SuperLega: Un passo avanti e due indietro. Tornano le retrocessioni, ma a che prezzo?

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Di Redazione

Parrebbe che non esista ancora una vera e propria, definitiva ufficialità, in quanto una effettiva e reale votazione non si sarebbe tenuta, ma il responso ottenuto dai vertici della Lega Pallavolo Maschile, lo scorso venerdì 19 gennaio a Bologna in Assemblea, parla chiaro: a partire dalla stagione 2018-2019 si tornerà alle retrocessioni.

Alla presenza della Presidente De Micheli e di quasi tutte le società, con la sola Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia assente, infatti, è stato esaminato tutto il percorso compiuto dal 2014 ad oggi dalla massima serie della pallavolo maschile in Italia. Un campionato che nel momento della sua indizione si era dato un sistema di regole innovative per lo sport italiano. Un modello apprezzato anche dalle altre Leghe europee, basato in maniera lungimirante su una visione quasi “professionistica” della competizione, organizzato sul modello delle franchigie americane.

Dopo una lunga discussione, sulla base del Regolamento Organico della Lega Pallavolo istitutivo del sistema stesso delle franchigie e che ne fissava anche la scadenza, i club avrebbero concordato a larga maggioranza che dalla stagione 2018-19 saranno reintrodotte le retrocessioni. Come confermato dall’amministratore delegato della Lega, Massimo Righi“Di fatto sono passati quattro anni di SuperLega. Sono stati raggiunti gli scopi fondamentali che fissammo con la creazione delle franchigie, perché le nostre società hanno brillantemente superato la generale crisi economica dell’ultimo decennio. Possiamo orgogliosamente rivendicare di avere raggiunto gli obiettivi: rafforzare la struttura societaria della maggior parte dei club del nostro massimo campionato e sviluppare importanti progetti tecnologici e innovativi, quali il Video Check System, la WebTV pay e i diritti televisivi esteri. Nei prossimi giorni incontreremo la Federazione per illustrare le nostre idee in tema di riforma dei campionati di serie A, idee improntate a condividere obiettivi comuni con la stessa Fipav”.

Ovviamente lasciamo ai lettori la libera valutazione sui fatti in questione: permetteteci, però, di presentare l’iter che ha portato all’attualità… perché anche se esistono sicuramente delle società che hanno interesse nel reintegro delle retrocessioni, si può davvero affermare che questo “passo indietro” sia un pieno successo alla luce degli investimenti sul progetto di SuperLega datato 2014?

Giugno 2014. La nascita del progetto di SuperLega e i suoi parametri…
Risale al termine della stagione 2013-2014 l’idea di creare un nuovo campionato, strutturato sul modello americano delle franchigie. L’intenzione dell’allora Presidente Mosna e di tutta l’assemblea era di proporre una formula innovativa basata su un sistema di licenze e non più sul vecchio (allora… oggi a quanto pare è tornato a essere moderno!) meccanismo delle promozioni e retrocessioni.
La licenza di Superlega venne assegnata a tutte le aventi diritto della stagione successiva, la 2014/15. Per la stagione 2015/16 la prima squadra classificata del campionato di serie A2 avrebbe potuto presentare la domanda di attribuzione della licenza, con l’ulteriore possibilità di una wild card: questa, come prima opzione, poteva essere richiesta dalla società di A2 giunta in finale dei playoff.
Condizione necessaria sarebbe stata quella di dimostrare di essere già in regola con alcuni parametri di qualitàuna valutazione che a posteriori ci sentiamo di dire non sia stata sempre e pienamente accolta con continuità.
L’accordo presupponeva una licenza con una durata di 4+2 anni: al termine della terza stagione, la Lega e la Federazione, come poi è avvenuto, avrebbero verificato la possibilità di prolungare per un altro biennio, dopo 4 anni e fino a 6 stagioni totali, la durata complessiva delle licenze. Un prolungamento, stando a quanto avvenuto a Bologna venerdì scorso e, come confermato con un comunicato, che non avverrà mai.

Secondo l’accordo, la licenza avrebbe potuto subire una revoca attraverso un sistema di controllo di valutazioni coincidenti che, se sommate nell’arco di un biennio, avrebbero generato delle penalità: la classifica, intesa come il piazzamento negli ultimi due posti, il rispetto degli impegni economici, la puntualità dei pagamenti e la questione degli impianti di gioco. Proprio quest’ultimo punto, viene da domandarsi, troverà con la prossima soluzione un netto miglioramento? La capienza, eccetto per i club già depositari di una delega, doveva prevedere per questa stagione 3000 posti, invece… si è fermata a 2400. E se vogliamo disquisire su altri punti e “casi”, tra diritti scambiati e mancati controlli sul numero di spettatori e abbonati dei diversi club, forse, qualcosa si è più volte inceppato…

 

Luglio 2016. Paola De Micheli diventa Presidente
Nel luglio 2016, la presidenza della Lega vede entrare un volto nuovo, quello di Paola De Micheli, eletta a conclusione dell’Assemblea del 20 luglio cui hanno partecipato le società di SuperLega e serie A2 UnipolSai presso lo Zanhotel & Meeting Centergross di Bentivoglio, a Bologna. Quarantadue anni di Piacenza, ricopre il ruolo di Sottosegretario del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Una scelta “particolare”: dopo 19 anni di presidenti espressione delle società sportive, la Lega Volley ha scelto di eleggere un esterno. Una persona che, fatta eccezione per qualche sporadico contatto, non fa parte del mondo del volley e non ha preso parte alla sua storia e allo sviluppo del movimento.

Le sue prime parole erano tese a rafforzare quanto stabilito due anni prima dalla stessa Lega: “L’impegno sarà profuso soprattutto verso l’esterno. Ci spenderemo per potenziare la promozione della pallavolo attraverso tutti i canali possibili, per arrivare a comunicare anche sui media generalisti e non solo con quelli di settore. Un altro caposaldo del mio mandato sarà il rapporto con le istituzioni, dovremo sostenere con forza i piani di riforma dello sport dilettantistico e dell’attività sportiva, attraverso la definizione di un quadro normativo rinnovato e finalmente chiaro, anche con l’utilizzo di misure fiscali a sostegno dello sport”.

Il nuovo Presidente puntava da subito a due tematiche: la revisione dello statuto e un ulteriore impulso alla formazione dei quadri dirigenziali…

 

Il presente. Un passato smentito e incerti scenari futuri
Come detto non pretendiamo certo che esista solo una visione assoluta di questa situazione, ci mancherebbe, e ognuno ha la possibilità di fare le proprie valutazioni: ci sono sempre aspetti positivi e negativi. Inevitabilmente, però, viene da considerare che sia riduttivo pensare come tornando al passato, semplicemente, ogni problema possa trovare una soluzione. Sarebbe tutto davvero troppo facile.

Ogni valutazione definitiva, però, verrà tratta dopo il 2 di febbraio: per ora sembrerebbe che il prossimo campionato si disputerà a 15 squadre, con tutti gli evidenti limiti che questo può comportare in termine di spazi, costi, programmazione e quant’altro.

Due squadre retrocederanno, e questo, magari, nell’immediato potrà anche aumentare il livello della competizione nel nostro torneo, ma viene spontaneo porsi delle domande…

Occorre riflettere sul perché, come troppo spesso accade in Italia, si debba tornare al passato con la presunzione di qualcosa di innovativo dopo un tentativo di guardare al futuro in nome di un importante progetto di crescita e di quell’ottica professionistica che ancora manca, in anni di forte crisi che ha investito il mondo del volley italiano. Franchigie, evoluzione e uno sguardo concreto alle competizioni americane: tutte considerazioni che, dunque, oggi faranno un passo indietro. Un enorme peccato, soprattutto se guardiamo a tutte quelle possibilità a forte rischio di continuità in quel processo di rafforzamento strutturale dei club che era stato avviato, con tutte le ricadute possibili anche nella promozione sul territorio e per la valorizzazione dei giovani.

Occorre capire se il problema si possa tradurre pienamente e solamente nel rimettere le retrocessioni o se, viste le numerose deroghe e permessi concessi, non sia una questione di severità e coerenza. E, forse, un cambiamento potrebbe passare anche dall’applicazione di strumenti rigidi di controllo, per garantire anche una certa stabilità economica ai club…

Occorre, infine, volgere lo sguardo agli effetti “concreti” di questa valutazione. Un criterio di accesso basato nuovamente solo sulle retrocessioni, teoricamente, aumenterà provvisoriamente per tutti il livello della competizione, e di conseguenza potrà imporre maggiori sforzi economici sull’allestimento dei roster, con un conseguente impegno delle risorse che dovrà ridursi in altri settori, quelli strutturali e non occasionali come l’acquisto di uno o di quell’altro giocatore. Risorse economiche che prima potevano essere investite, per esempio, su un miglioramento della visibilità, della comunicazione per le società, sulle strutture o, soprattutto, per la crescita dei settori giovanili. Prendiamo proprio come riferimento i giovani che, con la necessità e la pressione di dover per forza portare a casa “il” risultato, rischieranno di vedere la loro presenza in campo ridursi drasticamente e, soprattutto, questo sarà uguale per tutte le squadre. Quindi, possiamo ragionevolmente pensare che alcuni progetti a loro dedicati potrebbero venire meno nel prossimo futuro, mentre rischia di crescere ulteriormente la nostra attenzione verso l’estero e le sue possibilità “low cost”.

Tra qualche anno vedremo 12 formazioni iscritte, ma chi ha la certezza che le risorse investite per le campagne di mercato permetteranno altrettante solide strutture societarie? Forse valeva la pena dare una nuova possibilità al futuro…

Ai posteri, l’ardua sentenza…

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