miei cantanti preferiti, una delle interviste più belle che abbia mai fatto, un personaggio geniale e sofferto, molto inquieto. Chris aveva la mia età, 52 anni.

Come poteva la giornata diventare peggiore? Con un messaggio che mi ha raggiunto in nottata: “Sean è mancato…”. Mi attacco al telefono, cerco di raggiungere gli amici che sono dall’altra parte dell’Oceano e chiedo conferme. Purtroppo, è vero: vedete, ci sono personaggi che pur avendo avuto un ruolo da leader e pioniere, non hanno lasciato un segno profondo nel mondo del volley per via della loro timidezza o di un carattere schivo. Sean era uno di questi.

Sean Smith, per tutti gli appassionati di beach volley “Smitty”, era nato a Maui e aveva cominciato a fare le due cose che gli riuscivano meglio fin da bambino: andare sul surf e giocare a beach volley. Proseguì a farlo anche dopo che con la famiglia si trasferì a Hermosa Beach, immediatamente a sud di Santa Monica e poco lontano da Long Beach. Un posto dove fare sport è naturale e che è costellato di palestre all’aria aperta, campi di calcetto, beach soccer e beach volley. Sean è stato uno dei primi grandi testimonial del beach volley negli Usa. Io l’ho conosciuto durante un camp poco prima delle Olimpiadi di Sydney: da noi il beach volley era ancora uno sport per pochissimi e se devo essere sincero mi sembra che gli sforzi per farlo diventare uno sport per tutti siano stati davvero molto limitati. Ci tornerò ancora, in modo più critico.

Negli Usa, proprio per merito di Sean e di un altro Mr. Smith, il mitico Sinjin, la passione per il beach volley divenne virale negli anni ’90. Non c’erano i social network e i telefonini dovevano ancora imparare a fare le foto ma attraverso i camp e i clinic come quelli di Sean, la passione si era diffusa rapidamente. In uno di questi clinic, Sean conosce un ragazzo poco più giovane di lui di origine samoana, Eric Foinomoana, e lo convince a dedicarsi a tempo pieno al beach volley. Lo stesso farà con Sean Rosenthal, scoperto sulla spiaggia di Redondo Beach – a poche centinaia di metri da casa sua – e arruolato alla causa. Eric Foinomoana in coppia con Dain Blanton vincerà l’oro olimpico a Sydney mentre Rosenthal, che per tutta la sua carriera alternerà beach e indoor volley, diventerà giocatore dell’anno FIVB nel 2013 insieme a Jake Gibb con quale vinse il World Tour nel 2012.

Sean Smith era così: non si è mai esposto, lungi da lui fare l’agente o il manager. A lui piaceva semplicemente giocare a beach volley e insegnare ad altri a farlo. Non troverete on line molte pagine dedicate a lui, neppure oggi, a poche ore dalla sua morte che lo ha colto dopo l’ennesima giornata trascorsa a fare quello che più gli piaceva: una mattinata sul surf e un pomeriggio sul campo di beach volley davanti a casa sua a Kona, nelle Hawaii.

Tutta la comunità che era legata a lui il 27 maggio uscirà in surf, o giocherà a beach volley da qualche parte al di qua o al di là dell’Oceano, in Europa, a Redondo o a Santa Barbara, a Maui o alle Hawaai. Io il 27 maggio alzerò un calice per un amico che non c’è più, l’ennesimo. Anche lui aveva la mia età, 52 anni: e ha vissuto in modo intenso, silenzioso ma intenso, facendo le cose che amava fare e trasferendo la sua immensa passione ad altri.

Una vita generosa; Slainthe Mhath Sean…

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