foto Instagram Noemi Signorile

Noemi Signorile: “Amo la pallavolo, è la mia vita da tantissimi anni”

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Di Redazione

Amo la pallavolo, è la mia vita da tantissimi anni”. Così esordisce Noemi Signorile nell’intervista rilasciata a Ilaria Blangetti.

Classe 1990, torinese di nascita, la capitana biancorossa è legata al Cuneese da sempre (i nonni hanno infatti vissuto a Manta) “Sono i luoghi della mia infanzia, e per questo la sento un po’ casa”.

Csm Bucarest, Cannes… Signorile ha giocato anche all’estero e cambiato diverse case. Poi l’arrivo a Cuneo dov’è capitana da due stagioni. “A Cuneo sto bene, l’anno scorso ho vissuto poco la città a causa del Covid­19. Senza pubblico, con l’impossibilità di fare molte cose, non ho potuto godermela, ma avevo già capito che c’era un bel clima. Quest’anno con il Palazzetto aperto al pubblico è bellissimo, mi trovo bene come club e città, oltre che come tifosi. Inoltre sono vicina a casa, i miei genitori possono vedere tutte le partite, anche se mi hanno sempre seguita, ovunque, anche all’estero. Per me giocare nella mia regione è importante”.

Noemi ha sempre “masticato” sport: “In famiglia lo sport c’è sempre stato, ho provato di tutto, dal tiro con l’arco al nuoto, ma volevo provare uno sport di gruppo. Poi a 13 anni ho scoperto la pallavolo e da lì ho capito che sarebbe diventata parte importante della mia vita”. E di pallavolo si parla anche fra le mura di casa, a Novara, con il marito Iacopo Morri, conosciuto quando era assistente allenatore nella Igor dove giocava Noemi.

Le cuneesi arrivano da una vittoria al tie­break contro Perugia, conquistando i due punti necessari per accedere ai quarti di Coppa Italia: “Non è stata certo una delle partite più belle che abbiamo giocato, l’importante era comunque portare a casa il risultato – aggiunge­. Abbiamo vinto e per questo siamo contente. Il nostro punto debole è sempre stato quello di non essere molto continue ed entrare in difficoltà in alcuni momenti, sotto questi aspetti con Perugia abbiamo fatto importanti passi avanti. Siamo rimaste sempre lì con la testa”.

(fonte: La Stampa)

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