#tonnocallipoHISTORY- Episodio 1: La prima stagione in Serie A2 nel 2001-2002

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Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia
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Di Redazione

Correva l’anno agonistico 2001-2002. La Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia assaporava l’ebbrezza del primo torneo in A2.

In panchina sedeva il coach argentino Guillermo ‘Willy’ Taborda coadiuvato come vice dal lametino Antonio Stella. Sulle ali dell’entusiasmo della promozione in A2 di qualche mese prima, il presidente Pippo Callipo allestì una squadra competitiva per la categoria. Fu un inizio alquanto in salita, tre sconfitte nelle prime quattro gare. Nel giro di poco una Callipo testarda e audace riuscì gradualmente a calarsi nel clima del nuovo torneo raggiunto per la prima volta nella sua nemmeno decennale storia agonistica e iniziò un percorso positivo. Da ricordare la prima vittoria storica in A2: quella ottenuta alla terza giornata in casa contro Cagliari per 3-1.

LA SQUADRA

I riconfermati dalla stagione precedente – tra quelli che il 10 giugno 2001 erano usciti a braccia alzate dal campo di Taviano conquistando la serie A2 – furono: il capitano Alexandre Della Nina, palleggiatore. I due centrali Vito Iurlaro e Giacomo Tomasello; lo schiacciatore Antonino Ferraro bandiera della squadra. Si aggiunsero Fabio Spescha e Giuseppe Defina, che in quella stagione era anche team manager.

Arrivarono in giallorosso Davide Caligaris, Giulio Mosci, Emanuele Cecconi, Federico Domizioli, Marcos Esteves Almeida conosciuto come Kalè, William Kirchhein e Guillermo Quaini (arrivato a campionato inoltrato per sostituire Kalè infortunato al tendine di Achille). Riguardo al palleggiatore Della Nina, fu fin dalla passata stagione il primo brasiliano di una lunga serie: con i suoi 37 anni è stato tra i giocatori più esperti di quel gruppo, abile a trascinare la squadra nei momenti di difficoltà, facendo valere capacità tecniche e di leadership per ottenere un traguardo importante quale quello della permanenza all’esordio nel secondo campionato nazionale. In futuro nascerà un vero e proprio asse col Paese sudamericano, basti pensare che ad oggi con l’opposto Abouba sono ben 17 i giocatori brasiliani transitati dalla Callipo.

Quell’anno Della Nina non fu l’unico brasiliano ma venne raggiunto dai connazionali Marcos Almeida Esteves “Kalè” (alla fine realizzerà 289 punti) e William Kirchhein grande protagonista della storia giallorossa essendo il migliore realizzatore della Callipo in A2.

Tra gli italiani di rilievo la presenza dello schiacciatore Corrado Mancini, dei centrali Cecconi, Iurlaro e Giacomo Tomasello. Particolarmente apprezzate le prestazioni di Tomasello che conclude la stagione con ben 200 punti ed era stato uno degli artefici della promozione in A2, con i tifosi vibonesi che hanno ancora negli occhi quel suo muro finale contro Taviano nei play off di gara-3 che diede inizio ai festeggiamenti. La sua carica ed esuberanza al centro, sia a muro che negli attacchi di primo tempo, è stata tra le chiavi di quel campionato mostrando subito ottima intesa con il regista Della Nina.

IL GIRONE DI ANDATA

Ritornando al campo, dopo quelle prime quattro gare che avevano messo un po’ in apprensione tutto l’ambiente, la squadra di Taborda seppe reagire infilando subito un poker di successi consecutivi, compresa la prima storica vittoria esterna in quel di Santa Croce in Toscana. Lo stop arrivò poi nel derby contro la Raffaele Lamezia, ma la compagine giallorossa riuscì comunque a rimanere in una zona tranquilla della classifica con tre vittorie prima del giro di boa.

LA STELLA KIRCHHEIN

Alla fine del girone di andata era chiaro a tutti che una nuova “stella” aveva iniziato a splendere: il brasiliano Kirchhein, opposto mancino con origini tedesche, alla fine accumulerà ben 574 punti piazzandosi in nona posizione nella classifica generale dei miglior realizzatori e risultando con quel bottino, in A2 il bomber principe della storia della Callipo. Kirchhein negli anni successivi scriverà la storia della Callipo contribuendo con le sue schiacciate a conquistare la Coppa Italia (2002/03) e la prima promozione in A1 (2003/04).

IL GIRONE DI RITORNO

Altalenante anche il girone di ritorno: s’iniziò con la sconfitta a Perugia e il riscatto contro Forlì in casa. Quindi nelle successive sette gare Vibo la spuntò in tre occasioni, l’ultima delle quali nel derby di ritorno, stavolta in casa, contro la Raffaele Lamezia in un sofferto tie-break.

I punti salvezza, nelle restanti sei gare, arrivarono per la Callipo con le vittorie piene a Napoli (che sarà la seconda ed ultima vittoria esterna in quel torneo) ed in casa contro Asti per 3-2. La partita decisiva si giocò in quel di Grottazzolina, dove la Tonno Callipo pur perdendo 3-2 conquistò il punto decisivo che le permise di agguantare Trieste, che contemporaneamente veniva sconfitta da Perugia, e di superarla potendo contare su una vittoria in più. I calabresi ottennero così la meritata permanenza in A2.

I NUMERI

In totale 14 vittorie (ben 12 interne) e 16 sconfitte (di cui ben 13 in trasferta) per la Tonno Callipo che riuscì quindi a conservare il posto in A2 con 38 punti, mentre retrocessero Trieste, Cagliari, S. Croce e Napoli. Fu promossa in A1 la Pet Company Perugia.

QUESTIONE PALAZZETTO

L’anno del debutto in A2 fu caratterizzato anche dalle problematiche logistiche. Il palazzetto di viale della Pace, denominato PalaQuadrifoglio, in cui fino ad allora erano state disputate le partite dei giallorossi non era adeguato alla nuova categoria. Il Comune si fece carico dei lavori di ristrutturazione ma nel frattempo la Callipo dovette chiedere ospitalità ai cugini del Lamezia. Il PalaSparti fu il palcoscenico di ben sei partite di quel campionato, ad iniziare proprio dal match d’esordio col Perugia e solo il 16 dicembre si ritornò definitivamente a Vibo battendo Livorno 3-0.

(Fonte: comunicato stampa)

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Giubileo dello Sport 2025, Papa Leone XIV: “L’incitamento ‘dai’ è un imperativo bellissimo”

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"Non è un caso che nella vita di molti santi del nostro tempo, lo sport abbia avuto un ruolo significativo, sia come pratica personale sia come via di evangelizzazione" sono state le parole con cui Papa Leone XIV ha aperto la messa dedicata agli sportivi, citando poi l'esempio del Beato Pier Giorgio Frassati, ''patrono degli sportivi, che sarà proclamato santo il  prossimo 7 settembre. La sua vita, semplice e luminosa, ci ricorda  che, come nessuno nasce campione, così nessuno nasce santo. È l'allenamento quotidiano dell'amore che ci avvicina alla vittoria definitiva e che ci rende capaci di lavorare all'edificazione di un mondo nuovo. Lo affermava anche San Paolo VI, vent'anni dopo la fine  della seconda guerra mondiale, ricordando ai membri di un'associazione sportiva cattolica quanto lo sport avesse contribuito a riportare pace e speranza in una società sconvolta dalle conseguenze della guerra''.

"I campioni non sono macchine infallibili, ma uomini e donne che, anche quando cadono, trovano il coraggio di rialzarsi".

"Cari sportivi - ha proseguito il Pontefice -, la Chiesa vi affida una missione bellissima: essere, nelle vostre attività, riflesso dell'amore di Dio Trinità per il bene vostro e dei vostri fratelli. Lasciatevi coinvolgere da questa missione, con entusiasmo: come atleti, come formatori, come società, come gruppi, come famiglie".

"Il binomio Trinità e sport non è esattamente di uso comune, eppure l'accostamento non è fuori luogo. Ogni buona attività umana infatti porta in sé il riflesso della bellezza di Dio e certamente lo sport è tra queste. Del resto Dio non è statico, non è chiuso in sé, è comunione, viva relazione tra Padre, Figlio e Spirito Santo, che si apre al mondo".

"Ecco perché lo sport può aiutarci a incontrare Dio Trinità, richiede movimento dell'io verso l'altro, certamente esteriore, ma soprattutto interiore. Senza questo si riduce a sterile competizione di egoismi”.

“Pensiamo ad un'espressione che in lingua italiana si usa comunemente per incitare gli atleti durante le gare, gli spettatori gridano 'dai', forse non ci facciamo caso, ma è un imperativo bellissimo, quello del verbo dare. E questo può farci riflettere, non è solo un dare una prestazione fisica, ma un dare sé stessi. Si tratta di darsi per gli altri per la propria crescita, per i sostenitori, per i propri cari, per i collaboratori, per il pubblico, anche per gli avversari. Se si è veramente sportivi questo va al di là del risultato”.

Infine, citando Papa Francesco, l’augurio per tutte le atlete, gli atleti, dirigenti e volontari delle tante associazioni sportive coinvolte: “Amava sottolineare che Maria del Vangelo ci appare attiva il movimento, perfino di corsa, pronta, come sono i padri e le mamme, a soccorrere i suoi figli. Chiediamo a lei di accompagnare le nostre fatiche e i nostri slanci – ha concluso Papa Prevost -, e di orientarvi sempre al meglio, fino alla vittoria più grande: quella dell'eternità, il campo infinito, dove il gioco non avrà più fine, e la gioia sarà piena”.

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