Le ragazze americane sono straordinarie: ma un po’ di merito lo abbiamo anche noi

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Di Stefano Benzi

Forti, sicuramente molto forti. Ma anche straordinariamente allenate, in gran forma, per nulla stanche nonostante il vorticoso ritmo del campionato e poi quello anche più frenetico della Volleyball Nations League: non c’è dubbio che il titolo sia stato vinto con pieno merito dalla squadra statunitense. La più completa e continua nel corso della fase preliminare, la più decisa e chirurgica nel corso della Final Six: nessuna sconfitta nella parte finale, concedendo qualcosa (due set in ognuno dei due match con la Turchia e uno alla Cina) ma mai troppo e soprattutto senza mai dare l’impressione di poter perdere.

In panchina un allenatore straordinario, Karch Kiraly, capace di partire con un sestetto e mettere mano alla panchina inserendo Hill, per costringere la Turchia a mezz’ora di puro panico. Una squadra strepitosa che si candida per un ruolo da protagonista al prossimo mondiale: una squadra molto italiana. Undici giocatrici tra quelle inserite nel roster di Kiraly giocano o hanno giocato nel nostro campionato. In questo senso viene comoda una frase di Rachael Adams: “È indiscutibile che nel campionato italiano ci sia una grande qualità, si lavora tanto ma si impara tantissimo. Mi sono resa conto di questo proprio giocando con la nazionale… è un patrimonio che mettiamo a disposizione della nostra rappresentativa”.

Un ragionamento assolutamente perfetto che riguarda anche tutte le sue compagne di squadra: Micha Hancock, che ha giocato (non molto per la verità) alle spalle di una infinita Carli Lloyd, anche lei italiana d’adozione con le stagioni a Busto, Conegliano e Casalmaggiore. Due alzatrici da favola, tra l’altro con caratteristiche molto diverse, altra cosa che ha consentito spesso al tecnico delle belle variazioni sul tema.

Importantissimo il ruolo fisico di Tetori Dixon, esaltato quest’anno a Monza da Luciano Pedullà che è diventato quasi esplosivo in Nazionale. La statunitense di Burnsville è al suo quinto anno in nazionale: ma non ha mai convinto così tanto come in questa VNL. È stato bello vedere il sorriso di Kimberly Hill, che ha spazzolato il campo avversario con tutto il suo repertorio di palloni tesi e arcuati. Una giocatrice incredibile. Devastante Michelle Bartsch, ancora più determinante rispetto a quanto si era visto a Busto nel finale di stagione: MVP della finale e a più riprese top scorer del tabellino americano. La condizione strepitosa di Dixon ha concesso poco spazio a Lauren Gibbemeyer, un lusso per qualsiasi squadra – anche per Novara – cui negli USA tocca fare panchina. Ma l’ingresso della giocatrice al centro è spesso servito a Kiraly a cambiare il ritmo e le dinamiche del muro.

E poi una citazione d’obbligo per Lee e Drews – quest’anno tra le tante riserve – che a breve emigreranno in Turchia, nel Beylikudzu, sul Mar di Marmara. Ma a breve torneranno… Tornano sempre: perché la pallavolo come si gioca in Italia non si gioca da nessuna parte. Peccato che poi ce lo debbano dimostrare con la loro nazionale, sempre più forte grazie anche a come si allenano e giocano qui.

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