La testimonianza di Sara Gaggiotti: “Dopo la violenza ci si può rialzare”

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Di Redazione

In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il quotidiano Tuttosport pubblica una bella intervista di Piero Giannico a Sara Gaggiotti, ex pallavolista che nel 2008, poco dopo il suo arrivo all’Europea 92 Milano, fu vittima di un’aggressione all’uscita del palasport di Sesto San Giovanni.

Un episodio gravissimo che la spinse a lasciare il mondo del volley, come racconta la stessa Sara: “Ho voluto chiudere con lo sport e con tutto ciò che poteva riportare alla mia mente quell’avvenimento, ma capivo che avrei dovuto affrontare quella situazione se fossi voluta uscirne completamente. Sono tornata alla pallavolo giocata nel 2016 grazie alla Bartoccini Perugia, che allora militava in B1. Ai primi allenamenti mi sentivo emozionata come al mio primo giorno di scuola. Poco alla volta ho riacquisito il ritmo partita fino quasi a pensare di non aver mai interrotto quella confidenza con il campo. Oggi che Perugia è in A, faccio la tifosa e sono certa che si salverà“.

Il racconto della rinascita di Sara è intimo e toccante: “È arrivato un momento in cui sono riuscita a sentire che, io Sara, sono qui. Ho la mia vita ed in questa vita voglio lasciare il segno, ma per me stessa. Devo vincere questa partita, la partita più importante, e reagire. Riprendere la mia energia, la mia forza e ricominciare ari costruirmi giorno dopo giorno, passo dopo passo, perché la vita in ogni momento va vissuta e, anche se ha fatto male, non si può mollare. Vale sempre la pena provarci“.

Dall’intervista emerge un messaggio ben preciso per le vittime di violenza: “Chi ha dovuto farci i conti come me – dice Gaggiotti – deve credere fortemente che non bisogna mollare, non si può darla vinta a certe persone che con l’odio e la paura hanno calpestato la nostra dignità. Ognuno di noi ha quella forza interiore per rialzarsi e riprendere a giocare la partita più bella della propria vita, e vi assicuro che lo sarà. Tutti insieme muoveremo quell’energia che riuscirà a bloccare queste orribili vicende“.

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Giubileo dello Sport 2025, Papa Leone XIV: “L’incitamento ‘dai’ è un imperativo bellissimo”

Oltre il Volley

Lo scorso weekend, sabato 14 e domenica 15 giugno 2025, si è celebrato a Roma il Giubileo degli Sportivi, chiuso dalle potenti parole pronunciate da Papa Prevost nella messa celebrata in Vaticano a cui erano presenti, tra i tanti, il Presidente del CIO Thomas Bach, seduto vicino al Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi, e a tanti campioni come l’ex ferrarista Felipe Massa, l’olimpionico del judo Pino Maddaloni, l’ex calciatore e oggi Sindaco di Verona, Damiano Tommasi, la campionessa paralimpica Giulia Ghiretti, il campione dell’NBA Gordon Hayward, oltre a Francesco Ricci Bitti, membro d’onore del CIO.

"Non è un caso che nella vita di molti santi del nostro tempo, lo sport abbia avuto un ruolo significativo, sia come pratica personale sia come via di evangelizzazione" sono state le parole con cui Papa Leone XIV ha aperto la messa dedicata agli sportivi, citando poi l'esempio del Beato Pier Giorgio Frassati, ''patrono degli sportivi, che sarà proclamato santo il  prossimo 7 settembre. La sua vita, semplice e luminosa, ci ricorda  che, come nessuno nasce campione, così nessuno nasce santo. È l'allenamento quotidiano dell'amore che ci avvicina alla vittoria definitiva e che ci rende capaci di lavorare all'edificazione di un mondo nuovo. Lo affermava anche San Paolo VI, vent'anni dopo la fine  della seconda guerra mondiale, ricordando ai membri di un'associazione sportiva cattolica quanto lo sport avesse contribuito a riportare pace e speranza in una società sconvolta dalle conseguenze della guerra''.

"I campioni non sono macchine infallibili, ma uomini e donne che, anche quando cadono, trovano il coraggio di rialzarsi".

"Cari sportivi - ha proseguito il Pontefice -, la Chiesa vi affida una missione bellissima: essere, nelle vostre attività, riflesso dell'amore di Dio Trinità per il bene vostro e dei vostri fratelli. Lasciatevi coinvolgere da questa missione, con entusiasmo: come atleti, come formatori, come società, come gruppi, come famiglie".

"Il binomio Trinità e sport non è esattamente di uso comune, eppure l'accostamento non è fuori luogo. Ogni buona attività umana infatti porta in sé il riflesso della bellezza di Dio e certamente lo sport è tra queste. Del resto Dio non è statico, non è chiuso in sé, è comunione, viva relazione tra Padre, Figlio e Spirito Santo, che si apre al mondo".

"Ecco perché lo sport può aiutarci a incontrare Dio Trinità, richiede movimento dell'io verso l'altro, certamente esteriore, ma soprattutto interiore. Senza questo si riduce a sterile competizione di egoismi”.

“Pensiamo ad un'espressione che in lingua italiana si usa comunemente per incitare gli atleti durante le gare, gli spettatori gridano 'dai', forse non ci facciamo caso, ma è un imperativo bellissimo, quello del verbo dare. E questo può farci riflettere, non è solo un dare una prestazione fisica, ma un dare sé stessi. Si tratta di darsi per gli altri per la propria crescita, per i sostenitori, per i propri cari, per i collaboratori, per il pubblico, anche per gli avversari. Se si è veramente sportivi questo va al di là del risultato”.

Infine, citando Papa Francesco, l’augurio per tutte le atlete, gli atleti, dirigenti e volontari delle tante associazioni sportive coinvolte: “Amava sottolineare che Maria del Vangelo ci appare attiva il movimento, perfino di corsa, pronta, come sono i padri e le mamme, a soccorrere i suoi figli. Chiediamo a lei di accompagnare le nostre fatiche e i nostri slanci – ha concluso Papa Prevost -, e di orientarvi sempre al meglio, fino alla vittoria più grande: quella dell'eternità, il campo infinito, dove il gioco non avrà più fine, e la gioia sarà piena”.

Tanti gli esponenti del mondo dello sport che hanno partecipato alla messa c'era anche il Luk Lublin, squadra di pallavolo fresca di titolo maschile in Polonia, che con il suo capitano Jakub Wachnik ha omaggiato il Papa con la sua maglia.