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La storia di Omaima e Jaswinder, arbitri contro le barriere culturali e religiose

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Di Redazione

L’edizione di oggi di Tuttosport pubblica un bel servizio di Piero Giannico sulla storia di due arbitri dell’Emilia Romagna, Omaima DaboussiJaswinder Singh Khatra, che si sono imposti a livello regionale a dispetto dei pregiudizi culturali e religiosi. Omaima, di origine tunisina ma nata a Trento, arbitra infatti con l’hijab (velo), che indossa dall’età di 16 anni; Jaswinder, indiano ma residente a Cortemaggiore, indossa invece il dastar (turbante).

Ho scelto di mettere il velo in quanto espressione di valori umani. Il velo fa da ciliegina sulla torta, è una scelta. A me non pesa, è la mia normalità. Ma questo non mi ha impedito di portare avanti le mie passioni e le mie abitudini” spiega nell’intervista Omaima, che ringrazia la Fipav per il sostegno: “Noi donne musulmane non siamo oppresse, abbiamo i nostri hobby, possiamo prendere decisioni, siamo sportive, e il velo non copre il cervello, le nostre idee e le persone che siamo. Lo sport è proprio un modo per unire e non per allontanare, e in particolare la pallavolo mi dà la possibilità di essere me stessa“.

Mi sento a volte emarginato perché ‘so’ di diverso, ma non lo sono” racconta Jaswinder, che aggiunge: “Purtroppo durante una partita sono stato oggetto di insulti razzisti, ma la giustizia sportiva ha fatto poi il suo corso“.

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