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Ricorso respinto, Catania non ci sta: “Grave condotta omissiva degli arbitri”

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Di Redazione

Quella di ieri, per la Farmitalia Catania, è stata una giornata di grandi emozioni positive e negative: da una parte la rabbia per il ricorso respinto dal Giudice Sportivo in merito alla partita persa contro Ortona, dall’altra la vittoria nel recupero contro Lecce che vale il titolo d’inverno. Un traguardo che il presidente Luigi Pulvirenti celebra così: “Il primo posto alla fine del girone d’andata è il giusto riconoscimento al lavoro della squadra, quanto mai meritato soprattutto in considerazione del fatto che negli ultimi dieci giorni siamo stati oggettivamente danneggiati da questioni extracampo. Il nostro auspicio è che questo campionato si possa disputare solo dentro il terreno di gioco, perché sul campo abbiamo dimostrato di meritare il primato“.

La squalifica di Fabroni è esagerata – continua Pulvirenti – non fosse altro perché è stato lo stesso primo arbitro ad ammettere al nostro capitano i continui falli di palleggio, argomentando che non poteva fischiarglieli tutti, non facendolo giocare. Una motivazione sconcertante che lascio alla valutazione di ciascuno, e che oggettivamente ha fatto innervosire il capitano, anche se non certamente in un modo tale da giustificare una tale squalifica, contro la quale abbiamo presentato ricorso d’urgenza. Fabroni, tra l’altro, durante la partita non ha ricevuto nemmeno un giallo“.

Non le manda certo a dire il direttore sportivo Piero D’Angelo, che usa parole forti parlando della sentenza del Giudice Sportivo: “Sull’inammissibilità del reclamo bisogna dire con forza che quanto è accaduto è più grave dello stesso errore tecnico. Partiamo dalla constatazione che l’errore tecnico è evidente e conclamato: il segnapunti sul 9-5 con cambio palla per Ortona non ha chiuso il turno di battuta di Disabato, determinando il caos nel referto, cosa del resto confermata dalle riprese video“.

Tutto quello che avviene da questo momento in poi – continua il ds – è molto grave. Perché è vero che il reclamo, pena inammissibilità, deve essere preannunciato in campo dal capitano, cosa che ovviamente so, avendo giocato per trent’anni in campionati di serie A e B, spesso da capitano; ed è vero che nella concitazione del momento mi sono presentato io, ma il procedimento individua il capitano come attore solo in questo momento, quindi nell’immediatezza del fatto, quando si tratta di registrare il reclamo sul referto. Pertanto, è in questo momento che gli arbitri avrebbero dovuto eccepire l’inammissibilità del reclamo in quanto presentato da me, dovendosi ricordare che si tratta di un fatto futile, perché Fabroni era a pochi metri“.

La conseguenza è semplice e grave allo stesso tempo – spiega D’Angelo –: se, come stabilisce il regolamento, gli arbitri avessero respinto il reclamo presentato da me in quanto doveva farlo il capitano, lo avrebbe immediatamente presentato Fabroni. Invece gli arbitri sono rimasti in silenzio. Perché? Inoltre, quando a fine partita io mi sono recato a confermare il reclamo, chiedendo agli arbitri se dovessi presentare una istanza scritta o firmare qualcosa, ho ottenuto come risposta che non dovevo presentare alcuna istanza scritta e che nn dovevo firmare nulla. Salvo poi scriverlo nel rapporto di gara. Si tratta di una grave condotta omissiva dei due arbitri, che di fatto ha precostituito le condizioni per evitare che il ricorso potesse essere discusso nel merito, in quanto in questo caso sarebbe stato senz’altro accolto“.

La conclusione del ds è lapidaria: “Ciascuno può farsi un’idea precisa della condotta omissiva e in violazione del regolamento commessa dagli arbitri, e del danno arrecato alla nostra società“.

(fonte: Comunicato stampa)

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