Parla il Prof. Pedullà: “Subito Coppa Italia e salvezza. Poi punteremo in alto”

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Di Redazione

Il volley è uno sport che, più di altri, insegna a valorizzare le svolte e i cambi di scena: una palla regalata può risultare utile per il contrattacco decisivo. A Monza quest’anno, sponda Saugella Team Monza, le svolte sono state enormi. A Luciano Pedullà, per sua stessa ammissione, piace allenare, ma verrebbe forse più facile dire che ama insegnare pallavolo. Il suo soprannome, “Professore”, parla infatti per lui. Quest’anno il campionato Italiano ha deciso di non privarsi di lui, che ha scelto così di prendere in mano la squadra del Consorzio Vero Volley. Una compagine che a giudicare dal roster allestito durante il volley mercato non è destinata a mantenere l’etichetta di “scommessa”.
Alla vigilia della prima giornata di campionato, abbiamo voluto intervistarlo.

Quali sono le sue impressioni dopo questi primi mesi a Monza?
“Tracciare un bilancio sulla squadra non è facile, in quanto è forse troppo presto. Abbiamo fatto molto bene in tutte le amichevoli che abbiamo disputato, ma essendo proprio amichevoli, ne terrei conto relativamente. Credo che il Vero Volley sia una realtà che regala stimoli importanti. Sento l’affetto e l’interesse intorno alla squadra da parte di tutti: tifosi, società e tutti gli addetti ai lavori. Un ambiente come questo mi ha aiutato a inserirmi facilmente, e sono contentissimo di questo”.

C’è molta aspettativa per la vostra stagione visto l’eccellente mercato. Sente pressione?
Il Direttore Sportivo Claudio Bonati ha lavorato molto bene, è vero. La pressione maggiore è sempre quella di vincere, ma ogni partita è una storia a sé. Le pressioni dobbiamo crearcele noi per potere arrivare a risultati importanti: non solo quelli finali, ma anche quelli lungo il percorso. Noi viviamo bene questo interesse che c’è nei confronti della squadra, sperando che possa portare anche molto pubblico”.

Come giudica i vostri avversari?
“Sarà un campionato interessante. Vedo Novara e Conegliano un passo avanti. A mio avviso il salto di qualità lo ha fatto chi ha lavorato bene sulla battuta e sul palleggio: ricordiamoci che queste due compagini possono contare su Skorupa e Wolosz, con una batteria di attaccanti notevoli e una panchina competitiva. Sotto vedo un gruppo di squadre pronte a inseguire, all’interno del quale inserisco Scandicci, che ha investito molto, e che può contare su Haak, una giocatrice che mi piace molto. Noi ci inseriamo nel gruppo di squadre sotto di queste, con l’intenzione di fare numerosi sgambetti alle prime della classeVedremo poi se in partita, o anche in classifica”.

Quanto sarà importante la Regular Season per arrivare pronti alla fase playoff?
Negli ultimi anni i playoff hanno spesso ribaltato i verdetti della Regular Season, un dato che deve far riflettere. E’ anche vero che una squadra che riesce a trovare gli equilibri nella prima parte della stagione, parte avvantaggiata. Da parte nostra ho cercato di sviluppare e modellare caratteristiche che ci permettano di raggiungere i primi obiettivi: coppa Italia e salvezza, per poi puntare più in alto”.

Quanto sentiva di doversi rimettere in gioco dopo l’allontanamento da Novara?
“Monza per me non è una rivincita, bensì un piacere a 360°. Lavorare in serie A mi diverte perché a questi livelli un allenatore prova a elaborare un gioco per la propria squadra. Essere in un ambiente come questo, che ho spesso sfiorato in passato, è appagante. Nei miei obiettivi c’è quello di arrivare ad una vittoria importante, e lo farò con tutte le mie forze. Sento che questo posso farlo a Monza, e sono sicuro di non dovere dimostrare niente a nessuno. Quando arrivai a Novara in condizioni non ottimali, la portai in ambito Internazionale, facendola conoscere non solo ai procuratori e alle giocatrici straniere, ma anche agli allenatori stranieri. Reputo di avere contribuito alla crescita del nome della società. Per questo Monza non è una rivincita”.

Perché nel volley ci si dimentica spesso degli allenatori che vincono?
“Si tratta di un discorso relativo a tutto il mondo dello sport: spesso gli allenatori non ricevono il giusto riconoscimento. Molte volte capita di vincere, eppure al primo fallimento vieni visto alla deriva. Noi allenatori dobbiamo sempre, per dovere, metterci in gioco. Non è obbligatorio che ci debba essere riconoscenza, ma credo che esista un trend non sempre positivo. Stefano Lavarini è un grande esempio: in Italia non è stato pienamente valorizzato, mentre in Brasile stanno già apprezzando la bontà del suo lavoro”.

Cosa vuole fare Luciano Pedullà da grande?
“Vincere lo scudetto…!”

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