L’anno d’oro di Indre Sorokaite: "La pallavolo non è solo un lavoro, ma uno stile di vita"

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Di A.G.

Sacrifici, gavetta e gloria finale. Possiamo riassumere così la storia di Indre Sorokaite, nata a Kaunas nel 1988 e cresciuta in una famiglia di sportivi con papà cestista e mamma pallavolista. Indre ha trovato fortuna giocando a volley in Italia, ma di polvere nei palasport ne ha dovuta mangiare parecchia: Castelfidardo, Bergamo, Chieri, Piacenza e Firenze, prima di arrivare ad indossare la maglia dell’Imoco Conegliano, campione d’Italia, e conquistare una medaglia di bronzo ai Campionati Europei con la nazionale di Davide Mazzanti.

Proprio nel corso dell’ultima estate azzurra, Sorokaite ha dimostrato di essere una vera macchina da guerra grazie al suo eccezionale rendimento offensivo. Ovviamente non si può parlare di consacrazione definitiva perché quella, di fatto, è già arrivata con Il Bisonte Firenze. Semmai la conferma come uno dei migliori martelli in circolazione, prendendosi le copertine principali assieme a Paola Egonu e Miriam Sylla e mettendo in mostra la profondità delle sue qualità tecniche e fisiche.

Ma al di là dei successi, dei traguardi raggiunti e del grande talento, ciò che colpisce di più è la passione genuina che ha accompagnato l’intera carriera di questa schiacciatrice. E per far capire le proprie sensazioni quando indossa le ginocchiere e scende in campo, Sorokaite fa un’analogia con il film di Wes Craven, ‘August Rush, La musica nel cuore’:

Credo che questo film rappresenti al meglio la mia inclinazione naturale per la pallavolo e le emozioni che provo quando gioco. In particolare, mi rivedo molto nel protagonista per il modo di vivere assecondando la propria passione. Essendo figlia di una pallavolista e crescendo con lei in palestra, per me è stato naturale incominciare a praticare questo sport; poi, con il passare degli anni, il volley non è diventato semplicemente il mio lavoro, ma anche uno stile di vita che mi ha permesso di diventare la donna che sono oggi. Perciò, alla mia storia potrei dare come titolo ‘La pallavolo nel cuore’”.

L’estate azzurra di Indre Sorokaite tra VNL, qualificazioni alle Olimpiadi ed Europei: qual è il suo bilancio?

Sicuramente un’estate lunga ed intensam, dopo una stagione a Firenze in cui ho dato il massimo per guadagnarmi un posto in nazionale. Mi ritengo soddisfatta per il mio contributo e per aver centrato tutti gli obiettivi prefissati, migliorando l’intesa con la squadra di partita in partita. Spero anche di essere riuscita a trasmettere sicurezza alle compagne più giovani nei momenti difficili”.

Agli Europei ha dimostrato di essere una giocatrice molto importante per l’Italia.

Sono contenta di essermi fatta trovare pronta per giocare da titolare in posto 4 anche in azzurro, visto che prima della rassegna continentale ero stata utilizzata prevalentemente come ‘settima’ giocatrice o cambio per la battuta”.

Ha qualche rimpianto per il risultato finale?

Centrare il podio era uno degli obiettivi di quest’estate e non era affatto scontato, dal momento che in Europa ci sono squadre molto forti. Perciò, penso che il nostro terzo posto abbia un grande valore: forse l’unico rimpianto è di non aver affrontato la Turchia per vedere se eravamo effettivamente inferiori a loro”.

Opposto o banda: come si trova nei due ruoli e quale preferisce?

Sono davvero fiera di essere arrivata ad alti livelli facendomi apprezzare sia come opposto che in posto 4, e probabilmente è proprio grazie alla mia duttilità che sono riuscita a conquistare una maglia in Nazionale. Non saprei dire quale di queste posizioni mi piace maggiormente, perché entrambe mi permettono di sfruttare al meglio le mie doti in fase offensiva”.

Un importante salto da Firenze a Conegliano. Cosa l’ha convinta a scegliere il progetto dell’Imoco?

La fame di vittorie. L’esperienza a Firenze è stata positiva visto che nelle scorse stagioni la squadra ha sempre raggiunto i propri obiettivi, ma credo che fosse arrivato il momento di mettersi alla prova in un top team e non ci poteva essere scelta migliore di Conegliano. È un onore vestire la maglia dell’Imoco e sono convinta che le grandi ambizioni e l’ottima organizzazione del club possono portarci a grandi risultati”.

Quali sono i vostri obiettivi e quale apporto pensa di dare alla squadra per raggiungerli?

In questa stagione puntiamo a vincere il maggior numero possibile di trofei e questo obiettivo sarà possibile lavorando duramente in palestra e creando un bel gruppo. Fin dai primi allenamenti mi sono messa a disposizione della squadra per giocare in posto 2 e posto 4, e come sempre sto dando il massimo per mettere in campo tutta la mia esperienza e le mie qualità”.

Per lei non è stato un inizio facile, visto che un infortunio non le ha permesso di prendere parte alle prime uscite stagionali di Conegliano.

In un allenamento nelle scorse settimane ho riportato una leggera distorsione alla caviglia sinistra. Cose che nello sport succedono e fortificano. Ho avuto, però, la fortuna di aver incontrato all’Imoco grandi professionisti che mi hanno permesso di recuperare una buona forma fisica ed essere disponibile già per le prime partite di campionato”.

Quest’estate, oltre agli impegni con la Nazionale, ha lanciato “IS Volley Camp” in Lituania. Come è nata questa idea e che tipo di esperienza è stata?

Il movimento pallavolistico in Lituania è ancora alle prime armi: mancano palazzetti, un numero adeguato di allenatori e condizioni che possono aiutare lo sviluppo di questa disciplina. ‘IS Volley Camp’ è nato con l’idea di mostrare a ragazzine dai 12 ai 17 anni come si allenano le giocatrici professioniste e come anche loro possono coltivare il sogno di trasformare un hobby nel proprio lavoro. Per una settimana, insieme al mio staff, ho cercato di trasmettere a queste bambine la mia passione per questo sport; oltre agli allenamenti, abbiamo presentato tutte le figure del mondo della pallavolo a partire dagli interventi di alcuni ospiti, tra cui giocatrici lituane andate a giocare all’estero, l’allenatore Nicola Negro e il mio procuratore Edoardo Vannucci. E ovviamente anche io ho raccontato la mia storia e il mio percorso. Questa esperienza è stata il miglior modo per ricordarmi da dove sono partita e quanto amo la pallavolo. Sicuramente è un progetto che voglio portare avanti anche in futuro”.

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