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Rosamaria Montibeller: “Il Giappone è un’opportunità per migliorare”

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Mai come in questa stagione il campionato giapponese femminile è sotto i nostri riflettori: a catturare l’attenzione degli appassionati italiani, è sicuramente la presenza di Sylvia Nwakalor, giocatrice della nazionale al suo primo anno con la maglia delle Toray Arrows. Ma la V.League 2023-2024 ha tra le protagoniste anche un’attaccante brasiliana che è molto conosciuta e seguita in Italia grazie alle sue origini e alla militanza in diversi club di Serie A1: si tratta di Rosamaria Montibeller, che dopo le esperienze a Perugia, Casalmaggiore, Novara e Busto Arsizio, ha deciso di accettare una nuova sfida in Giappone per diventare il punto di riferimento offensivo delle Denso Airybees. È su di lei e sulla sua scelta che si concentra la nostra intervista di oggi.

Rosamaria Montibeller Denso Airybees
Foto Instagram Rosamaria Montibeller

Partiamo dal nuovo capitolo della tua carriera. Come mai hai scelto la V.League, e nello specifico le Denso Airybees?

Era già da un paio di anni che ricevevo offerte dal Giappone, e questa volta avevo la percezione che dopo quattro stagioni in Italia era arrivato il momento di cambiare e affrontare nuove sfide in un campionato importante come la V.League, caratterizzato da uno stile di gioco basato sulla difesa. Per me era un’opportunità per provare qualcosa di nuovo, migliorare i miei colpi d’attacco e assumermi responsabilità importanti. Infatti, ora le uniche straniere in squadra siamo io e una palleggiatrice filippina (Julia Melissa De Guzman, n.d.r.): ovviamente a me è richiesto di fare punti. Queste sono le motivazioni che mi hanno convinto ad andare in Giappone. Ho scelto le Denso Airybees sia perché conoscevo già un po’ la storia della società sia perché sapevo di trovare un allenatore brasiliano (Antonio Marcos Lerbach, n.d.r.) che lavora in Giappone da diversi anni e che mi avrebbe potuto aiutare in quest’annata di grandi cambiamenti“.

Quali sono le tue impressioni sulla squadra e sul campionato dopo le prime partite?

In generale, sono stata colpita dalla tecnica delle giocatrici: sanno fare tutto e, pur non essendo altissime, sono estremamente veloci. È un modo di giocare e vedere la pallavolo completamente diverso da quello a cui ero abituata. La mia squadra è molto giovane: tante delle mie compagne sono all’esordio in V.League o comunque alla prima stagione da titolari. Perciò, penso che abbiamo enormi margini di crescita. Ad impressionarmi non sono solo le qualità tecniche ma anche la dedizione delle giocatrici. Passano le intere giornate in palestra, fermandosi anche dopo gli allenamenti per fare del lavoro extra“.

Quanto è difficile giocare con tanta pressione, dal momento che in Giappone tutti si aspettano sempre grandi prestazioni dalle straniere?

In Giappone i club devono ponderare bene la scelta delle straniere, dal momento che nei roster possono essercene al massimo due, di cui solo una giocatrice non asiatica. Dunque, voglio sfruttare al meglio l’opportunità che mi è stata data per mostrare il mio valore e crescere ulteriormente. Giocare sotto pressione per me è ormai un’abitudine. Non lo considero un peso. Anzi è un motivo di orgoglio perché vuol dire avere la fiducia della società ed essere considerata all’altezza di questo compito“.

Rosamaria Montibeller
Foto Instagram Rosamaria Montibeller

Al di fuori del campo, come procede? Parlaci un po’ della vita a Nishio.

Mi trovo molto bene a Nishio. È una città piccola, tranquilla e ben collegata. Mi capita qualche volta di avere difficoltà con la lingua perché non tutti parlano inglese. Tuttavia, le persone sono carinissime e provano ad aiutarti in ogni modo: la loro educazione è qualcosa che ti colpisce fin da subito. Ovviamente mi sto ancora abituando a un modo di vivere e ad abitudini molto diverse da quelle brasiliane o italiane. È uno stile di vita molto ‘easy’ e tranquillo, che adoro. Inoltre, mi piace approfittare dei giorni liberi per conoscere meglio la cultura locale e andare a vedere tutte le attrazioni turistiche che si possono trovare qui“.

La tua famiglia ha radici trentine e da qualche mese hai ottenuto il passaporto italiano. Come definiresti il tuo legame con il nostro paese? Pensi di chiedere anche la cittadinanza sportiva italiana dopo le Olimpiadi di Parigi?

Il mio legame con l’Italia è sempre stato forte. Non solo per le origini trentine, ma anche perché la cultura e le tradizioni della mia città natale (Nova Trento, n.d.r.) sono l’eredità dei flussi migratori provenienti dall’Italia. Perciò, mi sono sempre sentita un po’ italiana e, durante le stagioni in Serie A1, per me era come stare a casa. Per quanto riguarda la cittadinanza sportiva italiana, non l’ho richiesta perché il mio desiderio è di giocare le Olimpiadi di Parigi con la nazionale brasiliana. Non ho ancora pensato a cosa potrei fare in futuro“.

Quando hai lasciato il Brasile per approdare in Italia, ti saresti aspettata di crescere così tanto?

Quando ho lasciato il Brasile, sapevo che approdare in Italia per giocare nel miglior campionato al mondo sarebbe stato un passo molto importante. Ricordo ancora le sensazioni che ho provato al mio arrivo a Perugia: un mix difficile da spiegare a parole perché da una parte c’era l’eccitazione per la prima esperienza all’estero e dall’altra la certezza di essere al posto giusto nel momento giusto. Questa consapevolezza mi trasmetteva energia positiva e tranquillità. A posteriori, posso dire che la mia esperienza in Italia è andata anche oltre alle aspettative. Ho vissuto quattro annate positive e mi sono trovata benissimo ovunque. Un giorno spero di poter tornare per crescere ulteriormente“.

Rosamaria Montibeller Brasile
Foto Volleyball World

In questi anni con la nazionale brasiliana hai ottenuto importanti successi di squadra ma anche personali. Sei soddisfatta del tuo percorso con la Seleçao? C’è qualche momento che ricordi in modo particolare?

Sono molto orgogliosa del mio percorso con la nazionale, dei successi e delle esperienze che ho vissuto da quando a 15-16 anni ho indossato per la prima volta la maglia verdeoro. Sicuramente uno dei ricordi più belli è legato alle Olimpiadi di Tokyo. Prendendo parte a questa competizione e vincendo una medaglia ho coronato un sogno. Anche all’ultimo Mondiale il percorso è stato speciale: la nostra energia poteva essere percepita anche da chi non era in campo e questo è merito di un gruppo forte e solido“.

Dopo le medaglie d’argento a Tokyo 2021 e ai Mondiali 2022, cosa deve fare il Brasile per vincere l’oro a Parigi?

Le Olimpiadi sono una competizione imprevedibile, in cui può succedere di tutto. Quindi, è difficile dire cosa bisogna fare per vincere una medaglia. Sicuramente mi aspetto un percorso durissimo a Parigi, visto che troveremo avversarie forti o in grande crescita. Penso che nel complesso il Brasile sia una squadra giovane, dal potenziale enorme, che può crescere sotto tanti punti di vista (fisico, tecnico, mentale, ecc.). Durante la stagione dei club, siamo in costante contatto con lo staff della nazionale in modo da condividere il nostro percorso e arrivare nel migliore dei modi alla prossima estate“.

Tra il 2017 e il 2018, quando giocavi al Minas, hai vissuto un momento molto difficile della tua vita a causa della depressione. Da dove era nata quella sofferenza? Come si manifestava e soprattutto come l’hai superata?

È difficile indicare quale sia stata la causa precisa che ha scatenato quella sofferenza: probabilmente qualcosa legato ad alcune situazioni personali e soprattutto alla pallavolo. Ero una ragazza giovane, appena esplosa ad alti livelli, che aveva ricevuto le prime convocazioni in nazionale. Ad un certo punto, però, ho passato un momento negativo e non sono riuscita a gestire al meglio le difficoltà, a capire che nella carriera di una giocatrice possono esserci alti e bassi. Così quella situazione mi ha buttato giù. È stata una sofferenza che incideva pesantemente sul mio umore, sul mio modo di essere e sulla mia salute: ero sempre stanca e triste, piangevo, non riuscivo a dormire… Fino a quando ho capito che quello che stavo passando non era normale. Allora ho chiesto aiuto e ho superato il momento difficile“.

Rosamaria Montibeller
Foto Glauber Bassi/Harper’s Bazaar

Cosa fai ora per preservare la tua salute mentale?

Per preservare la salute mentale continuo a fare terapia e sto attenta all’uso dei social network perché talvolta possono diventare un posto crudele. Ora sono più grande e penso di conoscermi meglio, anche grazie alle tante esperienze che ho vissuto“.

Cosa intendi per ‘fare terapia’?

Parlare con un professionista del settore che mi fa vedere quello che succede nella mia vita da un altro punto di vista, mi aiuta a conoscere me stessa, e mi fa capire da dove vengono i miei pensieri, le mie paure o le mie incertezze. Fare questo lavoro con un terapeuta mi ha reso più forte“.

Un’ultima curiosità in chiusura dell’intervista. Quali sono i tuoi sogni e i tuoi obiettivi per il futuro?

I miei obiettivi sono di partecipare di nuovo alle Olimpiadi, indossare la maglia della nazionale brasiliana ancora per un paio di anni, ma anche continuare a vivere di pallavolo e conoscere nuovi paesi e culture. Perché in fondo è proprio questo il bello della mia professione. Inoltre, tra qualche anno mi piacerebbe tornare a giocare in Italia, un paese che amo e rispetto tantissimo. Al di fuori dello sport, vorrei far crescere il mio brand: lo considero più un sogno per il futuro, visto che al momento gli impegni pallavolistici occupano gran parte del mio tempo“.

di Alessandro Garotta

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