Francesca Ferretti intervista Martina Guiggi: “Che fatica essere mamma e giocatrice!”

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Di Francesca Ferretti

La squadra di Volley NEWS si arricchisce di una “regista” d’eccezione: l’ex palleggiatrice azzurra Francesca Ferretti, campione d’Europa nel 2007 con la nazionale italiana, cinque volte scudettata e per anni grande protagonista del campionato italiano! Francesca intervisterà per noi le campionesse del passato e del presente per raccontare “dall’interno” tutte le sfumature della pallavolo femminile. Per inaugurare nel migliore dei modi la sua rubrica vi proponiamo l’intervista a una delle sue più celebri compagne d’avventura, in nazionale e nei club: Martina Guiggi, ex centrale della nazionale trasferitasi da quest’anno in Slovenia, dove gioca nel Calcit Kamnik.

Foto Rubin/LVF

Sei tornata alla pallavolo dopo la maternità: come è cambiata la tua vita, e soprattutto il tuo rapporto con lo sport?

Praticamente è cambiato tutto! Prima il mio unico pensiero era allenarmi e giocare, poi il resto della giornata me la gestivo con calma, tra i lavori di casa, uscire, fare shopping, dormire (ride, n.d.r.) Adesso la bimba è la mia priorità assoluta e gira tutto intorno a lei. Bisogna cercare di preparare tutto in anticipo perché stia bene mentre io sono agli allenamenti, incastrare il mio programma con quelli di Mitar (Djuric, marito di Martina, n.d.r.) e della babysitter, e resta pochissimo tempo per riposarsi perché nei rari momenti in cui lei dorme cerco di fare tutto il resto! Ecco, in tutto questo giocare è diventato molto più stancante rispetto a prima, anche perché devi sempre pensare a mille cose e non sei mai tranquillo”.

A proposito di maternità: cosa ne pensi del caso scoppiato a riguardo della gravidanza di Carli Lloyd?

Be’, quello è da sempre un punto debole della nostra organizzazione. Per la verità non soltanto la maternità, ma tutti gli aspetti legati al non essere professioniste, a partire dalla mancanza di contributi previdenziali e di riconoscimento legale. Capisco che politicamente sarebbe difficile introdurre questa riforma, però almeno per la maternità bisognerebbe fare un discorso a parte: ogni donna deve avere il diritto di essere mamma. Anche nel mio contratto qui in Slovenia c’era una clausola che regolamentava la maternità: bisognerebbe trovare una formula che tuteli un po’ tutti, giocatrici e società”.

Come sta andando la stagione in Slovenia, e com’è giocare senza pubblico?

Abbiamo iniziato da qualche settimana il campionato e abbiamo partecipato alla Champions League (il Calcit è stato eliminato nel secondo turno preliminare dal LKS Commercecon Lodz, n.d.r.). Diciamo che qui è tutto un po’ più tranquillo e rilassato, anche il lavoro in palestra non è così strutturato come da noi. Per quanto riguarda le porte chiuse, è davvero strano: l’ambiente è un po’ morto, tutto sembra un po’ più lento e un po’ più buio, come se fosse un allenamento. Di certo non senti la carica che ti dà un palazzetto pieno, il livello di tensione è più basso e bisogna essere bravi a trovare un po’ di motivazioni senza l’aiuto del pubblico”.

Ripensando alla tua carriera da pallavolista, c’è qualcosa che vorresti cambiare?

È una domanda difficile: a posteriori uno cambierebbe tantissime cose, ma a pensarci bene tutto ciò che ho fatto, comprese le scelte sbagliate, mi hanno insegnato qualcosa o mi ha permesso di guadagnare qualcos’altro. I più grandi rimpianti riguardano indubbiamente la nazionale, come credo anche per te: resta l’idea che forse potevano essere ripagati diversamente i tanti sacrifici che avevamo fatto, dandoci più spazio in azzurro. Però poi mi guardo indietro e penso che, se fossi stata convocata alle Olimpiadi di Londra 2012, forse non avrei conosciuto Mitar e la mia vita sarebbe cambiata… ogni cosa ha il suo perché e io mi sento abbastanza a posto con la mia coscienza, tutto quello che potevo fare l’ho fatto con il massimo impegno. E poi ci sono tutte le altre cose che non dipendono da noi”.

Foto FIVB

Quando eri agli inizi c’era una giocatrice a cui ti ispiravi?

Sì, era Manu Leggeri, con cui poi siamo arrivate a giocare insieme! Mi è sempre sembrata una persona con tanta grinta, mi piaceva il suo atteggiamento, al di là di quello che faceva in campo. La guardavo e volevo essere come lei”.

Com’è cambiata la pallavolo rispetto agli anni della Scavolini?

Facile: la pallavolo moderna è molto più fisica rispetto a quello che si faceva una volta, molto più potente, magari entusiasmante da vedere, ma molto meno tecnica. Il gioco probabilmente è più scontato adesso che dieci anni fa, perché allora si puntava di più sulla tecnica, sugli schemi, sulla velocità, adesso si va di ‘bombe’ dalla prima linea o magari anche dalla seconda, per chi può, e si lavora nettamente meno su fondamentali come bagher e alzata”.

Il post-carriera è sempre un gran problema per gli atleti: tu cosa vorresti fare “da grande”?

È un grande punto interrogativo in generale, e adesso a maggior ragione per il periodo di insicurezza causato dal Covid-19. Noi giocatori un po’ più ‘vecchiotti’ inevitabilmente stiamo pensando a cosa fare dopo. Una cosa che mi piacerebbe fare è provare a diventare agente immobiliare: è il lavoro che fanno i miei genitori e ho sempre messo i miei risparmi in quel settore. È una professione che non richiede grandi titoli di studio e non è legata a una zona particolare, si può esercitare anche all’estero. Ma prima viene un’idea più grande, quella di avere il secondo figlio: adesso mi concentro su questo e poi, quando Mitar sarà a fine carriera, vedremo. A lui piacerebbe fare il fisioterapista, cercheremo di conciliare le esigenze di entrambi”.

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Ludovica Guidi: “Vi spiego perché Roma in A2 e cosa ho imparato dalle campionesse”

Interviste

Ci sono momenti in cui un'opportunità si presenta in modo chiaro e deciso, senza lasciare spazio a dubbi. Per Ludovica Guidi, la chiamata della Roma Volley è stata proprio questo: un invito a far parte di qualcosa di più grande. Non solo per la storia e l'ambizione di un club che punta a tornare in Serie A1, ma per un progetto che travalica il campo e si intreccia con l'anima di una città che pretende, sogna e non si accontenta.

Dopo tre stagioni tra le fila dei club di vertice del volley italiano, Guidi scende di categoria e porta nella Capitale un bagaglio fatto di tecnica, solidità e, soprattutto, mentalità. Sarà una delle voci esperte all'interno di uno spogliatoio chiamato a unire prospetti emergenti ed esperienza, sotto la guida di un maestro come Giuseppe Cuccarini.

In questa intervista esclusiva, la centrale toscana racconta il suo approdo a Roma, il significato di indossare la maglia giallorossa, le sfide dell'A2 e l'importanza - mai banale - di un gruppo coeso. Parla di ambizioni senza proclami, della pausa estiva e di parole scelte con cura: come "tenacia", che non è solo un aggettivo da manifesto, ma una qualità da coltivare giorno dopo giorno. Perché ogni promozione si costruisce così.

Partiamo dalla tua nuova avventura a Roma. Cosa ti ha spinto a scegliere il club giallorosso e ad abbracciare questo progetto?

"Quando è arrivata la chiamata di Roma, sono stata subito molto felice. Mi ha convinta il progetto, solido e ambizioso, e anche la voglia di riscatto dopo una stagione in cui, a mio parere, la squadra non meritava la retrocessione. In questi anni l'ho seguita, so che tipo di società è e quali sono le sue ambizioni. Parliamo di una realtà importante in una città come Roma: non ho avuto dubbi nel dire sì".

Roma è una piazza dal grande fascino e con tante aspettative. Cosa significa per te indossare questa maglia e quale responsabilità senti sulle spalle?

"È un grande onore. Roma è la Capitale e rappresenta una delle piazze più rilevanti del panorama nazionale, oltre a essere l'unica squadra del Lazio in Serie A. Per noi giocatrici che abbiamo scelto questo progetto è una responsabilità importante. È una sfida stimolante, anche perché il campionato di A2 è molto competitivo. Niente sarà scontato, ma ci faremo trovare pronte".

Come immagini il tuo ruolo all'interno della squadra guidata da coach Cuccarini? Quali qualità pensi di mettere a disposizione del gruppo, sia in campo che nello spogliatoio?

"Fin da subito mi è stato spiegato il tipo di gruppo che si voleva costruire: un mix tra atlete esperte e giovani di talento. Io farò parte del nucleo più esperto, e credo che questa combinazione possa fare davvero la differenza, soprattutto nei momenti cruciali della stagione. Il mio ruolo sarà dare equilibrio e coesione, contribuire a creare un'identità forte. Quando il gruppo ha chiaro l'obiettivo e lavora con unità, tutto diventa più raggiungibile. E con Cuccarini alla guida, abbiamo tutte le carte in regola per riuscirci".

Quali sono le ambizioni della Roma Volley per la stagione 2025-2026?

"L'obiettivo è chiaro: tornare in Serie A1. È quello che la società si è posta fin da subito, e lo condividiamo pienamente. Roma è una città che merita di stare al vertice, e la retrocessione non rispecchiava il valore reale del gruppo. Sappiamo che sarà un cammino impegnativo, ma c'è grande determinazione. Personalmente sono un po' scaramantica, preferisco che a parlare sia il campo. Ma sì, l'ambizione è lì, e vogliamo giocarci ogni possibilità".

Il campionato di A2 è sempre molto combattuto e impegnativo. Quali sfide pensi saranno le più importanti da affrontare?

"La Serie A2 negli ultimi anni è diventata una categoria molto equilibrata. Ho seguito il campionato e ho visto tante partite tirate, risultati mai scontati. Dopo quattro anni, torno a giocarci e dovrò capire bene il livello delle altre squadre, ma so già che ci sarà grande concorrenza. Penso a squadre come Messina, che ha sfiorato la promozione, a Trento che ogni anno costruisce roster competitivi, o a Talmassons, appena retrocessa dall'A1. Saremo almeno in sei o sette a puntare in alto: ci sarà da battagliare".

Nel comunicato di presentazione hai scelto "tenacia" come parola chiave per questa stagione. In che modo questo atteggiamento potrà fare la differenza nel percorso di Roma?

"Ho scelto 'tenacia' perché credo sia la qualità che più di tutte servirà per affrontare l'A2. È un campionato lungo, faticoso, in cui ci saranno inevitabilmente momenti difficili. Restare lucide, unite, capaci di reagire alle difficoltà sarà fondamentale. Serve costanza, serve carattere, e la tenacia ci aiuterà a superare gli eventuali ostacoli sul nostro cammino".

Negli ultimi anni hai militato in squadre di altissimo livello. Quali insegnamenti ti porti dietro dalle tue esperienze a Scandicci, Novara e Milano?

"Sono state esperienze che mi hanno arricchita molto, sia dal punto di vista tecnico che personale. Allenarsi ogni giorno con alcune delle migliori giocatrici al mondo è un privilegio, e ti costringe a crescere continuamente. Ma ho imparato tanto anche fuori dal campo: vedere come le atlete più forti attraversano momenti di difficoltà ti fa capire che siamo tutte umane. L'importante è come si reagisce, come ci si rialza. Porterò a Roma questa consapevolezza, e il valore della comunicazione e dell'equilibrio all'interno di un gruppo".

Com'è stata per te l'annata alla Numia Vero Volley Milano? Ti va di fare un bilancio della stagione 2024-2025?

"Una stagione intensa, senza dubbio. L'obiettivo era arrivare in fondo a tutte le competizioni e, anche quando non abbiamo centrato la finale, siamo comunque riuscite ad arrivare sul podio (in Champions League e al Mondiale per Club, ndr): risultati importanti, che raccontano un percorso fatto con grande impegno. Abbiamo dovuto far fronte a tante difficoltà, come gli infortuni di giocatrici chiave, tra cui Paola Egonu e Alessia Orro. Non avere sempre il gruppo al completo ha inciso sulla continuità. Ma resta una stagione positiva, che mi ha lasciato molto".

Come stai vivendo quest'estate? Hai programmi particolari? Come ti stai mantenendo in forma in vista della nuova stagione?

"Sto approfittando del tempo libero per godermi il mare in Toscana, dove vivo, e stare un po' con la mia famiglia, che durante l’anno vedo poco. Ho già fatto qualche viaggio – sono stata a Roma e alle isole Pontine – e ne ho altri in programma: Portogallo e, a fine luglio, America. Intanto continuo ad allenarmi regolarmente per farmi trovare pronta dopo Ferragosto, quando inizierà la preparazione con coach Cuccarini".

Recentemente hai partecipato al concerto di Ed Sheeran a Roma. Com'è stata come esperienza? È il tuo cantante preferito? C'è un brano potrebbe fare da colonna sonora alla tua carriera pallavolistica?

"Il concerto è stato bellissimo. Ed Sheeran è uno dei miei artisti preferiti, insieme ai Coldplay e agli Imagine Dragons. Proprio in questi giorni sono andata a vedere anche loro a Padova. Se dovessi scegliere una canzone che rappresenta la mia carriera, direi 'Whatever It Takes' degli Imagine Dragons. Ha un ritmo potente e contiene frasi che sento molto mie, come 'Cause I love the adrenaline in my veins'".

Intervista di Alessandro Garotta
(©Riproduzione riservata)