Stelle cadenti e buchi neri: perché scompaiono le squadre di pallavolo

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Di Stefano Benzi

Ogni anno è la solita storia e ci troviamo a fare i soliti conti: a chi tocca stavolta? Quale sarà la squadra che scomparirà lasciando il titolo sportivo a qualcun altro? È triste, in un certo qual modo anche frustrante dover perennemente tornare sui soliti argomenti che riguardano il volley maschile come quello femminile, la Superlega come l’A2.

Anni fa non avremmo mai pensato che Bergamo sarebbe stata messa in discussione: il marchio Foppapedretti era di sicuro una garanzia, ma è anche vero che quella orobica è una provincia ricca di aziende e di potenziali sponsor che dovrebbero dimostrare interesse per una realtà d’eccellenza come Volley Bergamo. La buona volontà non basta, le cordate sono una parola buttata lì ma senza alcuna concretezza: occorrono fatti, soldi e persone disponibili non solo in termini di presenza o facciata. Una squadra di volley costa: chi decide di sponsorizzarla non lo fa per il rientro economico, commerciale o di marketing ma solo perché tiene al territorio, al suo tessuto sportivo e alla creazione di qualcosa di bello e pulito, qualcosa che sa di buono.

Piacenza domenica ha lottato con grande coraggio contro Civitanova, e ha perso. I dirigenti stanno mettendo la stessa cattiveria agonistica in una trattativa durissima per mantenere la squadra in Superlega. I tavoli con gli imprenditori piacentini da coinvolgere sono saltati; le voci di coinvolgimento di colossi come la Huawuei o della grande distribuzione che avranno il loro polo logistico a Piacenza sono per l’appunto solo voci. Sentire il presidente della Wixo e amministratore delegato della Wixo LPR Piacenza dire… “abbiamo tante possibilità di iscriverci quante ne avevamo di eliminare Civitanova” fa male al cuore. Pighi è deluso, si sente isolato: e ha ragione. Dev’essere una sensazione orrenda quella di essere a capo dell’avamposto, girarsi e non vedere nessuno che ti guarda le spalle.

Piacenza è eliminata dal tabellone dei play off ma non può essere – così come Bergamo – l’ennesima luce risucchiata dal buco nero del disinteresse di un paese che pretenderebbe il calcio miliardario e le Olimpiadi ma poi non sa mantenere la base ed etichetta tutti gli altri sport che non sono il calcio con una definizione avvilente: dilettanti.

In questo senso porto le parole di un grande professionista, Alessandro Fei: “Piacenza ha la mia parola e il mio impegno – dice l’opposto dei Lupi – se un domani ci sarà ancora una squadra mi piacerebbe poter essere qui, fare il vecchietto e portare il mio contributo di esperienza. Onestamente me lo auguro”.

Ecco un esempio del quale fare tesoro… Giocatori che danno al team tutto il tempo di cui ha bisogno: la squadra non può più attendere tanto a lungo e la pallavolo non può più tollerare un’altra raffica di buchi.

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