Foto Lega Pallavolo Serie A femminile

L’Imoco accoglie le ex pallavoliste Zhukova, Voronina e Popovych in fuga dalla guerra

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Di Redazione

Continua a muoversi la macchina della solidarietà messa in moto da tutta Italia per soccorrere la popolazione ucraina dopo lo scoppio della guerra, voluta dalla Russia il 24 febbraio scorso. Dopo più di un mese di conflitto, non si ferma il flusso di persone che scappano dalle bombe, dalla fame e dalla paura. Anche la pallavolo, con diverse iniziative promosse dalle Leghe di Serie A e dalle società minori, sta dando il suo fondamentale contributo.

L’ultimo, in ordine cronologico, arriva dall’Imoco Volley Conegliano che ha accolto tre ex pallavoliste ucraine e i loro figli. Si tratta di Iryna Zhukova, Tetyana Voronina e Olha Popovych. Queste erano presenti domenica scorsa al Palaverde, per assistere al match delle Pantere contro la Reale Mutua Fenera Chieri.

Come riporta la Tribuna di Treviso nell’edizione odierna, l’accoglienza in Italia è stata possibile grazie alla dirigente Silvia Giovanardi, che aveva già aiutato una di queste tre donne.

“Nell’estate 2016 mi stavo trasferendo a Conegliano e ho ricevuto la richiesta di Tetyana di ospitare sua figlia Vera, perché già allora la tensione bellica era alta dopo l’annessione della Crimea. La ragazza aveva 13 anni e siamo riusciti a farla studiare e giocare a San Donà. Adesso va all’università e disputa il campionato di B1 con una squadra piemontese. Tetyana adesso spera di ricongiungersi stabilmente con la figlia” racconta alla testata.

Voronina e Zhukova hanno un passato nel volley italiano: nel 2004, ad esempio, facevano parte del roster di Bergamo che alzò lo scudetto, nel ruolo di, rispettivamente, schiacciatrice e palleggiatrice.

La ex palleggiatrice Zhukova, che in Italia ha giocato dal 2001 al 2005, è originaria di Kiev, la capitale, e alla Tribuna di Treviso afferma: “La mia casa è nella zona dell’aeroporto e in più quella è la capitale. Il pericolo cresceva per me e per mio figlio Zachar, che ha 17 anni. Allora ho mandato un messaggio di aiuto per riuscire a scappare verso ovest. La prima risposta, tramite amici comuni, è stata quella dell’Imoco”.

Olha Popovych, invece, era l’allenatrice di una squadra femminile di Dnipro e, come Voronina, originaria della zona di Zaporizhzhia, una delle più pericolose vista la presenza di una centrale nucleare: “Anch’io sono di Zaporizhzhia e gli allarmi suonano ininterrottamente da settimane. I miei figli erano spaventati e non potevamo più rimanere lì”.

Le tre donne sono partite con i figli, lasciando mariti e genitori in Ucraina. Scelte difficili, che il popolo ucraino si trova a dover compiere ogni giorno, per provare a mettere in salvo i più deboli: “Si sceglie se partire coi figli o coi genitori, ma chi scappa pensa a dare un futuro ai più giovani. Molti anziani poi non vogliono o non possono andarsene. Noi vivevamo una vita normale e di colpo abbiamo perso tutto”.

Ora hanno una prospettiva di futuro in Italia, per loro e per i loro figli, grazie all’aiuto dell’Imoco Volley. Ma la voglia di tornare alla loro vita quotidiana è tanta: “Abbiamo paura di eventuali ritorsioni nei confronti dei nostri familiari e quindi di quel che accade lì non parliamo né in pubblico né coi nostri cari al telefono. Speriamo solo di tornare a casa prima possibile”.

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