Nella testa di Giovanni Guidetti: "Finché posso resto al Vakif, ma in Italia ci tornerei"

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Di A.G.

Nello sport odierno è difficile assistere a storie di fedeltà e continuità che si trascinano per anni. Progetti tecnici, riguardanti giocatori e allenatori, difficilmente tendono a durare per più di due o tre stagioni. O anche meno se l’obiettivo del risultato, non raggiunto, diventa ossessione e unica stella polare per giudicare un lavoro. Nella pallavolo esistono pochi esempi di longevità, ma tra questi troviamo sicuramente l’esperienza di Giovanni Guidetti sulla panchina del VakifBank Istanbul.

La carriera del tecnico modenese, però, non è riassumibile soltanto dalla parola “fedeltà”, quella data al club campione del mondo “suo” dal 2008. Stiamo parlando di uno degli allenatori più vincenti ed apprezzati dell’intero palcoscenico internazionale, capace di proporre un gioco dall’identità molto chiara.

La sua continuità ad un livello così alto per un periodo di tempo così lungo può essere spiegata solo tramite la mentalità vincente che cerca di trasmettere alle giocatrici: la voglia di non accontentarsi mai, di essere sempre pronto a nuove sfide più o meno difficili lo ha contraddistinto in tutta la carriera e lo ha fatto emergere come il miglior allenatore dell’ultimo decennio. Chiamatelo pure l’Harry Potter dei taraflex europei e mondiali. Perché continua a sfornare magie a ripetizione, e perché ormai quando lo vedi aggirarsi a bordocampo all’inizio di una finale, sai già che stai per vedere l’ennesimo capitolo vincente della stessa saga.

Partiamo dal presente. In attesa della finale dei playoff del campionato turco, si ritiene soddisfatto della stagione del suo VakifBank?

Direi di sì. È stata una stagione in cui abbiamo ottenuto ottimi risultati, nonostante diversi cambiamenti. Abbiamo perso due giocatrici importanti come Naz Aydemir e Godze Kirdar e investito sulle giovani, ma nonostante ciò siamo riusciti a vincere un Mondiale per Club e raggiungere la semifinale di Champions League. Ora siamo pronti ad affrontare la finale di campionato con l’Eczacibasi”.

L’eliminazione in semifinale di Champions League contro Novara fa ancora male? Cosa vi è mancato nel momento decisivo del Golden Set?

Il grosso rammarico è per la partita di Istanbul, in cui le ragazze hanno pagato l’inesperienza: troppo tese e sotto pressione. Non ho nulla da recriminare per il match di ritorno. Nel momento decisivo del Golden Set le nostre avversarie sono state più brave e fortunate, ma non posso dire nulla alle mie giocatrici, visto che hanno giocato con la giusta determinazione e ribaltato il risultato dell’andata contro una squadra fortissima come Novara”.

Istanbul è una delle metropoli più centrifuganti del mondo. Come si vive lì?

Ad Istanbul si fa tutto di fretta. È una città straordinaria, ti offre qualsiasi tipo di comodità. Il traffico però non ti fa arrivare mai in tempo, ma dopo un po’ però ci si abitua e lo si riconosce come un piccolo prezzo da pagare per avere la fortuna di vivere qui. Ho visto tante città, da Londra a Chicago, da New York a Tokyo, da Pechino a Shanghai: Istanbul ti offre tutto quello che ti offrono le grandi metropoli del mondo insieme al fatto che in questa città ci sono sei squadre di pallavolo femminile di serie A e quattro di pallavolo maschile tra le migliori d’Europa. Non esiste città al mondo con queste caratteristiche pallavolistiche, unite a una metropoli dove non c’è niente che non si possa trovare e niente che non si possa fare”.

Sono ormai 10 stagioni che guida con successo il VakifBank. Si può dire che in Turchia, rispetto all’Italia, ci sia più pazienza e si lascino lavorare al meglio gli allenatori? 

Il tempo passa, ma la cosa più importante da dire è che la mia prima stagione al VakifBank, per tanti piccoli motivi, è stata molto difficile. Qualsiasi altro club al mondo mi avrebbe cacciato con infamia; qui invece hanno riconosciuto il mio lavoro nonostante gli scarsi risultati sportivi della squadra e mi hanno dato la possibilità di continuare a lavorare. Alla fine, il VakifBank è salito sul tetto d’Europa per quattro volte diventando uno dei club più rispettati, stimati e ben strutturati dell’intero panorama pallavolistico mondiale. Una grande società deve dare fiducia al proprio tecnico, permettendogli di lavorare al meglio e scegliere le giocatrici. In Italia succede spesso che si costruisce la squadra prima di scegliere l’allenatore, ma questo è l’errore più grande che si possa commettere”.

All’estero esiste sempre più richiesta di una conduzione tecnica italiana. Come mai?

È una tendenza che non vediamo solo nel volley, ma anche in altri sport. In Italia c’è il campionato di pallavolo più bello al mondo, dove si possono ammirare le migliori giocatrici in circolazione: gli allenatori italiani hanno la possibilità di crescere e migliorare allenando queste campionesse per poi esportare la loro esperienza all’estero”.

Tornerebbe mai in Italia?

Perché no? Mi trovo molto bene ad Istanbul e penso di essere nel miglior club al mondo come storia recente, disponibilità economica, attrezzature, organizzazione e staff. Fino a che avrò la possibilità di rimanere al VakifBank, non cambierò squadra. Tuttavia, quando le nostre strade si separeranno, guarderò subito all’Italia perchè il mio obiettivo è stare dove c’è la pallavolo di più alto livello”.

Dal 2017 ricopre l’incarico di CT della Turchia. Quali motivazioni l’hanno spinta ad accettare questa sfida?

La famiglia. Mi trovavo molto bene in Olanda, dove ho avuto la possibilità di allenare una Nazionale forte che ha vinto una medaglia di argento al Campionato Europeo e ottenuto il quarto posto alle Olimpiadi: non potevo sperare di fare meglio in soli due anni. Tuttavia, quando mi è arrivata la proposta di diventare CT della Turchia, ho colto l’occasione al volo visto che ero diventato da poco papà: le priorità non erano più le mie ambizioni, ma stare vicino a mia figlia e mia moglie”.

Volley Nations League, torneo di qualificazione olimpica ed Europeo: quali sono i vostri obiettivi per la prossima estate?

Sicuramente il torneo per la qualificazione alle prossime Olimpiadi è un appuntamento molto importante, anche se sappiamo che sarà difficilissimo andare in Cina ed avere la meglio sulle padrone di casa. In VNL cercherò di provare diverse giocatrici e soluzioni tattiche in vista dell’obiettivo principale della nostra estate: ottenere una medaglia all’Europeo”.

La Turchia è una delle nazioni che ospiteranno il prossimo Campionato Europeo. Il fattore campo metterà più pressione o sarà più una spinta per la sua Nazionale?

Credo che dovremo confrontarci con entrambi gli aspetti. Ci sarà molta pressione visto che in Turchia la gente ha grandi aspettative per questa Nazionale, ma allo stesso tempo sappiamo che i tifosi ci daranno una grande spinta per raggiungere il nostro obiettivo”.

Quali sono i suoi sogni nel cassetto per il prosieguo della carriera da allenatore?

Ho il sogno perenne di migliorare e diventare più bravo di quello che sono. È un sogno che coltivo giorno dopo giorno lavorando duramente. Spero di vincere il più possibile e perciò non guardo mai al passato ma solo agli obiettivi futuri”.

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