Il pagellone di Paolo Cozzi – I campioni del mondo, ragazzi normali

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Di Paolo Cozzi

Li hanno soprannominati Generazione di Fenomeni: un gruppo di ragazzi che a cavallo fra la fine degli anni ’80 e gli anni ’90 ha avuto il coraggio di mettersi in discussione, di intraprendere un cammino fatto di fatica e sudore per scalare le vette più alte del gotha pallavolistico mondiale. Hanno imparato ad alzare l’asticella dell’ambizione giorno dopo giorno, a non accontentarsi mai, a non indietreggiare di mezzo centimetro, ad avere momenti di confronto anche duri fra di loro. inseguendo un solo obiettivo comune: vincere.

E sabato, ancora una volta, hanno dato prova della loro grandezza partecipando a Campioni del mondo & Friends, la partita benefica a Santa Croce sull’Arno voluta da Marco Bracci e organizzata da Lupi Santa Croce, Associazione Giacomo Sintini e Lions Club San Miniato con lo scopo di raccogliere fondi per l’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze.

Inutile dire che per gli oltre 800 spettatori è stata una grande emozione vederli sudare e sbuffare sul parquet del PalaParenti, perché saranno pure passati tanti ann, i fisici saranno ormai in pensione da tante primavere, ma questi giovanotti hanno la tecnica nel DNA e se sentono odore di competizione, di adrenalina, potete starne certi, non mollano neanche di un millimetro!

Io sono cresciuto con il poster della nazionale campione del mondo ad Atene ’94 sopra il letto, ho guardato quei volti per anni immaginandomeli  come statue perfette scolpite nel marmo da Canova, e pensare di aver  percorso una parte del mio cammino in serie A con loro o contro di loro mi mette ancora i brividi. Mi fa sentire una goccia d’acqua all’interno di un oceano che ha sconvolto e rivoluzionato la pallavolo italiana, mi fa emozionare come il ragazzino quattordicenne che cadeva in catarsi davanti a quel poster sognando ad occhi aperti.

Ancora in spogliatoio sabato pomeriggio, fra una risata e una battuta, si poteva percepire nei loro occhi la fiamma, la scintilla, quella forza interiore, quel mix di grinta, coraggio e fiducia che ha fatto coniare il termine “occhi di tigre“, occhi che hanno spento in campo le velleità di tanti atleti avversari.

Ma veniamo alle pagelle di sabato, un mio personale tributo alla straordinaria storia di questi ragazzi normali.

Stefano Recine. Con la partita ha la possibilità di staccarsi qualche ora dal telefono e dalla querelle Bernardi-Sirci, e già questo lo mette di buon umore! Gli anni passano ma la sensazione è che il suo spirito sia sempre quello di un ragazzino. Regala sorrisi e gag, ma quando inizia a scaldarsi è perfetto, concentrato tanto da togliersi lo sfizio di attaccare ancora dei gran bei primi tempi anticipati in posto uno. Chiude con il 100% in attacco e la sensazione che il Cisco anche quest’anno, sui campi da beach romagnoli, darà il filo da torcere a tanti giovinastri. PETER PAN

Marco Bracci. Il padrone di casa della manifestazione si gode un sabato da leoni, spalti pieni e tanto volley in campo. In ricezione è ancora una macchina, in attacco prova e trova mani fuori d’autore. E’ un animale da competizione, fiuta l’adrenalina e la cavalca per spingersi oltre ai limiti fisici. Una dimostrazione per tutti che la grinta e la passione sono la molla che spinge ancora oggi questo gruppo di uomini nella loro vita quotidiana. LEONE

Fabio Vullo. Quando chiama la 7 (la tesa al centro) a Gardini, il tempo sembra fermarsi di colpo e riporta indietro la memoria agli anni ’90, quando anche con palla sui 4 metri i centrali erano costretti a restare a braccia alte per provare a fermare questa fantastica coppia di atleti. E il bello è che ancora non si è spento quel feeling fra i due! Sotto rete provo a leggere in anticipo le sue traiettorie… Ma no, non c’è possibilità. Fabio Vullo è Fabio Vullo, tutto il resto è noia (e gran corse a muro a inseguire le sue alzate)! DIVINO

Andrea Gardini. Davanti agli occhi del figlio Davide, azzurro dal futuro assicurato, torna a essere il numero 1, il capitano, l’uomo che con la sua personalità vinceva gli incontri prima ancora di iniziarli. Tocchi a muro, raddoppi e primi tempi per lui che delizia il pubblico con due set da standing ovation. Non basta una bacheca per contenere tutte le sue medaglie, ma lui è ancora lì in mezzo alla rete a sorridere sornione! E state attenti alla sua Piacenza… Sarà la rivelazione del campionato. HIGHLANDER

Roberto Masciarelli. Nella reunion dello scorso anno, da centrale, il Mascia si era preso la briga di murare a ripetizione fior fior di giovanotti con la metà dei suoi anni. Per metterlo in difficoltà, quest’anno lo spostano in banda, ma anche qua macina punti su punti trascinando la sua squadra alla vittoria nel primo set. UNIVERSALE

Paolo Tofoli. L’ammirazione che ho per lui è pari alla sua capacità di giocare i primi tempi: infinita! Mai una parola di troppo, mai una smorfia, è l’emblema del mio palleggiatore ideale, di un atleta che ancora oggi ha un fisico tonico e un tocco di palla che fa sciogliere i cuori. Anche sabato ha regalato chicche a noi schiacciatori davanti alle quali si può solo mettere la palla a terra di schianto. E quando a 52 anni si tuffa in mezzo al campo come un ragazzino, tutti nel palazzetto capiscono perché quella squadra era imbattibile. CLONATELO

Andrea Zorzi. In spogliatoio propone giochi da fare in riscaldamento per coinvolgere maggiormente  il pubblico in tribuna. Vedo più di un’occhiataccia girare nella stanza… ma poi, come per incanto, al momento del via si respira aria di competizione. Nessuno molla niente e tutti danno il massimo per vincere, divertendosi come matti e facendo di tutto per non perdere. E quando durante la partita entra in campo per qualche rotazione, l’ovazione del pubblico dimostra quanto sia nel cuore della gente. IMMENSO

Carmelo Pittera. Su di lui negli anni ho sentito talmente tanti aneddoti, talmente tanti racconti che quando lo incontro sabato mi sembra di incontrare un parente,un membro della famiglia, quando in realtà non ci siamo mai incontrati prima! Mi sento in soggezione, sembra una creatura mitologica scesa sul parquet dal cielo, e quando durante la partita mi dà dei consigli tattici (giustissimi) capisco che l’alone che lo circonda è un’aurea dorata formata dalla stima che negli anni ha saputo conquistare giorno per giorno. LEGGENDA

Damiano Pippi. Il suo bagher è leggenda, un piano di rimbalzo cosi liscio e piatto non ce lo hanno neanche ai confini della galassia. Un gesto di armonia e tecnica ormai rare sui campi da pallavolo, un’eleganza che è nelle viscere di Damiano e mai lo abbandonerà. Compagno di avventure in società e soprattutto in nazionale, ha un posto speciale nel mio cuore perché in stanza con lui ho vissuto l’Europeo 2003 e soprattutto l’Olimpiade di Atene. Spesso di notte, mentre non riuscivo a dormire perché russava come un trombone, lo osservavo e pensavo che lui nel poster in camera mia c’era, e allora mi tremavano le gambe… UNICO

Jack Sintini. La prima volta che abbiamo giocato insieme era il 1996 ed eravamo due sbarbatelli, due pischelli che si affacciavano nel mondo dei grandi e che si sono portati a casa Europeo e Mondiale giovanile. Rivederlo a 40 anni dopo sfide infinite da avversari, gladiatore per come ha saputo riprendere in mano la sua vita, vederlo felice e realizzato con una moglie e una figlia bellissime e dolcissime, impegnato come pochi nel lavoro, è la dimostrazione che la ruota gira, e se si hanno le palle e un cuore grande si può riuscire anche a riscrivere la propria storia e il proprio destino. Un esempio per tutti, una carica di adrenalina da tener presente sempre, anche nelle giornate dove vediamo tutto nero. ETERNO

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