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Hit Parade: aspettando il trofeo più atteso, ecco la Top 5 dell’Imoco Volley Conegliano

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Di Stefano Benzi

Mentre tutti attendono l’assegnazione del titolo di Superlega, la vittoria della Serie A1 femminile va ancora una volta all’Imoco Conegliano. Quarto scudetto per le venete, il terzo consecutivo dopo quelli del 2018 e del 2019.

Una squadra che senza nulla togliere alle avversarie che sono in qualche modo riuscite a mettere in difficoltà le Pantere, sembra davvero imbattibile. Non si conquistano 63 vittorie consecutive per sbaglio o fortuna: una serie di successi che perdura dal 12 dicembre 2019 e che ha portato tre trofei dopo la cancellazione delle competizioni della scorsa stagione. Un titolo, una Coppa Italia e la Supercoppa italiana. Il tutto in attesa del trofeo più atteso, quella Champions League che è sfumata nel maggio del 2019 e intorno alla quale Santarelli e tutte le top player della squadra hanno giurato rivincita.

L’occasione è straordinaria, la partita contro il Vakifbank, in programma l’1 maggio a Verona nella SuperFinal che vedrà anche Itas Trentino contro i polacchi dello Zaksa Kedzyerzin Kozle diventa una opportunità di rivincita storica. Ma intanto la squadra pensa al futuro. Gli sponsor rinnovano il loro impegno, i manager garantiscono la loro presenza anche per il futuro e l’Italia può pensare di avere di nuovo a che fare una squadra della quale essere davvero orgogliosa. Senza distrarre le ragazze dal loro prossimo impegno è giusto festeggiare, perché quello che l’Imoco ha ottenuto è comunque straordinario e merita di essere celebrato con qualche brano adeguato.

Le canzoni colonna sonora di un trionfo saranno anche sempre le stesse ma proviamo a integrarle con qualche elemento di novità.

Celebration” fu registrata nel 1980 dai Kool and the Gang e molti sostengono che sia il primo vero inno party time del decennio del disimpegno per eccellenza, gli anni ’80. La canzone è quanto di più divertente e scanzonato possa essere messo in musica: si parla semplicemente di una festa da vivere a pieno, senza incertezze e senza ripensamenti. Qualcosa di cui in questo periodo sentiamo un estremo bisogno. Eppure la radice del brano è molto seria: si ispira al Corano e alla Bibbia che invitano gli uomini a festeggiare e celebrare la vita sempre e comunque con gioia, in ogni forma.      

Il brano ebbe un enorme successo e fu ripreso più volte in molte cover: da Madonna, a bizzarre versioni rap.

Una versione live di “Celebration” dal reunion tour del 2011, concerto di Glastonbury

Sempre ispirata alle feste. Una canzone di un gruppo rock americano che pochi in Italia conoscono ma che ha realizzato alcuni capolavori di valore assoluto. Scritto per il riuscitissimo album “Wheels are Turning”, i REO Speedwagon incidono “I Do’ Wanna Know”: un indiavolato rock and roll che parla dell’imprevedibilità della vita e della necessità di amare quanto prima e quanto più possibile, dandosi senza esitazioni. La canzone fu scritta dal leader dei REO, Kevin Cronin, quando per la terza volta chiese alla sua fidanzata di allora, Lisa, di sposarlo ricevendo per tutta risposta un “Maybe…”, forse. Cronin incise la canzone, la lanciò come primo singolo del nuovo album e rimase fidanzato con Lisa altri otto anni prima che lei finalmente si decidesse a dirgli di sì. Stanno ancora insieme…

“I Do’ Wanna Know” è un brano che molto spesso chiude le feste dei prom, i balli dei diciottenni quando per tradizione molti ragazzi chiedono alle ragazze di cui sono innamorati di trascorrere insieme l’estate prima dell’università.

La versione originale del video, molto bizzarro, di “I do’ wanna know” degli REO Speedwagon.

“The Best” portata al successo da Tina Turner ma in realtà scritta e incisa dalla grandissima Bonnie Tyler. Un brano scritto da Mike Chapman e Holly Knight. Il brano, portato al successo da due donne, diventato un vero e proprio inno dell’intraprendenza al femminile, parla in realtà di un uomo. Tant’è che la canzone girò diversi studi prima di essere incisa: fu proposta agli Aerosmith, a Bryan Adams, a Paul Young. Alla fine se la accaparrò Bonnie Tyler che, cantandola, disse di essersi ispirata a suo padre. Nata in Galles da Gkyndwr, un operaio che lavorò per tutta la vita nelle miniere di carbone, Bonnie disse che suo padre fu la prima persona che le disse “vai, sei la migliore” quando le proposero il suo primo contratto da cantante professionista. Tina Turner la incise qualche anno dopo avere raggiunto il successo da sola, lontano dal marito, Ike Turner, un uomo violento e prevaricatore. Quando le chiesero a chi si era ispirata per cantare con tanta passione un brano del genere Tina rispose… “Bayou, il mio cavallo, una femmina”.

Nel video di Tina Tuner, bellissimo, compare uno splendido purosangue.

Altra canzone che molti avranno ascoltato almeno una volta, ma che pochi riconoscono. Quando si è vinto, e si è festeggiato, bisogna anche essere grati. Di quello che si è ottenuto, e delle persone con cui lo si è condiviso. In questo senso la canzone perfetta è “Life’s been good to me (so far)”, un brano scritto dal chitarrista e fondatore degli Eagles Joe Walsh che decise di tenere per sé questo piccolo capolavoro scritto con grande autoironia. Walsh ha avuto una vita quanto meno travagliata: droghe, alcol, eccessi. Il musicista non si è mai fatto mancare niente. Nel 1977 Joe Walsh è all’apice del successo con gli Eagles che dopo “Hotel California” e il loro “Greatest Hits” sono in lite e prossimi allo scioglimento. Walsh sta producendo con molte pause il suo terzo disco solista. Ma non appena può scappa sulla sua Maserati 5000 e sfreccia tra Santa Monica e Point Dume a velocità sempre eccessiva. Viene fermato, gli tolgono la patente e gli sequestrano la macchina. Tuttavia non rinuncia alle sue passeggiate: acquista una Porsche 911 SuperCarrera, la affida a un ragazzo fresco di patente che paga per portarlo lungo la west coast. Ma i due hanno un’incidente devastante. L’auto si ribalta otto volte prima di schiantarsi. Ed escono vivi e malconci dai rottami. Walsh, dopo cinque giorni di ospedale scrive “…tutto sommato la vita è stata buona con me”: scherzando sui suoi eccessi e sulla sua testa randagia. Ne esce un brano ironico e dissacrante, completamente matto, come lui: un pop-rock con venature reggae e un delizioso assolo di chitarra.

Il video è tratto da uno degli ultimi tour degli Eagles, con il compianto Don Henley dietro la sua batteria. Joe Walsh, casco giallo in testa, compare in tutta la sua grandezza e autoironia.

https://youtu.be/CZeE1-pC8XY

L’ultima citazione, d’obbligo, è per “We are the Champions” dei Queen, brano che la band compose quasi senza volere per l’album “News of the World”. Al gruppo, che era in sala di registrazione da un paio di mesi, mancava un singolo. L’album era forte ma forse non all’altezza dei precedenti e la splendida “Spread Your Wings” sembrava troppo lontana dai successi di “Bohemian Rhapsody” e “We Will Rock You”. Freddy Mercury aveva finito di litigare con l’agente della band che sosteneva che l’album mancasse di spessore. La frase del cantante, letteralmente fu… “mi basta uno dei nostri scarti per rendere questo disco indimenticabile”. E prese una melodia che inizialmente era stata creata per “A Night at the Opera” cui nessuno aveva pensato di trovare le parole. A scriverle è proprio Freddy, distratto dalla televisione mentre qualcuno in studio stava guardando una partita di FA Cup. Lui, che non era mai stato in uno stadio e detestava il calcio, scrive uno degli inni sportivi più grandiosi e memorabili di sempre.

La versione più bella in assoluto di “We are the Champions”, quella del doppio album live di Wembley, ultimo tour della band, 1986

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