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Hit Parade: cinque brani dedicati al colpo di scena De Giorgi-Blengini

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Di Stefano Benzi

La bomba della settimana arriva da Civitanova dove la panchina di Ferdinando De Giorgi è clamorosamente saltata. Fatale la sconfitta di Champions League in casa contro lo Zaksa Kedzierzyn Kozle ma soprattutto una certa tensione all’interno dello spogliatoio che dopo la vittoria di Coppa Italia era notevolmente cresciuta.

Che le cose non andassero al meglio a Civitanova era evidente dai risultati: dopo avere alzato la Coppa a Bologna, la Lube ha perso quattro partite su sei. Due sconfitte al quinto set contro Perugia e Vibo in campionato che pregiudicano la prima posizione in Superlega. Una ulteriore sconfitta con Perugia nella seconda fase a gironi di Champions League ospitata in casa. Ma a pesare è soprattutto la sconfitta nei quarti di finale europei con lo Zaksa Kedzierzyn Kozle. Da Civitanova si dice che Giorgi abbia pagato un certo malumore dello spogliatoio. Il fatto che Leal, con cui i rapporti del tecnico sembravano essere meno brillanti dello scorso anno, abbia anticipato con larghissimo margine la sua decisione di andarsene. De Giorgi era entrato più volte in modo molto severo nei confronti di alcuni giocatori che avrebbero dovuto “impegnarsi di più, allenarsi più duramente”.

Gli insider di Civitanova dicono che con la scelta di Blengini la Lube si stia portando avanti: che il nuovo tecnico potrebbe riportare Zaytsev, che De Giorgi “paga l’appagamento”, un po’ com’era accaduto per Medei. Staremo a vedere: di sicuro il club toglie ogni scusa al roster.

Vediamo un brano dal punto di vista di De Giorgi, il tecnico che se ne va, pagando qualche incomprensione vera o presunta. Ma di fatto pagando.

Gli inglesi per equilibri così delicati che portano a un clamoroso colpo di scena e a una rottura unilaterale usano un termine non elegantissimo “screw up”. Qualcuno è stato ingannato, qualcuno ha pagato il conto per tutti.

Ci sono moltissime canzoni su questo argomento… ci si potrebbe fare una Top 50. Partiamo da “Train in Vain” dei The Clash. Lui è stato mollato da lei che ha deciso di mettersi con una persona più affidabile, con un buon lavoro e una casa. Con il cuore in pezzi il giovane abbandonato prende il treno ed emigra destinazione ignota: “Non mi sei stata per niente vicina e mi devi spiegare perché le cose debbano andare così. Ora ho un lavoro, anche se non mi pagano. Avrei bisogno di vestiti, di un letto dove stare. Ma di queste cose posso fare a meno, non del tuo amore. So che non capisci il mio punto di vista, e immagino non ci sia niente che io possa fare. Ma sappi che non mi sei stata vicina: proprio per niente”.

Il brano “Train in Vain” eseguito dal vivo dai Clash il 5 maggio 1983 allo US Festival di Boston. Ultimo concerto di Mick Jones con la band

https://www.youtube.com/watch?v=wPXvIxLXWDM

In queste vicende non ci si schiera: anche perché chi scrive vuole molto bene sia a De Giorgi che a Blengini. E quindi si prova ad analizzare da distante, da spettatore, una vicenda che nello sport è vecchia come il mondo. A volte devi essere pronto a salire in corsa, altre ti tocca scendere al volo.

La voce di un Blengini che fosse nei panni della Lube Civitanova per la verità non nasce da ieri. Se ne parla da tempo anche se molti ipotizzavano che il CT della nazionale sarebbe arrivato solo dopo le Olimpiadi all’inizio della prossima stagione. Ci sono due canzoni ci vi vengono in mente a proposito di questa vicenda.

Una è “Uninvited Guest” dei britannici Marillion: quando la band si separò dal cantante fondatore, Fish, assunse uno splendido cantante inglese, Steve Hogarth. Il giorno e la notte.

Fish scozzese, un uomo aggressivo, esplicito e sempre sopra le righe. Hogarth un baronetto inglese, elegantissimo e di enorme cultura. Il primo disco del nuovo cantante con la band si intitola “Season’s End” e culmina con un brano dal testo molto criptico… Sono la cosa che ti spaventa, sono quello che ti ama di più, il tredicesimo a tavola, il tuo ospite indesiderato. Sono Banquo (l’amico che Re Macbeth fa uccidere nell’opera di Shakespeare n.d.r.) al tuo banchetto, sono il cuculo che ruba il tuo nido, sono il tuo primo piè di pagina, sono l’ospite indesiderato”.

Gli inglesi parlano di “ospite indesiderato” quando ti rendi conto di avere nel gioco una persona interessata con la quale non avevi fatto i conti. In realtà la canzone è molto più sottile e il suo significato è ancora più particolare. Da approfondire magari in un altro contesto.

I Marillion eseguono “Uninvited Guest” durante il loro primo tour con la nuova formazione

Simile, per ambientazione narrativa, è la meravigliosa “Monna Lisa”, capolavoro del compianto cantautore abruzzese Ivan Graziani. Chitarrista straordinario, autore di grandissimo valore, pittore, scultore, Graziani è uno dei cantautori più geniali e innovativi della storia della musica contemporanea italiana. Nel 1978 pubblica “Pigro”, un album invettiva nei confronti di omologazione e piattismo culturale. Il suo capolavoro è “Monna Lisa”: un italiano si intrufola al museo del Louvre e tenta il colpo del secolo, rubare la Gioconda per riportarla in Italia. La polizia ha chiuso tutte le uscite: ma lui – siccome non afferra il francese – ignora i poliziotti e se ne sta sotto il quadro a pensare, a tormentare la tela con il rasoio e con le unghie e a prendere a botte in testa il custode. Graziani con questa canzone raccontava lo stato d’animo di chi si trova al posto giusto nel momento sbagliato. Magari può andare tutto storto: ma le occasioni vanno colte quando ci sono.

Ivan Graziani dal vivo con una band straordinaria in quello che poi è diventato il suo disco dal vivo “VIVAIvan”

https://www.youtube.com/watch?v=O8nH-V2aVl4

Le ultime canzoni, un po’ di ironia in questa vicenda è d’obbligo, la dedichiamo alla squadra. Saranno stati loro a dare il benservito a De Giorgi? E come accoglieranno Blengini? In fondo la Champions League si può ancora recuperare e il campionato è tutto da giocare. Una situazione di delicati equilibri che riporta alla memoria una canzone di qualche anno fa di un gruppo americano costituito da cinque supermusicisti, grandi amici, che si crearono una ‘gimmick’ musicale di prim’ordine. I Traveling Wilburys. I cinque erano nientemeno che Jeff Lynn (fondatore della Electric Light Orchestra), Bob Dylan, Roy Orbison, Tom Petty e George Harrison. Per evitare dispute tra agenzie e case discografiche sui loro diritti che erano stramiliardari, zittirono tutti e crearono… un gruppo che non esiste. I Traveling Wilburys: cinque fratelli, tutti musicisti folk rock, che si riuniscono per un unico album. Nel 1988 in soli due mesi di lavoro, i cinque registrano qualcosa come sessanta canzoni. Dalle quali pubblicano “Handle With Care”: Nelson (Harrison), Otis (Lynn), Lefty (Orbison). Charlie T. Jr (Petty) e Lucky (Dylan) Wilburys, fingendosi quello che non sono, sbancano le classifiche senza nemmeno fare in tempo ad andare in tournée. Pochi mesi dopo la pubblicazione del loro meraviglioso album d’esordio Roy Orbison (il cantante di “Pretty Woman”) muore all’improvviso stroncato da un infarto. Orbison, un uomo con una storia degna di una serie televisiva, rimane accasciato al piano mentre sta componendo quella che diventerà “End of the Line” che diventerà il primo singolo del secondo e ultimo album dei Traveling Wilburys. “End of the Line”, fine della corsa. Come si dice in Matrix ‘al destino non manca il senso dell’ironia’.

Le due loro canzoni di maggiore successo si ritagliano perfettamente su questa vicenda. “Handle me With Care” dice…. “Sono stato picchiato e maltrattato, mi hanno portato in alto e abbattuto, ma tu sei la cosa migliore che abbia mai trovato… basta che mi tratti con cura”.

Nel 2004 George Harrison, scomparso qualche anno prima, viene indotto nella Rock and Roll Hall of Fame: Tom Petty, Jeff Lynn, Steve Winwood e il figlio di Harrison, Dhani, eseguono una deliziosa versione di “Handle Me With Care”

“End of the line” racconta la fine di un rapporto che presagisce un nuovo inizio, di tipo diverso: “É tutto ok anche quando arriva il momento critico; va bene, basta che hai qualcuno da amare, va tutto bene, anche se stiamo andando alla fine della corsa. E non vergognarti della macchina che guido, sono solo felice di essere qui alla fine di questa corsa e sono soddisfatto perché siamo insieme. E forse da qualche parte, lungo la strada, ti chiederai che fine ho fatto e dove sarò a suonare….”

I Traveling Wilburys potrebbero entrare nella Roch And Roll Hall of Fame quest’anno: della superband sono rimasti in vita solo Dylan e Lynne.

Il video originale di “End of the Line” con la struggente imagine della chitarra di Orbison cullata da una sedia a dondolo.

In bocca al lupo a De Giorgi e a Blengini.

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