La chiarezza? A livello federale è un fatto… poco “Smart”!

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Cominciamo dalla fine, magari, e in un certo senso ripartiamo da dove ci eravamo lasciati. Perché quando si è all’inizio di un percorso può anche capitare di inciampare… un po’ meno, però, se gli ostacoli sono proprio alcuni di quelli da cui in campagna elettorale si diceva di voler ripartire: facciamo riferimento alla comunicazione e alla trasparenza della “nuova” Fipav, aspetti che diventano ancora più spinosi quando si parla di allenatori, in particolar modo di quelli fondamentali per la crescita delle giovani leve.

Parliamo di Minivolley. Un mondo cui viene dedicata una qualifica specifica, per formare figure specializzate nell’ambito dell’educazione sportiva e della promozione: da quest’anno, infatti, la Federazione nazionale, nell’ambito del progetto Volley S3, organizza un corso di formazione per la nuova figura dello Smart Coach, con il compito di guidare un percorso formativo per insegnare la pallavolo attraverso il gioco e il divertimento.

La scelta della Federazione è finalizzata, poi, ad unificare il regolamento del Minivolley, ora S3, a tutta l’Italia, e per dotare il movimento di un solo sistema, condiviso.

In un’ottica di preparazione adeguata, quindi, la Federazione si è posta teoricamente il problema di formare allenatori adeguati ad una età molto “sensibile” in ambito educativo. Questo per far sì che i tecnici siano qualificati per insegnare il Minivolley. Da qui la volontà di creare la figura dello Smart Coach… le problematiche, però, sorgono tuttavia anche per ragioni di comunicazione e chiarezza.

Alcuni comitati Territoriali e Regionali, infatti, hanno pubblicato sui propri siti istituzionali gli estremi di questo nuovo percorso: tra questi emerge che, dalla prossima stagione sportiva, il possesso di tale abilitazione, quella di Smart Coach, si pone come una condizione necessaria per esercitare il ruolo di allenatore nel Minivolley e nelle Under 12. Una curiosa e ulteriore limitazione è rappresentata dalla non indispensabilità del grado: indipendentemente, infatti, dal grado posseduto, gli allenatori non possono accedere a queste categorie senza la nuova abilitazione.

Sì, è una restrizione che vede coinvolti anche gli allenatori di Terzo grado. Volendo prenderla con una certa leggerezza, sostanzialmente, un allenatore di serie A sarebbe comunque costretto a svolgere il corso di Smart Coach per andare in panchina con un’Under 12!

Una situazione già controversa che si intreccia con una problematica più volte resa evidente dai fatti, anche recenti: ossia, quella di una comunicazione da parte della Federazione non certo impeccabile.

I nuovi regolamenti in materia di Smart Coach, infatti, sono chiari esclusivamente in alcuni Comitati, attraverso precise lettere di indizione, mentre in altri l’informazione risulta essere decisamente confusa e approssimativa.

Per fare un esempio, nel comitato della Fipav Umbria, la comunicazione è adeguata: “Ciascun Docente Federale partecipante, svolgerà fattivamente il percorso formativo per Smart Coach, compreso il questionario di valutazione finale, che non avrà un peso sull’abilitazione, ma servirà a testare il modello formativo proposto. I Docenti Federali partecipanti, otterranno la qualifica di Smart Coach, che verrà appositamente registrata sul profilo tecnico personale del tesseramento online. I Docenti federali partecipanti, al termine delle tre giornate di lavoro, saranno abilitati allo svolgimento dei Corsi territoriali Smart Coach, ricordando che la nomina effettiva rimane in carico ai Comitati Regionali di propria appartenenza. Si ricorda che a partire dalla stagione 2018-2019 sarà obbligatoria nelle manifestazioni promozionali e nel campionato Volley S3 Under 12, la presenza nel Camp3 di un tecnico federale in possesso della qualifica di Smart Coach. Il Corso non è valido come aggiornamento tecnico per allenatori”.

Indicazioni anche discutibili, ma almeno precise. Non si può dire lo stesso di altri comitati. L’impressione che si finisce per avere è che non vi sia ancora una unione di intenti chiara e che, in un certo senso, manchi una linea condivisa: che sia all’orizzonte, come già si vocifera in più ambienti e in qualche regione, il solito, annoso ricorso a qualche forma di deroga, più o meno territoriale, più o meno temporanea?

Questa novità, infine, mette sul piatto numerosi aspetti contraddittori anche dal punto di vista pratico: gli allenatori, dovendo arricchire velocemente il proprio curriculum con il percorso da Smart Coach, ovviamente, incorreranno in nuovi costi, oltre a quelli già obbligatori per routine. Una costrizione che, per certi versi, si pone anche in discontinuità con la via tracciata in questi anni, con i “Livelli” previsti e già finalizzati al miglioramento delle competenze specifiche sul giovanile. Corsi, esami e costi sostanzialmente adesso diventati… inutili?

Mentre chiarezza, trasparenza e comunicazione continuano a essere… più che assenti!

Poi, un’ultima considerazione sul tema: la pallavolo è bella anche perché è… “genuina”, sincera. Era proprio così necessario chiamare il Minivolley S3 e gli istruttori… Smart Coach?

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