Il ricordo del mio amore sotto rete

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Di Stefano Benzi

Avete presente quelle botte di fortuna che ti capitano accanto una volta nella vita e che non passeranno mai più? Avete presente quei treni in corsa che vanno presi al volo e devi correre alla grande per evitare che ti chiudano la porta in faccia? Non so se vi è mai capitato di pensare, con anni di distanza e di riflessione ma anche con un bel po’ di rimpianto, che cosa sarebbe successo quella volta se… Sliding Doors.

I rimpianti sono normali e fanno parte della vita: non ci fossero sarebbe meglio, ma ci sono e bisogna conviverci.

Molti, molti anni fa, ero ancora magro e discretamente giovane mi imbattei in una giovane giocatrice di pallavolo con la quale dopo un paio di interviste nacque una bella amicizia: un sentimento che molto presto si trasformò in qualcosa di più profondo.

Era parecchio più giovane di me, quasi dodici anni, e aveva una gran testa. Nonostante ci dividessero diverse ore di macchina e parecchie centinaia di chilometri riuscimmo a creare un rapporto speciale. Stavamo ore al telefono. Non ci bastava mai… Si parlava di famiglia, lavoro, casini ma anche di film, libri e si andava spesso al cinema: ascoltava musica terribile, quella che lei definiva RnB e che io personalmente detestavo. La portai a vedere diversi concerti, quelli che piacevano a me: rimase sconvolta davanti a Marilyn Manson e devo dire che anche i Killing Joke, gruppo post punk violentissimo, non la trovarono d’accordo. Andò meglio con i Placebo, i Red Hot Chili Peppers, Springsteen e gli Stones.

Ma per ripagarla del mio rock da disadattato sociale fui costretto ad accompagnarla a vedere Biagio Antonacci, Tiziano Ferro ed Eros Ramazzotti. Fu dura.

Vedersi era difficilissimo; il suo calendario era mostruoso e lei si allenava sempre, anche quando era libera: o lavorava con pesi ed elastici, o correva o usciva in bici. Correva significa che faceva almeno 25 chilometri di corsa; usciva in bici vuol dire che rientrava con almeno 75 chilometri nelle gambe. Il massimo del mio sforzo fisico era alzare forchetta e coltello. Lei era bella, magra e solare: io grosso, goffo e perennemente incazzato.

Aveva modi eleganti e gusti raffinati, la chiamavo Principessa; lei trovava molto divertente il soprannome che gli amici mi avevano affibbiato quando dopo un terribile incidente di moto ingrassai spaventosamente, cinghiale, poi diventato Otto, diminutivo di cinghialotto.

Riuscimmo, non so come, a fare anche una vacanza: io, nonostante sia genovese, odio il mare. Mi ustiono anche all’ombra con la protezione 50: la salsedine mi ammazza, sopravvivo solo in acqua dove posso resistere anche quattro ore pur di non stare al sole, ma quando scopri che il sole ti ustiona anche peggio quando sei a mollo esci che sei da ricovero. Ho proposto Vienna, Praga, Londra, Edimburgo e tutta la Scozia, un tour in moto di Danimarca e Scozia. Persino una crociera… a mie spese. Vinse lei: Rodi.

Nonostante la protezione da bebé dopo due giorni ero dal medico, il terzo in ospedale dal quarto non uscii di casa e lei pazientemente mi spalmava un impiastro di uovo e acido ialuronico con le garze. In pochi giorni scrissi un bellissimo racconto che si intitolava “Volley Dreamer”: parlava di lei, dei suoi sogni di pallavolo di quando era ragazzina e di come arrivò alla pallavolo professionistica. Lo presentai a un concorso e vinsi.

Tre mesi dopo la vacanza ci vedemmo a cena e parlammo: ci ritrovammo entrambi d’accordo nel dire che non era più possibile un rapporto del genere… ci si voleva davvero molto bene ma non ci si vedeva mai, si stava male, c’era molta gelosia da parte di entrambi e ognuno dei due probabilmente pensava che l’altro, senza tutta quella zavorra avrebbe trovato la persona giusta.

Sono passati anni e ancora oggi provo grande tenerezza nel pensare al mio amore sotto rete: lei ha avuto diverse storie importanti ma nessuna decisiva. Io ho avuto due figli e altrettanti matrimoni: al momento ho due gatti che alla pallavolo preferiscono l’hockey con qualsiasi oggetto trovino sul pavimento. Il rimpianto nasce spontaneo ma viene subito sormontato dal buon senso: è andata come doveva andare.

In tanti mi hanno chiesto chi è… non lo sa e non lo saprà mai nessuno: il mio amore sotto rete resta un segreto del nostro spogliatoio dove conservo ancora la sua prima maglia da titolare… quattro scambi e un punto.

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