Tapp: "Possiamo fare bene e sono entusiasta di iniziare ad integrarmi con la squadra”

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Di Redazione

Hannah Tapp è a Bergamo.

La centrale americana, dopo il lungo percorso estivo con la Nazionale americana, è volata in Italia per indossare la maglia della Zanetti Bergamo.

Pronta a iniziare la nuova avventura, a conoscere la città, le nuove compagne, il nuovo allenatore. Curiosa e decisa a prendere molto da questa esperienza ma anche, e soprattutto, a dare molto alla sua nuova squadra. Al punto di ammettere di aver detto sì a Bergamo perché “Volevo aiutare il club a ritrovare se stesso e a iniziare una nuova era nel Campionato italiano. Voglio costruire qualcosa”.

La scorsa stagione ha vestito la maglia de Il Bisonte Firenze. Un infortunio l’ha costretta a lasciare l’Italia al termine del girone di andata. Per lei è poi iniziato un lungo cammino. Ce lo racconta…

“Ho lavorato con la  Nazionale dal mio ritorno negli Stati Uniti, a fine gennaio, fino a una settimana fa. Dopo l’infortunio al ginocchio che mi ha costretto a lasciare il Campionato italiano e l’intervento, mi sono allenata tutti i giorni con lo staff e Karch Kiraly fino a quando tutto il resto del gruppo è ritornato alle proprie squadre pro.

E’ stata un’estate di lavoro, in cui mi sono ritagliata qualche fine settimana per volare a casa in Minnesota dalla California, dove mi stavo allenando. Non ho mai avuto più di un paio di giorni di vacanza: volevo essere sicura di essere completamente pronta per la nuova stagione, quindi non mi sono presa un po’ di tempo libero, non ho mai voluto staccare.

La mia settimana era programmata in questo modo: lavoro atletico e sulla forza il lunedì, martedì e giovedì, yoga il mercoledì e lavoro tecnico tutti i giorni”.

Hai lavorato con il gruppo che ora è in Giappone per i Campionati Mondiali. Dove può arrivare la tua Nazionale?

“Secondo me le ragazze sono molto ben preparate e si batteranno alla grande. Sono emozionata per loro e so che possono puntare alla vittoria”.

Che cosa provi arrivando a Bergamo?

“Sono emozionata! Sicuramente ci sono un sacco di incognite arrivando in una nuova squadra e in una nuova città, ma sarà un’avventura. Possiamo fare bene e sono entusiasta di iniziare a integrarmi con la squadra”.

Ecco, appunto, integrarti con le compagne. Arrivi già atleticamente pronta, ma quanto ci vorrà per entrare negli schemi della squadra?

“E’ sempre una sfida iniziare a lavorare con nuove compagne e un nuovo allenatore. Ma è una buona sfida, che aiuta a crescere. Ovviamente spero che non sarà difficile adattarsi, ma non posso aspettarmi nulla e devo farmi trovare pronta”.

Hai già parlato con Bertini? Sai qual è la sua filosofia di gioco?

“Sì e sono entusiasta di lavorare con lui. È un allenatore che ha già fatto bene e quello che ho visto affrontandolo da avversaria mi è sembrato un buon lavoro. Non vedo l’ora di provare i suoi metodi”.

Qual è stato il momento migliore nella tua carriera fino ad ora?

“Proprio l’altro giorno in palestra, nel mio ultimo allenamento. Cerco sempre di migliorare, magari anche se solo del 1% dal giorno prima. Ma oggi mi sento meglio di quanto lo fossi in passato; quindi questo è il punto migliore della mia carriera: Ora. Spero che domani sarà ancora meglio”.

Qual è la prima cosa che vuoi fare a Bergamo?

Allenamento. Sul serio. Mi piace molto allenarmi e giocare, è per questo che faccio quello che faccio”.

Cosa ti mancherà di più di casa?

“La famiglia. I miei nonni stanno invecchiando e l’unica cosa che non mi piace del giocare oltreoceano è non poter passare le vacanze con loro. Mi mancherà il Natale con i miei parenti”.

Hai un idolo sportivo?

“Tutti i giocatori della Nazionale femminile degli Stati Uniti. Mi spingono e mi ispirano tutti i giorni. Sono così grata di avere il loro sostegno e la loro guida”.

Chi è la tua migliore amica nel mondo della pallavolo?

“Mia sorella Paige e Sarah Willhite. Giochiamo insieme da 7 anni ormai, dal liceo al college alla nazionale”.

Qual è la tua migliore qualità?

“Mi piace trovare il lato divertente in ogni situazione. Vedo la gioia in tutto”.

E il tuo peggior difetto?

“Sono una perfezionista”.

Qual è l’ultimo libro che hai letto?

“L’ambiente giuridico del business: un approccio critico di pensiero”.

Cosa ti piace fare nel tuo tempo libero?

“Stare con la mia famiglia e gli amici”.

Cosa ti annoia?

“Non avere niente da fare o persone con cui parlare. Sono cresciuta con una gemella, perciò la solitudine mi annoia”.

(Fonte: comunicato stampa)

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Lagonegro in A2, ‘Cantagallizzata’ da Diego Cantagalli: un vizio di famiglia

Sale in Zucca

Resti incantato non dalla sua forza d’animo, ma proprio dalla severità con cui colpisce la palla e tramortisce avversari. È stato così per tutta la stagione regolare, alla Rinascita Lagonegro, fin quando ha occupato il posto fisso di top player e l’ha Cantagallizzata. Un vizio di famiglia, dirà qualcuno. Bravo Diego, aggiungo io, che brindo alla promozione in A2 non solo di una squadra che ha saputo giocarsi molto bene le proprie carte ai playoff, liquidando la pratica finale nel giro di tre gare secche e ai danni di Acqui Terme, ma del Diego Cantagalli che è tornato ad essere uomo del fare e posto due di riferimento della categoria con 579 punti e da leader indiscusso della classifica individuale.

“Abbiano fatto un percorso travagliato, ma incisivo, che col tempo si è rivelato utile ai fini del finale di stagione. All’inizio non siamo andati troppo bene. Credo forse un tema di assestamento, tanto che dopo l’arrivo di Sperotto in regia e di Valdo come allenatore, abbiamo invertito la rotta e abbiamo ingranato”

L’impostazione data da Valdo ha cambiato il corso della stagione.

“È stata una piacevole sorpresa, è stata davvero una rinascita, non solo nel nome della società (ride n.d.r.). Mi piace dirlo, perché la squadra ci ha guadagnato per ciò che riguarda i maggiori stimoli o è cresciuta dal punto di vista della voglia di vincere le difficoltà. Questo switch è stata la nostra arma vincente. Non abbiamo mai pensato di mollare e smettere di credere nella possibilità di ribaltare la stagione a nostro favore”

Si è detto, soprattutto ai playoff, che Lagonegro fosse Cantagallicentrica. Con l’onestà che la contraddistingue, mi dica se è un qualcosa che la imbarazza o che le fa piacere.

“Che io fossi il principale punto di riferimento in attacco è una responsabilità che mi sono preso dal primo giorno e mi ha fatto anche molto piacere esserlo. Quest’anno, parlo a livello personale, è andata molto bene e sono stato in grado, col gioco espresso, di riuscire nell’intento di dare un’impronta a determinate partite”

Essere in A3 è troppo poco per lei. Lo dico io, così non imbarazziamo nessuno.

“Non voglio fermarmi di certo, il sogno di tornare in A2 c’era, ma non solo. Io lavoro perché penso di poter riuscire a tornare in Superlega come ai tempi di Civitanova. Lavoro ogni giorno per questo”

Qui viene fuori il figlio d’arte di Luca Cantagalli. Uno che sa scalare le montagne del volley. Mi permette?

“Certo, il fatto che mio padre mi abbia sempre insegnato che con il lavoro duro si può arrivare dunque è un motivo per spingere ogni giorno ed alzare l’asticella. Mio padre su questo aspetto mi ha sempre insegnato a crederci. Le sue parole sono sempre state dette in questa direzione. È difficile, mi ha sempre detto, ma se lavori prima o poi riuscirai”

La sua carriera non è mai stata facile in tal senso. Non so quanti avrebbero resistito nell’anno di Reggio, con papà allenatore della squadra che subisce un esonero, mentre lei rimane in organico con un nuovo allenatore.

“Intende dire che certe cose possono destabilizzarti? Devi metterlo in conto. Gli ultimi anni sono stati difficili, anche ad Ortona ad esempio non riuscivamo a girare. Ho sempre pensato, anche in questo caso, che la cosa importante fosse legata al fatto che dovessi dimostrare di tenere un profilo basso, abbassare la testa e lavorare”

La parabola ora ha invertito la rotta. Lei è uno dei migliori del campionato a Lagonegro e in A3.

“È un anno davvero meraviglioso e ce lo porteremo dietro tutti. Non pensavo potesse finire così bene”

Ha vinto la pazienza. Quella del pescatore. Uso una metafora che descrive anche una delle sue passioni.

“Riesco ad averne tanta, è vero. Mi piacerebbe restare qui e giocarmi la A2. Il presidente mi ha molto colpito nei momenti di difficoltà. È stato un padre che ha chiesto ai suoi figli di uscire da determinate situazioni. Abbiamo fatto un bel patto tra noi e la società ed è stata una stagione in cui, con pazienza appunto, non abbiamo mollato di un centimetro. In palestra la sfida era costante e l’atmosfera era delle migliori. Spero di poter passare ancora una stagione come questa”

Di Roberto Zucca