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Egonu sulle Olimpiadi: “Senza simboli? Senza essere riconosciute? Sarebbe stato troppo triste”

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Di Redazione

Rischio evitato per l’Italia: ieri il Governo, tramite decreto, ha approvato l’autonomia del CONI, salvando di fatto l’inno e la bandiera tricolore alle prossime Olimpiadi di Tokyo 2021.

In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera – Sport, Paola Egonu non si limita nell’esternare la propria emozione sulla possibilità di competere indossando la maglia azzurra a cui è tanto legata: «Certo che canto l’inno. A squarciagola. L’ultima strofa poi — siam pronti alla morte, l’Italia chiamò —, addirittura, la urlo. E, da lì, scendo in battaglia».

Paola come se la immagina l’Olimpiade del suo debutto?

«Ne parlo spesso con Miriam Sylla, che oltre ad essere mia compagna di squadra a Conegliano e in Nazionale è la mia migliore amica. Fantastichiamo e pensiamo che sì, i Giochi saranno diversi da qualsiasi grande torneo al quale abbiamo partecipato. Sarò diversa anch’io: non sono più una bambina. Ho vissuto le qualificazioni sulla mia pelle, ho una maggiore consapevolezza. Parte del sogno, volare in Giappone, si è avverata».

Scampato il pericolo della punizione del Cio, potrà mettere in valigia la bandiera tricolore e l’altra metà del sogno.

«Ma ci pensa se fossimo dovute andare senza simboli? Giocare in bianco, sotto una bandiera neutra, senza essere riconosciute… No, sarebbe stato troppo triste».

Cos’ha di speciale indossare la maglia dell’Italia?

«Fa sentire la responsabilità, ma lo dico in senso positivo. Io lavoro anche per tutte le ragazze che sognano di essere al mio posto».

Perché cantare l’inno è un rituale importante?

«È una parte preziosa della nostra preparazione mentale prima del match. Stiamo in fila, ci teniamo per mano, scendiamo in campo e ci allineiamo. Parte la musica. Sull’ultima strofa, con l’urlo, buttiamo fuori tutta la tensione. Da quel punto è tutto fuoco: si va in battaglia».

Si parla di vaccini per gli atleti. Lei come la pensa?

«Penso sia corretto chiederci di farlo per non vivere la preoccupazione del virus, a Tokyo, 24 ore su 24. È l’unico modo di proteggersi. Di più: è necessario».

Gli atleti che passano davanti alle fasce di cittadini che hanno la priorità rischiano di sollevare un polverone, però.

«È sacrosanto che ci sia un ordine di priorità nel vaccinarsi, ci mancherebbe. Il vaccino però protegge noi e chi ci sta intorno. E il messaggio dell’Olimpiade sarebbe importante per tutta l’umanità durante questa pandemia: c’è una speranza, c’è lo sport che continua, c’è un futuro. I Giochi di Tokyo sarebbero una ripartenza per tutti».

Paola confessi: a fine stagione accetterà la faraonica offerta del Fenerbahce, un milione di euro a stagione per andare a giocare in Turchia? Oltre che la più forte, diventerebbe la giocatrice più pagata del mondo.

(ride) «Non ho ancora deciso…E anche se dovessi accettare, il mio pensiero comunque non cambierebbe: l’Italia è casa mia, azzurra è la mia maglia».

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