Il ritorno di Nello Mosca nella sua Ottaviano: "Non ho mai allenato un gruppo così bello"

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Di Eugenio Peralta

Quando ha accettato di tornare dopo trent’anni nella sua città natale per guidare l’Emra Foods Ottaviano, ha fatto una scelta che sarebbe un eufemismo definire coraggiosa. Ma a distanza di un mese e mezzo, il bilancio di Nello Mosca è più che positivo, sportivamente e umanamente: “Quando sono arrivato mi sembrava di essere nel film ‘Benvenuti al Sud’. Oggi, al pensiero che prima o poi dovrò lasciare questa squadra, mi viene il magone“.

Mosca, che situazione ha trovato a Ottaviano?

L’inizio è stato incredibile: sono arrivato in palestra sotto un nubifragio e mi sono trovato subito di fronte a una situazione da ‘tutti contro tutti’ in spogliatoio. Quella notte ho riflettuto sulla mia scelta di accettare questa sfida complicata, ma anche molto motivante. Mi sono detto: Nello, se sei davvero forte, devi dimostrarlo adesso. E poi non potevo fare a meno di aiutare i dirigenti della società, che sono miei amici d’infanzia, persone con cui giocavo insieme da bambino. Da ottavianese era un onore ma anche un dovere: bisognava restituire quello che la società mi aveva dato trent’anni fa“.

In breve tempo, però, le cose sono migliorate.

Diciamo che siamo a buon punto per vincere la nostra scommessa: l’obiettivo è una tranquilla salvezza, adesso siamo quarti e abbiamo trovato fiducia con 4 vittorie consecutive“.

Qual è stata la chiave per cambiare rotta?

“Il merito è della squadra: oltre che bravi giocatori, sono persone eccezionali, che stanno dando il cuore e l’anima in palestra. Anche Antonio ed Enrico Libraro, che potevano essere più in difficoltà degli altri dopo la separazione tra la società e il padre Gennaro, si sono messi a disposizione con impegno e maturità. In trent’anni non mi era mai capitato di allenare un gruppo così bello: lavoriamo duramente, ma sempre con l’allegria tipica dei napoletani”.

L’argomento delle sue origini campane le sta sempre molto a cuore.

C’è poco da fare, noi napoletani abbiamo qualcosa di diverso. C’è una componente emotiva troppo importante, non ero più abituato a una realtà così, con tanto coinvolgimento“.

Com’è stato per la piccola Ottaviano l’impatto con la Serie A?

Non era facile, anche perché, dopo una stagione in cui hai vinto tutte le partite, non sei più abituato a perdere e a gestire le sconfitte. C’è voluto tempo, ma sono convinto che la società avrà un grande futuro e non sarà una meteora, perché i dirigenti sanno accettare i consigli per migliorare tutti insieme. Anch’io, del resto, mi sento molto migliorato“.

Cosa pensa del livello del girone?

C’è una squadra nettamente superiore alle altre, Grottazzolina, che non sfigurerebbe in A2 e lo ha dimostrato in Coppa Italia. Poi c’è un livellamento verso l’alto: è un gruppo con grandissimo equilibrio, basta un dettaglio per fare la differenza“.

Qual è la sua opinione sull’introduzione della A3?

L’ho trovata un po’ ingiusta, soprattutto per chi ha vinto la terza serie nazionale e… si è ritrovato di nuovo nella terza categoria. Dal punto di vista tecnico, poi, non vedo l’impatto positivo: siamo sui livelli di una serie B1 di qualche anno fa, non è cambiato molto. Sarebbe un campionato migliore se fosse più orientato ai giovani, sulla falsariga di quello che ha fatto Trento“.

La Lega, però, crede molto in questo progetto.

Dal punto di vista organizzativo e della visibilità mediatica, la differenza si vede. È anche vero, però, che alle società sono richiesti investimenti forse eccessivi. Il tempo ci dirà se è stato un esperimento positivo: chi non fa, non sbaglia…”.

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