Jacopo Cuttini Pallavolo Padova

Padova in campo a Gubbio, Cuttini: “C’è grande collaborazione, sia in campo che fuori”

DATA PUBBLICAZIONE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti
SHARE
Foto di Sonepar Padova
SHARE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti

Prosegue a ritmo serrato la preparazione atletica della Sonepar Padova, che si appresta infatti a prendere parte al primo test precampionato, il Torneo “Spirito di Squadra”, in programma sabato 7 e domenica 8 settembre nella Palestra Polivalente di Gubbio.

Il torneo, nato nel 2013 in memoria di Francesco Rampini, ex giocatore e allenatore prematuramente scomparso nel 2012, vedrà i padovani affrontare Cisterna Volley, Gioiella Prisma Taranto e Voleibol Guaguas Las Palmas, in un quadrangolare di beneficenza giunto alla sua undicesima edizione.

In vista di questo primo test, coach Jacopo Cuttini ha parlato della preparazione della squadra e delle aspettative per il torneo. 

“Siamo quasi alla fine della quinta settimana di lavoro, un periodo che ci ha permesso di fare una prima valutazione sulla compattezza della squadra. Sono molto soddisfatto: il gruppo si sta mostrando unito, con una forte affinità verso gli obiettivi che ci poniamo ogni anno. Il bilancio è sicuramente positivo. L’inizio è sempre duro dal punto di vista fisico, soprattutto perché i carichi di lavoro sono molto pesanti. Tuttavia, è proprio questo il primo test per valutare non solo la condizione fisica, ma soprattutto la forza mentale della squadra.

Devo dire che i ragazzi mi hanno piacevolmente sorpreso: stanno lavorando molto bene e, secondo me, hanno fatto un mese eccezionale. Inoltre, sono riusciti a creare belle dinamiche di gruppo. C’è grande collaborazione, sia in campo che fuori, e questo è fondamentale per il nostro percorso. Stiamo lavorando bene sull’adattamento, che è sempre una delle mie priorità, soprattutto di fronte a difficoltà e imprevisti. Siamo sulla buona strada”.  

Mentre il Torneo di Gubbio: “Sarà un test importante perché affronteremo squadre di alto livello, simili a quelle che incontreremo in SuperLega. I ragazzi hanno tantissima voglia di giocare e non vedono l’ora di scendere in campo. È un primo test importante per loro, ma anche per tutto lo staff tecnico.

Abbiamo bisogno di indicazioni per capire a che punto siamo, cosa ci manca e, soprattutto, su quali aspetti dovremo lavorare in modo più specifico nelle prossime settimane. Un torneo come questo ci fornisce una lettura più realistica rispetto agli allenamenti, specialmente quando veniamo messi sotto pressione. È proprio ciò di cui abbiamo bisogno: gestire stress e difficoltà ci preparerà al meglio per il campionato”.

Il calendario del Torneo “Spirito di Squadra”
Sabato 7 settembre 

  • Ore 15.00 – Club Voleibol Guaguas vs Gioiella Prisma Taranto
  • Ore 18.00 – Cisterna Volley vs Sonepar Padova

Domenica 8 settembre 2024

  • Ore 15.00 – Finale 3°/4° posto  
  • Ore 18.00 – Finale 1°/2° posto  

(fonte: Comunicato stampa)

CONDIVIDI SUI SOCIAL

Facebook

ULTIMI

ARTICOLI


Falaschi Week, Capitolo 1: lo studio della tecnica è diventata merce rara

Interviste

In questo primo capitolo della Falaschi Week affrontiamo con Marco un tema di strettissima attualità che, complici anche alcune scelte di mercato, ha sollevato un dibattito importante nella comunità pallavolistica, ovvero quello legato agli allenatori. Parleremo anche di metodologie di allenamento, ma sempre in relazione a queste due macro categorie, queste due scuole di pensiero: quella degli allenatori gestori e quella degli allenatori tecnici.

Quali sono le differenze sostanziali?

“I gestori, lo dice la parola stessa, sono più bravi a gestire un gruppo, a gestire elementi e casi particolari, e mettono un po’ la tecnica in secondo piano. Ci perdono poco tempo insomma, sono più improntati a fare tanti sei contro sei in allenamento. I tecnici sostanzialmente sono quelli che prendono un giocatore e lo portano a un livello superiore. I primi allenano il gruppo, i secondi allenano differentemente ogni singolo giocatore. Oggi le squadre, soprattutto quelle di vertice, sono orientate a scegliere di solito i gestori mentre i giocatori, ovviamente, vorrebbero migliorarsi e quindi lavorare con chi predilige di più la tecnica”.

Come mai si scelgono di più i gestori rispetto ai tecnici?

“La risposta è facile, il tempo di allenare la tecnica non ce l’hai. I top team tra coppe e campionato giocano di fatto ogni tre giorni. Senza dimenticare che a inizio stagione non lavorano mai con i nazionali perché gli arrivano a ridosso dell’inizio del campionato. È per questo motivo che tante volte i tecnici vengono scelti da squadre da metà classifica in giù, perché hanno di solito tutta la settimana per lavorare e perché le società medio-piccole, diciamo così, hanno anche più interesse nel valorizzare e far crescere i giovani in rosa in chiave mercato”.

Eppure la tecnica sarebbe importante anche, se non soprattutto, per i top team e i top players.

“È verissimo. Io ti dico che tanti giocatori, tanti giovani, hanno sempre i loro momenti di difficoltà, ma, come mi ricordava sempre il mio maestro (di chi si tratta lo sveleremo in un prossimo capitolo), nei momenti di difficoltà tu vai a rifugiarti nelle cose tecniche. Quindi la cosa tecnica ti fa fare la cosa giusta, o più adatta, in quel determinato momento”. 

Un esempio pratico?

“Faccio l’esempio del palleggio. Se c’è un momento nell’arco della stagione che ad esempio il palleggiatore non riesce bene a servire in posto 4, vai a ripensare alle cose corrette che devi fare per palleggiare bene in quattro: allora pensi che i piedi li devi mettere così, le mani le devi mettere colà e così via. Spesso questa cosa qui è un po’ sottovalutata”.

In che senso?

“La tecnica è fondamentale anche negli allenamenti. Purtroppo invece si allena spesso la fase a punteggio e, ad esempio, il muro nella fase di gioco. Anche la stessa fase del muro ha bisogno però di una fase tecnica, perché se io vedo delle situazioni che non vanno, ad esempio prendo mani fuori o la palla si insacca, significa che c’è un problema tecnico. Di conseguenza bisogna andarlo a sviscerare quel problema tecnico e in allenamento devi lavorarci sopra, ma devi farlo tecnicamente. Molto, troppo spesso, invece, si pensa solo alla fase del gioco e si finisce col fare sempre sei contro sei”.

La ricezione è sempre una nota dolente per tante squadre e tanti giocatori. Per quella che è la tua esperienza, qual è il segreto per migliorare in questo fondamentale?

“Una cosa che io, personalmente, reputo sia sbagliata è quando si predilige troppo la quantità. Mettere da una parte giocatori che fanno quaranta, cinquanta battute, e dall’altro lato del campo gente che sta li a cercare di fare ricezioni positive, non aiuta a migliorare la qualità della ricezione. L’obiettivo non deve essere quello di cambiare posizione in ricezione dopo che arrivi a farne dieci giuste, perché magari per farne dieci giuste te ne hanno dovute battere trenta se non di più. L’obiettivo dovrebbe essere, non so, 6 su 10, 7 su 10. Lavorare individualmente e sulla tecnica, in questo caso della ricezione, significa che l’allenatore si deve mettere dietro al giocatore in questione e a ogni palla che sbaglia gli deve spiegare perché l’ha sbagliata”.

Forse si da per scontato che queste siano cose già apprese negli anni delle giovanili e che in Superlega non ci sia più la necessità di spiegarle o di lavorarci su.

“Sbagliatissimo, è proprio qui, a questi livelli che serve di più lavorare sulla tecnica. Ovvio che la tecnica è la stessa, il modo di mettere giù i piedi è lo stesso, le spalle, le braccia, ma bisogna tener conto che qui cambia la velocità della palla, quindi la tecnica deve essere correlata alla velocità della palla. Se non alleni la qualità, non costruisci le tue certezze. Se non hai certezze, che senso ha lavorare sulla quantità?”.

Lavorare così sulla tecnica forse richiede anche un maggior grado di disponibilità e sacrificio.

“Indubbiamente, bisogna essere disposti anche a rompersi le scatole a guardare i video, a cercare i dettagli, a cercare di trovare l’esercizio giusto per far fare le cose per bene. Questo perché non tutti gli esercizi vanno bene per tutti i giocatori. Ci vuole la pazienza e anche l’abilità di capire cosa è giusto per migliorare questo o quel giocatore in questo o quel fondamentale”.

Un altro fondamentale che sta diventato sempre più protagonista nella pallavolo moderna è quello della battuta. Quando entra va tutto bene, ma quando non entra vediamo squadre e giocatori che si incaponiscono senza trovare soluzioni o fare variazioni. Come mai?

“Anche quella è una cosa che va allenata, il problema è che in tanti lo fanno battendo a tutto braccio, solitamente in posto uno. Ma se batti a 120 km/h in posto uno e lì trovi il libero che te la riceve, a cosa ti serve battere così forte? Forse se in uno c’è il libero sarebbe meglio battere anche a 90 km/h, ma in posto cinque su un ricettore meno bravo. Ma quanti lo sanno fare? E perché non lo sanno fare? Perché evidentemente in allenamento non si fa quel tipo di lavoro, quella ricerca delle variazioni. Se non ci provi mai, non imparerai mai a farlo”.

Adesso capiamo perché tanti tuoi colleghi, al termine di ogni stagione, invece di chiederti dove andrai a giocare ti chiedono dove andrai ad allenare...

"Ahahahah, no dai, questo non scriverlo".

Ops.

Intervista di Giuliano Bindoni
(©Riproduzione riservata)