Mazzone ai Mondiali da titolare: "A 12 anni volevo smettere, ora cerco una finale iridata nella mia Torino"

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Di Redazione

Finalmente ci siamo. Domenica comincia a Roma il Mondiale del volley che finirà al PalaAlpitour e tra i 14 azzurri del ct torinese Chicco Blengini c’è chi, più di ogni altro, non vede l’ora.

Daniele Mazzone, 26 anni e 209 centimetri da sfruttare sotto rete, di buoni motivi ne ha almeno tre: è tra i pochi che suda ormai da 4 mesi, è al suo primo grande torneo da titolare ed è l’unico che le finali le potrebbe davvero giocare in casa: «Sono nato a Chieri, ma ho sempre vissuto a Madonna della Scala, frazione di Cambiano. Poi ho cominciato a girare l’Italia e dai miei torno, nemmeno sempre, per le feste comandate».

Adesso potrà farlo cercando l’oro mondiale. Bello, no?
«Un sogno. Mi sento nelle condizioni ideali per inseguirlo, con il giusto mix di esperienza e di forma fisica».

Dicono che tenda a sottovalutarsi. Conferma?
«Sì, ho fatto passi avanti ma continuo a lavorarci. Da ottobre a Modena mi allenerà Velasco, che ha scritto la storia insistendo come pochi sulla mentalità. Mi aiuterà molto».

Torniamo a Torino: già stato al PalaAlpitour?
«Mai. In compenso, conosco bene il Ruffini. Feci anche il raccattapalle per un’Italia-Cuba. Era il 2008, ero già lungo come Mastrangelo».

E giocava da un po’…
«Sì, però a 12 anni stavo subito smettendo. Il Chieri non poteva tesserarmi e non mi ricordo perché. Mi allenavo e basta, mi stavo scocciando e pensavo alla pallanuoto. Poi, per fortuna, il mio primo tecnico mi convinse a continuare. Si chiama Gabriele Bocca, adesso fa il giardiniere».

Altri coach da ringraziare?
«Due ct. Torinesi pure loro. Berruto mi ha lanciato in Nazionale nel 2013 quando tecnicamente non me lo meritavo ancora. Inattesa è stata anche la chiamata di un anno fa di Blengini, dopo aver saltato la World League».

Era riserva, è titolare: complimenti.
«Grazie, ma il reparto-centrali è l’unico ad aver dovuto cambiare rispetto all’argento di Rio. Fuori Birarelli e Buti causa l’età, più Piano andato sotto i ferri. Poi, certo, Anzani ed io il posto nell’ipotetico sestetto ce lo siamo conquistato».

Da quando ci sta lavorando?
«Dall’8 maggio. E ci metto dentro un compleanno festeggiato in aereo volando tra Argentina e Giappone e gli ultimi due mesi a Cavalese che valgono due anni perché continui a chiederti quando arriva il Mondiale».

Eccolo: chi è il suo favorito?
«La Russia che ha vinto la Nations League è fisicamente impressionante».

E l’Italia?
«Pronta. Farà di tutto per arrivare tra le sei di Torino. E poi… la squadra di casa dà sempre qualcosa in più come dimostrato dalla Polonia mondiale nel 2014 e dal Brasile oro olimpico nel 2016. Speriamo di non essere noi l’eccezione».

Torino vi aspetta, vorrete mica deluderla?
«Al contrario. Questa Nazionale vuole farla esplodere di entusiasmo. E poi, io ho famiglia e amici che dal 26 mi aspettano».

Hanno già i biglietti?
«I miei ne hanno presi cinque. Ci sarà anche mio fratello Paolo, classe 1996, anche lui centrale. Dopo aver giocato in A2 a S. Croce è tornato a casa, nel Parella di B. E ho un appuntamento con Martina, la mia fidanzata. Quest’estate non abbiamo fatto ferie perché abbiamo messo su casa a Modena. A lei resta una settimana e se l’è presa per le finali torinesi: non posso non esserci io!».

(Fonte: La Stampa)

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