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Luigi Randazzo: "Con Padova dimentico il Mondiale in nome di una grande stagione"

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Di Roberto Zucca

Lo scorso anno è stato quello della maturità, acquisita e dimostrata attraverso un processo che lo ha portato ora a vivere l’anno della responsabilità. Luigi Randazzo si prepara a vivere la seconda stagione a Padova con la consapevolezza che l’asticella nei confronti delle sue performance si è notevolmente alzata:

“Lo vivo come un anno assolutamente normale. Cercherò di farmi trovare pronto ma non sento delle responsabilità particolari se non di fare il mio lavoro come ho sempre fatto qui a Padova”.

Lo scorso anno è arrivato a Padova con il chiaro obiettivo di giocare.
“Ed è stato un anno molto proficuo in questo senso. Padova è una società che investe nei giovani e io volevo solo la mia occasione per dimostrare che in Superlega potevo giocarmela sempre e comunque. Si è creato subito un bellissimo legame con tutti i componenti della squadra e quest’anno puntiamo a fare meglio”.

Prima avversaria, proprio la sua ex squadra, Civitanova. Sente ancora il peso della sfida?
“No, la vivo come se fosse una forte avversaria, ma al pari delle altre. Ho dichiarato spesso che ho chiesto io di poter essere collocato altrove per il desiderio di giocare e non mi sono affatto pentito della scelta”.

Più volte durante l’anno ha dimostrato che di questa Padova si è proprio infatuato.
“Beh si, mi trovo molto bene. Non solo la società, molto presente e molto vicina sotto tutti i punti di vista, ma anche i compagni di squadra e la città così vicina alla pallavolo è assolutamente da vivere”.

Pochi giorni fa l’eliminazione della sua nazionale dal Mondiale. Effetto delusione passato?
“Impari a fartela passare più che altro! La delusione è stata tanta perché in fondo sono stati mesi bellissimi ma intensissimi, a partire dall’estate a Cavalese. Ci aspettavamo di più da questo Mondiale, è vero, soprattutto dopo la prima fase giocata molto bene”.

C’è stata secondo lei un’eccessiva pressione sul fatto che l’Italia dovesse vincere questo Mondiale?
“Io non credo che sia una questione legata alla pressione ma al fatto che c’erano delle squadre veramente forti con cui non sarebbe stata semplice giocarsela. Il fatto di giocare in casa la competizione non elimina la bravura delle avversarie. Supporta sì, ma non da diventare un alibi”.

Che effetto le ha fatto la popolarità di quelle settimane?
“Nessuna. Era piacevole vedere che tutta quella gente era lì per noi e che milioni di persone ci seguissero in tv. Ma tutto ciò non ha alterato assolutamente la percezione di ciò che sono e del mio lavoro. Adesso sono tornato ad essere semplicemente Luigi Randazzo, atleta di Padova, che deve proseguire con il lavoro iniziato lo scorso anno in questa bellissima squadra”.

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