Kioene Padova, il punto sul settore giovanile dopo lo stop ai campionati

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Di Redazione

Nonostante lo stop ai campionati provinciali e regionali fino al 23 gennaio, stanno proseguendo gli allenamenti di tutte le squadre giovanili nel pieno rispetto delle norme di sicurezza previste. Anche la Serie B è stata fermata fino alla stessa data, Serie B che peraltro è stata protagonista negli ultimi giorni del 2021 nel prestigioso torneo “Cornacchia World Cup” di Pordenone. La squadra si è misurata con formazioni di alto livello, sconfiggendo la Nazionale svizzera e perdendo solo in finale contro l’Itas Trentino. Alla compagine bianconera, inoltre, sono stati assegnati i premi di miglior schiacciatore e miglior libero della competizione. 

”La situazione legata ai contagi è indubbiamente delicata e ci fa navigare a vista – ha dichiarato Monica Mezzalira, responsabile del settore giovanile della Kioene – Quello che possiamo fare noi è continuare ad allenarci nel pieno rispetto delle normative Covid. Finora abbiamo disputato dei campionati in linea con le aspettative che ci siamo prefissati a inizio anno, siamo molto contenti delle nostre squadre, anche perché la crescita dei giovani è da sempre uno degli obiettivi della società”.

“Adattabilità” è la parola d’ordine in questo momento delicato, tra sospensioni di campionato e diversi cambi di programma dettati dalla situazione sanitaria: “In queste settimane non è semplice pianificare il lavoro fisico dei ragazzi” – racconta Miriam Rosolen, preparatrice fisica del settore giovanile bianconero – “Con gli atleti che si allenano in palestra possiamo lavorare con più calma sul miglioramento dei gesti tecnici, mentre con quelli in isolamento da contatto abbiamo in programma sedute settimanali via Zoom per poterli seguire nel migliore dei modi. Le sospensioni dei campionati ci permettono quindi di perfezionare l’esecuzione di alcuni esercizi oltre che di introdurre nuovi stimoli. Dobbiamo però essere bravi anche a gestire i ragazzi che rientrano in palestra dopo la quarantena: nel periodo che stiamo attraversando è fondamentale il lavoro personalizzato per il singolo giocatore per permettergli una ripresa di condizione ideale dopo uno stop”. 

Rosolen da poco ha inoltre partecipato a Milano, presso il Centro Pavesi, a due appuntamenti dello “Stage di Preparazione Fisica del settore giovanile maschile” organizzati dal Settore Squadre Nazionali FIPAV in collaborazione con la Federazione Italiana Pesistica. Agli incontri hanno preso parte i preparatori fisici dei settori giovanili delle società FIPAV insieme a Sebastiano Corbu (Direttore Tecnico FIPE) e Julio Velasco. I corsi, fortemente voluti proprio da Julio Velasco, sono stati caratterizzati da un approccio pratico e si sono concentrati in particolare su strappo e slancio, due specialità provenienti dalla pesistica olimpica, da poter introdurre all’interno dei settori giovanili. Il terzo e ultimo appuntamento è in programma il 22 e 23 gennaio al CPO Giulio Onesti di Roma.

Dopo la pausa degli incontri per il periodo natalizio, riprende regolarmente nel mese di gennaio 2022 il progetto “A scuola di Pallavolo”, l’iniziativa targata Pallavolo Padova per sensibilizzare i ragazzi all’attività sportiva. 

(fonte: Comunicato stampa)

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Simone Tiberti esclusivo: “Mi sa che… non sono ancora pronto per smettere di giocare”

Sale in Zucca

Tra le teche di Youtube e sfortunatamente non in quelle Rai, c’è un’intervista di Roberto Pomiato, giornalista dell’allora Pallavolo Padova ad un giovanissimo, capellone, e quasi biondo Simone Tiberti, con un atteggiamento a metà tra il tennista di talento col ciuffo d’ordinanza e il serioso regista che ha sempre interpretato. Da quella serata in cui Padova riuscì a battere la mitologica Quasar Massa sono passati quindici anni. Il tempo va, passano le ore e citazioni a parte, la storia di Simone e del me più narcisista e indiretto protagonista della pallavolo, dice che nelle stagioni a venire è per me stata una grande fortuna crescere con un riferimento come Tiberti, che a 45 anni costituisce ancora un patrimonio di mani e intelligenza della serie A2. Sempre le teche, ma stavolta del canale della Atlantide Pallavolo Brescia, riportano un non troppo silenzioso addio di Tiberti, dopo dieci lunghi anni trascorsi in questa società, ai tucani. Anche in questo caso, sempre facendo riferimento al mio nevrotico narcisismo e anche un po’ alla mia tigna, riascolto l’intervista, leggo qualche sito che parla di un suo addio alla pallavolo e poi faccio quello che per difetto ho già fatto con alcuni suoi amici in passato: alzo il telefono, tallono Tiberti e gli scrivo di ripensarci. 

Viviamo in un’epoca pallavolistica in cui chi ha fatto parte degli esordi della mia generazione comincia a pensare ad altre vite, ai secondi tempi, alla conseguenza del fatto che se hai passato le tue domeniche negli ultimi 25 anni in pullman, in trasferta, a circumnavigare l’Italia, ma soprattutto a ricevere applausi e fischi, abbracci e critiche, ma soprattutto ad essere Tiberti, non possiamo abituarci a dover fare a meno di te in questo ambiente. Soprattutto se, in barba all’anagrafica che ci dice che l’età è solo un numero e che tu hai le stesse mani di quando ne avevi venti, la stessa visione di quando vestivi Gabeca, Vero Volley, Fidia Padova, e la stessa rabbia agonistica che non ti ha abbandonato anche questa stagione, quando hai messo su un gioco meraviglioso con la Gruppo Consoli Sferc Brescia, giocando tre finali su tre (campionato, Coppa Italia e Supercoppa Italiana) e vincendone una, ma splendendo nelle restanti due.

Non è più un’intervista, forse, e mi scuso con voi lettori. È la storia di un convincimento, di una telefonata che porta delle risposte e che dopo oltre 30 minuti mi fa dire che voglio ancora Simone con me, che sia per un’intervista con Volleynews, che sia solo per commentare su whatsapp una sua giocata.

foto @zanardelli_ph

Sono giorni duri, Tiberti, lo so.

“Sono in una montagna russa di emozioni. Dopo dieci anni a Brescia, si è conclusa la mia storia con questa bellissima società. Avrei voluto concluderla con un triplete o quantomeno con la conquista della Superlega che invece è andata meritatamente a Cuneo. Non ho giocato la stagione, pensando che fosse l’ultima, ma sapendo che avremo potuto raggiungere tanti bei traguardi. Abbiamo conquistato la Coppa Italia, mentre resta l’amaro in bocca per la Supercoppa, dove la differenza l’hanno fatta la battuta e la ricezione, che invece Cuneo ha sfruttato, giocando da prima della classe. Poi c’è stata la dichiarazione sulla mia ultima partita a Brescia, ed ora il turbinio che provo è quello di chi vuole fare tante cose, ma di chi ha ancora la testa sul campo”.

È la prima volta che intervisto una persona in un momento così complicato. Mi spiego, solitamente si ha la sensazione di voler smettere, penso a tanti suoi colleghi, o di voler fare altro. Quando ho ascoltato le sue dichiarazioni, mi è sembrato che lei volesse che fossimo noi a darle il congedo.

“Sicuramente ho capito che dopo dieci anni la mia storia di palleggiatore a Brescia in A2 può considerarsi conclusa. Questo significa che a questa società e anche a Zambonardi, con cui ho lavorato in tutti questi anni, resto legato, e mi piacerebbe essere coinvolto nel loro percorso, ma in un altro ruolo”.

Foto Lega Volley Maschile

Disposto a dare una mano. Mi prendo io la responsabilità di ciò che scrivo. Lei è una pietra miliare di questo club.

“La ringrazio, e spero che si possa continuare a ragionare assieme, così come posso dire che sono aperto a collaborare in generale con questo mondo. Lo conosco, con tutte le società di cui ho fatto parte mi sono lasciato in ottimi rapporti, penso anche a Monza dove ho giocato tre bellissime stagioni. Ho dei progetti, perché a 45 anni non puoi sperare di restare in campo fino ai 60, però nel mondo della pallavolo vorrei restarci davvero”.

Pistola alla tempia. Se Brescia avesse vinto la Superlega, lei non avrebbe appeso le scarpette.

“Sarei falso se dicessi di sì. Da secondo, avrei voluto rivivere un ultimo anno in Superlega, lo ammetto. Sto bene fisicamente, perché non cogliere un’opportunità così?”

C’è un pizzico di delusione. Mi dica la verità, lasciare in un punto alto era un suo desiderio?

“Sì, non vorrei essere portato via come se fossi un bagaglio ingombrante, o finire a giocare da qualsiasi parte pur di dire di esserci ancora. È stata una stagione in cui ho dato molto e nella quale io e Sottile, che ha annunciato il suo addio a 46 anni, abbiamo dimostrato che si può ancora fare delle belle stagioni, cercando di lasciare qualcosa anche ai più giovani. Mi piacerebbe proseguire nel lavoro con molti di quelli che ho incontrato in questi anni”.

foto Instagram @simonetiberti

Non siamo pronti a vederla con le scarpe appese al chiodo, lo capisce.

“(ride n.d.r.) Ma forse nemmeno io, anche la mia compagna mi dice che se non sono pronto, è giusto che continui. Poi una parte di me pensa che dedicarsi ai bimbi o a lei a tempo pieno o semplicemente avendo molto più tempo libero, è la cosa più giusta da fare”.

Facciamo così. Mi lascia scrivere che lei ha il telefono acceso ed è pronto ad ascoltare chiunque voglia offrirle un progetto?

“Lo scriva, va bene. In fondo è una storia di cui anche io voglio scrivere ancora delle pagine”.

Di Roberto Zucca
(©Riproduzione riservata)