La BlueItaly si aggiudica il big match contro Ancona

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Di Redazione

Una 7a giornata importante offre uno scontro al vertice tutto da vivere.
La Blueitaly non fallisce davanti al suo pubblico e vince, con un secco 3-0, la gara contro la Bontempi Casa Netoip.

Padroni di casa in campo con Miscio in regia e opposto Scuffia, schiacciatori Di Meo/De Fabritiis, al centro Picardo/Malual, libero Provvisiero. Gli ospiti rispondono con Albanesi in regia e Magini opposto, Ferrini/Angeli schiacciatori, al centro Rosa/ Galdezzi, libero Giombini.

Primo set al via con la Blueitaly subito avanti 5-2. L’ace di Ferrini avvicina gli ospiti sul 5-4. Picardo ferma Angeli e il tabellone segna il +2 pinetese (7-5). Albanesi al servizio decreta il vantaggio per i suoi (8-7). Pineto non demorde e con carattere ribalta (12-8). Di Meo mura Angeli e i locali scappano. 16-8 e Giombini ferma il gioco. Cambio in regia per la Bontempi con Sabbatini al posto di Albanesi, e in banda Clementi al posto di Angeli. La Blueitaly sembra essere più lucida. +10 al PalaVolley (20-10) ,con l’ingresso in campo di Porcinari (a rilevare Di Meo). I marchigiani cercano di recuperare ma Mattia Catone, entrato al servizio, butta giù un grande ace, e regala il set point ai suoi. Chiude Scuffia 25-14.

Magini segna le prime battute del secondo parziale, 1-4 per gli ospiti. Malual non ci sta, e fa sentire la sua presenza riportando gli abruzzesi vicini sul 3-4. Scuffia non perdona al servizio e ristabilisce la parità sul 6-6. Il muro-tetto di Scuffia su Ferrini segna il vantaggio 11-10. Pineto torna a spingere, sul 14-12 cambio in casa Ancona con Silvestrelli al posto di Magini. Ace di De Fabritiis, 16-13 e timeout ospite. Silvestrelli attacca out, Pineto è a + 5 (19-14). Anconetani mai domi e di nuovo vicini sul 20-17. La coppia Di Meo/Scuffia è tremenda, il 22-18 è servito. La risposta di Ferrini e compagni non si fa attendere (23-22). Da segnalare il rientro in campo del centrale
Molinari dopo l’infortunio. L’urlo del palazzetto accompagna la diagonale vincente di De Fabritiis. (25-23).

Si torna in campo con il vantaggio casalingo, che con l’ace di Malual è sul +5 ( 7-2). Miscio fa girare benissimo i suoi, e anche al servizio la Blueitaly risulta essere pericolosa. Time out ospite sul 12-5 ( dopo il doppio ace di Picardo). La formazione allenata da Giombini non molla mai, 12-9 in quel di Pineto. Di Meo sale di nuovo in cattedra, segnando di fatto il 15-9. Magini e Ferrini cercano di resistere, ma il punteggio dice 18-11 per i pinetesi. Sul 21-13 ingresso in campo per capitan Mancini. I padroni di casa restano concentrati e strappano il set, nonostante Ancona annulli ben due match point. Chiude capitan Mancini (25-20).

Di Meo: “Questa vittoria è stata sicuramente una delle più importanti. Avevamo bisogno di portare a casa questo match e lo abbiamo fatto con tanto carattere. Siamo stati bravi a rimanere uniti, a fare bene il nostro gioco e ad essere concentrati. Sono molto felice perché la squadra ha dato tanto in palestra, e i risultati sono arrivati. Il rientro in campo di Molinari ci darà una spinta in più, e l’apporto di tutti in questa fase è fondamentale. Ora spetta a noi continuare sulla strada giusta, crescere insieme e dimostrare quanto teniamo a fare bene”.

Arbitri: Audone Barbara – Concilio Giulia

BLUEITALY PINETO VOLLEY – BONTEMPI CASA NETOIP 3-0 (25-14/25-23/25-20)

BONTEMPI CASA NETOIP:Rosa 3,Galdenzi 7, Bizzarri n.e., Giombini A. (L),
Silvestrelli , Albanesi 4 , Angeli 3 , Sabbatini, Clementi, Ferrini 13 ,
Magini 9, Bugari 1. Allenatore: Leondino Giombini

BLUEITALY PINETO VOLLEY: Miscio 1, Catone 1, Ridolfi n.e., Omaggi,
Provvisiero L, Porcinari, Picardo 4, Mancini 1, De Fabritiis 9,Molinari
2, Di Meo 13, Scuffia 16,Malual 8,Tiraboschi L. Allenatore: Adrian Pablo
Pasquali.

(Fonte: comunicato stampa)

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Hanno rubato la medaglia a Franco Bertoli, la mano di pietra: non si ruba nei musei

Le storie di Stefano Benzi

Di Stefano Benzi

Diciamo la verità… quando quella lontana estate del 1984 si diceva “c’è la pallavolo, dove la andiamo a vedere”? Non eravamo molto consapevoli: un po’ perché quella non era ancora la generazione dei fenomeni che sarebbe arrivata di lì a qualche anno e un po’ perché eravamo ancora ubriachi del Mondiale di calcio vinto nel 1982. La pallavolo fino a quel momento era un parente povero e poco considerato: i canali televisivi che potevano trasmettere sport erano esclusivamente quelli della Rai. E dunque due… e mezzo: Il resto lo scoprivi alla spicciolata un po’ come il tennis o il nuoto. Eravamo impazziti per Novella Calligaris o per Adriano Panatta quando arrivò alla finale del Roland Garros. Ma il concetto di virata, di rovescio e di slide non erano per tutti. Per non parlare della vela: una volta ogni tot di anni ci ricordavamo di essere un popolo di navigatori per via di Azzurra, Luna Rossa o del Moro e si faceva la notte in bianco. Ma il senso di “cazza la randa” o di “bolina” non ci è ancora del tutto chiaro.

Per la squadra di pallavolo del 1984 non eravamo preparati: chi se l’aspettava una prodezza del genere. All’epoca lavoravo già e ricordo perfettamente uno dei miei capi – disperato – alle prese con un pezzo e un titolo sbraitava da infarto: “Come diavolo si dice – urlava in redazione – schiacciata o smash?”

A Los Angeles uno dei supertestimonial era Roberto Duran, straordinario pugile panamense che viveva in California e che era cresciuto al Chorillo, nella favela della Casa de Pedra. Da qui il suo nome: “Mano de Pedra”. Nel 1984 era all’apice: si era frantumato una mano combattendo contro Marvin Hagler (un vero animale da ring) dunque alle Olimpiadi faceva il personaggio e presenziava a tutte le gare più interessanti. Vedendo la squadra azzurra contro il Canada Duran disse… “Esta sì es una mano de pedra….”

La mano di pietra era quello di Franco Bertoli: i giocatori del Canada confessarono che quando Dall’Olio apriva lo schema su di lui la gara era a chi si spostava prima da una parte per evitare la botta. Era la generazione dei geometri: mi piace chiamarla così perché erano giocatori straordinari, certamente non ricchi, ma di feroce determinazione e di grande coraggio. Furono loro a porre basi di quanto sarebbe arrivato dopo.

Ottennero uno storico terzo posto, la prima medaglia olimpica della pallavolo italiana dopo una semifinale persa e giocata a testa alta contro il Brasile. Bertoli ha usato il granito per vincere – vado a memoria – anche sette titoli italiani, due coppe campioni e mi pare cinque Coppa Italia. Poi ha fatto l’allenatore, ricordo delle belle interviste con lui a Roma nel 2000, il dirigente e l’amministratore pubblico. Appassionato di statistica, è un grande studioso di numerologia. Un uomo simbolo cui hanno fatto una cattiveria: qualcuno si è introdotto in casa sua e gli ha svaligiato l’appartamento portandosi via anche la medaglia di bronzo di Los Angeles 1984. Anche se fosse d’oro il suo valore sarebbe davvero minimo: le medaglie sono placcate e simboliche, hanno un peso solo per chi le ha vinte e per chi eventualmente le colleziona.

Cari signori ladri, a Natale, siamo tutti più buoni… cogliete una buona occasione per fare una bella figura. Fate un pacchettino, mi raccomando con tanta bella carta per evitare gli urti, e spedite il tutto a Franco Bertoli, presso C.O.N.I. Largo Giulio Onesti 1 Roma. Là sapranno come recapitarla a una mano di pietra che per vostra fortuna non avete trovato in casa mentre stavate facendo pulizia. Perché Bertoli ha sessant’anni ma se li porta alla grande; è di Udine – gran testone – è 1.92 per novanta chili di muscoli e le mani di granito le ha ancora. Io uno così lo vorrei avere tutta la vita dalla mia parte.

E poi, che ve ne fate di una medaglia che non meritate?