Karch Kiraly, il monumento: “La pallavolo è cambiata, è cresciuta, si è evoluta…”

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Di Redazione

Basta un cenno dello speaker e Monza impazzisce: non solo per la Saugella che in campo è costretta a una furibonda rimonta per battere Il Bisonte Firenze in vantaggio di due set. È che sotto gli spalti si materializza niente meno che Karch Kiraly che è un po’ come dire a un tifoso di calcio che a portata di mano ci sono Pelé, Maradona o Van Basten; o a uno di basket che possono farsi un selfie con Magic  Johnson, Air Jordan o Larry Bird. Uno dei più grandi di sempre, insieme al nostro Bernardi premiato come “Miglior giocatore del XX secolo”. L’unico in grado di primeggiare ad altissimo livello sia nella versione indoor che nel beach.

Sorridente, disteso, disponibile, in polo e felpa grigia da coach di Usa Volley, Karch è in Europa per seguire le giocatrici della sua nazionale americana e per dare un’occhiata ad alcuni talenti. Pochi conoscono la pallavolo come lui, il suo primo pensiero è per una delle sue atlete, Megan Easy, al momento fuori gioco: “Sono davvero molto dispiaciuto di questo suo nuovo infortunio, ma la ragazza è forte, mentalmente è molto determinata. Conto su di lei e spero che possa davvero tornare al top”.

Il progetto Monza gli piace: “È stato fatto un buon lavoro, il settore femminile è davvero cresciuto tanto e lo si vede nella costanza dei suoi risultati sia contro le squadre di vertice che contro le formazioni emergenti. Una favorita per il titolo? Difficile dirlo: ci sono troppe squadre di alto livello in una stagione lunghissima dove tutto si gioca in poche gare decisive dove a decidere sono i dettagli. Tante favorite, non una sola…”

Gli chiediamo se non altro un pronostico per l’imminente fase finale di Coppa Italia a Verona… Karch mura: “Fatemi vedere le semifinali e poi ne parliamo” dice ridendo. Il suo italiano è ancora discreto nonostante in Italia sia stato solo due anni e sia venuto qui molto più spesso da turista e addetto ai lavori che non da giocatore: “L’Italia è unica, a volte provo tanta nostalgia per quella pallavolo e per quel periodo in cui ho giocato qui. Sicuramente ho avuto il privilegio di vivere il mio mestiere di atleta e la mia passione per la pallavolo nella sua massima espressione. Il volley è uno sport in costante evoluzione: è cambiato, si è saputo adattare, è cresciuto, si è avvicinato moltissimo al pubblico televisivo. In ogni caso la pallavolo è andata avanti: l’evoluzione è una necessità”.  

La breve chiacchierata che non aveva nulla dell’intervista è finita: Kiraly si concentra sui movimenti di Adams, chiacchiera con Irina Kirillova, firma autografi a papà che spiegano ai figli che sono al cospetto di un monumento. E il monumento si china verso il bambino per un selfie…

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