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Marco Gaspari rende onore a Conegliano: “Ha vinto la squadra più forte” (VIDEO)

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Per quanto possibile, dopo una Gara 5 di Finale Scudetto persa, c’è più riconoscenza che delusione nelle parole di Marco Gaspari. Nonostante l’impresa mancata e il prolungarsi del suo personale tabù-finale (ha giocato e perso 5 sfide per il tricolore da primo allenatore), il tecnico della Vero Volley Milano appare sereno a fine partita e rende innanzitutto merito alle avversarie: “Credo che abbia vinto la squadra più forte. Noi speravamo che vincesse quella più determinata, e ci abbiamo provato in ogni modo. Ho avuto delle ragazze stupende, un gruppo fantastico, mi spiace soltanto perché ci meritavamo di far sì che da un’impresa nascesse qualcosa di unico“.

L’ingresso di Alexa Gray ha deciso la sfida del Palaverde: “La panchina lunga mi sembra che a Conegliano non mancasse – sorride amaro Gaspari – e anche di qualità. Io Alexa ho avuto anche il piacere di allenarla e oggi ha giocato una partita mostruosa. Peccato per il secondo set, in cui non siamo riuscite ad arginare la loro veemenza e non abbiamo approfittato di qualche situazione in maniera migliore: non abbiamo fatto grosse sciocchezze, ma non siamo riusciti a essere cinici, e con loro queste cose si pagano. Poi la loro fisicità è stata la chiave, oltre alla qualità tecnica. Noi ci abbiamo messo tutto, si è visto anche nel final edel quarto set, siamo stati sempre lì, ma in Gara 4 e Gara 5 loro sono stati eccezionali anche in difesa, oltre che in attacco“.

Prevale comunque l’orgoglio nelle parole del tecnico di Milano: “Io non vivo di rimpianti, perché si vive molto male. Cerco di far sì che i rimpianti non ci siano. Ci sono state delle opportunità, sfruttarle tutte contro Conegliano non è facile, però credo che l’abbiamo messa in discussione e questa alla fine è una piccola vittoria. Mi prendo l’argento e ne vado orgoglioso: aver eliminato una Casalmaggiore ‘on fire’, una Scandicci che tutti davano per favorita e una Conegliano che aveva iniziato anche un pochino a temerci è tanta roba“.

di Eugenio Peralta

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