Foto: Lega Volley Maschile

Fedrizzi: “In A2 e A3 i tagli sono insostenibili”

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Di Redazione

Per tutti i giocatori questi sono giorni di incertezza, sia dovuta al futuro del nostro sport che per la questione della riduzione degli ingaggi.

Intervistato dal Trentino, parla lo schiacciatore in forza alla Peimar Calci, Michele Fedrizzi.

Tutti i campionati sono finiti anzitempo ma, su un altro tavolo, si sta giocando anche la partita che mette di fronte le società e i rappresentanti dei giocatori, ovvero i procuratori. L’oggetto del contendere è la quantificazione del “taglio” da operare agli stipendi. Un nodo cruciale da sciogliere con le parti che appaiono ancora lontanissime dal trovare un accordo.

Fedrizzi, qual è la vostra situazione? «È una situazione molto complessa e, come ben comprendete, poco piacevole che non tutela in nessun modo, e sottolineo in nessun modo, i giocatori di serie A2 e serie A3. Se per la Superlega è stato stabilito un minimo sotto il quale le società non possono operare alcuna decurtrazione, per le altre due categorie la Lega non ha voluto sentire ragioni a riguardo. Lo trovo ingiusto: insomma in A2 mancavano tre partite al termine della stagione regolare e adesso vengono a parlarci di un taglio del 25%? Gli atleti della pallavolo, non essendo considerati professionisti, vengono pagati su dieci mensilità, e dunque nei mesi estivi non percepiscono reddito, mentre il venticinque per cento corrisponde a due mensilità e mezza».

E poi c’è il discorso del minimo. «In questa categoria, così come in A3, ci sono atleti che percepiscono compensi… minimi e, dunque, il taglio “secco” di un quarto del pattuito sarebbe una “mazzata” insostenibile, soprattutto per chi ha anche una famiglia da mantenere. Si ragiona per “estremi”, quando invece bisognerebbe trovare un punto d’incontro».

Situazione intricata: i club, ovviamente, hanno dovuto e dovranno fare i conti con i mancati introiti derivanti dai diritti televisivi e sponsorizzazioni “mutilate” o da ridiscutere. «Certo, è tutto vero e, infatti, credo che nessuno avesse la pretesa di percepire il 100%, visto che una parte della stagione è stata annullata. Allo stesso tempo, però, e di questo aspetto nessuno ne ha parlato, le società hanno avuto anche qualche costo in meno, penso all’affitto delle strutture e alle trasferte, tanto per fare due esempi. Ecco, allora, che sul piatto della bilancia bisognerebbe mettere tutto e poi capire anche le esigenze di chi si ritrova a dover fare i conti con una cancellazione dell’ingaggio arrivata all’improvviso. Senza tenere conto che, ma non è una novità, vi sono anche le situazioni in cui i giocatori erano in arretrato con gli stipendi.

E adesso cosa succederà? «Per quanto mi riguarda qui a Calci mi sono trovato molto bene, nonostante una situazione complicata dal punto di vista societario. Mi spiego: il club aveva intrapreso un progetto che, nel giro di 4-5 anni, avrebbe dovuto portare alla promozione in Superlega, ma poi sono subentrati alcuni problemi, primo tra tutti quello legato all’impianto. Per motivi di omologazione non abbiamo mai potuto giocare a Calci e siamo stati costretti a trasferirci a Santa Croce sull’Arno.

Il futuro? È molto incerto perché, vista l’attuale situazione, quali certezze possiamo avere? La prossima stagione inizierà regolarmente e, dunque, il mercato si svilupperà come di consueto o tutto sarà rimandato? Ecco, allora, che il rischio concreto è quello di avere una doppia enorme difficoltà, quella attuale, con la decurtazione così massiccia degli ingaggi, e quella futura. Se la prossima annata dovesse svilupparsi in un periodo inferiore di tempo anche gli stipendi, ovviamente, sarebbero ridimensionati. Noi pallavolisti di serie A2, ma anche tanti della Superlega, siamo atleti professionisti a tutti gli effetti, ma con lo status da dilettanti. E, dunque, senza alcun tutela» .

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