L’incessante e rumoroso silenzio delle elezioni in Sicilia

DATA PUBBLICAZIONE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti
SHARE
SHARE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti

Di Redazione

Qualcosa ancora non torna. In un periodo in cui in Italia sta diventando abitudine scontrarsi con esiti di dialoghi ed elezioni poco costruttivi, anche il mondo sportivo a volte non sa come distinguersi da vicende poco limpide. E’ il caso della situazione della Federazione Italiana Pallavolo e della sua rappresentanza in Sicilia, comitato regionale che il prossimo 9 giugno tornerà a votare per l’elezione del suo nuovo consiglio. Un’elezione avvolta in un alone di silenzio, quasi come se non fosse necessario parlarne… per non turbarne lo “status quo”.

L’unica comunicazione che si potrebbe definire tale sul portale istituzionale della Fipav Sicilia è datata, ormai, 15 maggio. Nel documento si accenna alla convocazione da parte del Commissario Straordinario Giuseppe Manfredi (già Vice-presidente della Federazione) di una Assemblea Straordinaria Elettiva per il rinnovo delle cariche federali decadute.

Si torna nuovamente al voto, dunque. Una cosa buona e giusta, se non fosse che la situazione molto incerta dell’Isola si trascina galleggiando dallo scorso giugno, in un movimento dove chi denuncia è sempre stato “murato”, punito e penalizzato.

Per delineare al meglio questa “strana vicenda”, abbiamo voluto sentire il parere di Paolo Bitto, ex Revisore dei Conti della Fipav Sicilia, il quale lo scorso settembre ha ricevuto dal Tribunale Federale una pesante sospensione di 15 mesi da ogni attività federale.

Per dovere di cronaca, ricordiamo che la causa affondava le proprie radici in una denuncia da parte di Bitto presentata alla magistratura siciliana e romana, relativa a fatture per rimborsi non specificati e per debiti pari a 160 mila euro. Nel giugno 2017, infatti, Paolo Bitto aveva ufficializzato la propria “irrevocabile volontà” di dimettersi perché, esplicitamente, non era “stato messo in condizione di operare da Revisore”.

Come procede la sua situazione? Ha deciso di separarsi definitivamente dalla pallavolo?
“Già dopo la prima condanna avevo deciso di uscire da questo mondo”.

 Nessuno parla delle elezioni Fipav in Sicilia del 9 giugno. Non le sembra strano?
“Viene tracciato il percorso che aveva messo in piedi il vicepresidente Manfredi per trovare un candidato condiviso, che potesse soddisfare le esigenze di tutto il territorio: evidentemente è riuscito a trovarlo, e oggi danno tutto per scontato. E’ una forma di democrazia un po’ particolare, diciamo, dove formalmente si aprono le candidature, ma alla fine si trova una persona per far convergere tutto il movimento su di essa. Si “eliminano” con squalifiche tutti quelli che possono intralciare questo percorso, e alla fine – ovviamente – ti ritrovi senza competitor. Il grosso problema delle società siciliane è che non amano il cambiamento, perché spesso si vendono per le briciole. Questo è il sistema”.

 Tutto procede a rilento…
“Il problema è che si ottengono i risultati con i metodi che vengono utilizzati da sempre nel mondo dello sport. La debolezza è da parte delle società, che non riescono ad avere chiari i concetti di democrazia e rappresentanza. Hanno bisogno di qualcuno che arrivi dal centro e gestisca le cose con impunità: tutto quello che fa una parte va bene, quello che fa l’altra va male. E’ la negazione della democrazia, rispetto a un sistema chiuso in se stesso. E io ne ho abbastanza di un mondo così”.

Pensa che alla fine verrà scelta una persona lontana dalle sue posizioni e da quelle di Lotronto?
“Penso di sì. Probabilmente sarà pescato tra quei consiglieri che hanno permesso alla Federazione di scardinare la presidenza Lotronto, in attesa di nuovi eventi. Qualcuno che ha lavorato con Manfredi in questo periodo…”.

 Prova rabbia per quello che è successo? Se tornasse indietro ripeterebbe lo stesso percorso?
“Rifarei sicuramente tutto quello che ho fatto, per deontologia personale e professionale. Non provo rabbia, perché bisogna misurarsi con un mondo che si ritiene vicino: io il mondo della Federazione Italiana Pallavolo non lo ritengo assolutamente vicino a me, adesso. L’ho abbandonato, se non come sportivo. E’ un mondo completamente diverso da una democrazia partecipativa: è un sistema che attraverso la protezione della Procura Federale, tende a tappare la bocca a tutti quelli che si mettono contro questo sistema. Non è una questione di persone, è un sistema che ha queste logiche, dove non ci si può ribellare, a meno che non si perdano moltissimo tempo e risorse per rincorrerli a livelli di giustizia più alti. Non ho rabbia, anzi, riacquisto un po’ di tranquillità: spenderò qualche soldo in più per la mia famiglia, e qualcuno in meno per la pallavolo”.

CONDIVIDI SUI SOCIAL

Facebook

ULTIMI

ARTICOLI