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Il presidente Lanci: “La Sieco è prima in classifica ma la città ci dimentica”

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Di Redazione

Un inizio di stagione senza sbavature per la Sieco Service Impavida Ortona. La squadra abruzzese comanda la classifica della serie A2 maschile, alla sua nona stagione consecutiva nel campionato nazionale. A tenere le redini di questa società, la famiglia Lanci: Tommaso, il padre, in qualità di presidente, il primo genito Nunzio come allenatore e il secondo figlio, Andrea, è il direttore generale. L’intervista di Tommaso Lanci a Il Centro, nell’edizione odierna:

«Sono contento, ma al tempo stesso triste. Soddisfatto del rendimento della squadra, d’altronde più che vincere sempre non può fare; ma mi piange il cuore vedere gli spalti vuoti. Uno spettacolo del genere in mezzo al campo meriterebbe una platea qualificata e numerosa. Purtroppo, siamo in piena pandemia e si gioca a porte chiuse. Ma a rammaricarmi è una considerazione: c’era poca gente al palasport anche nella passata stagione prima del Covid, 4-500 spettatori. I soliti affezionati, I Dragoni. E poco altro. La città, purtroppo, non premia tutti gli sforzi che facciamo. Non capisco perché siamo stati abbandonati da Ortona. È un peccato».

Però, siete il punto di riferimento della pallavolo abruzzese.

«ll bello è che siamo apprezzati più fuori dai confini comunali che a Ortona. II paradosso è questo. Non so perché. La mia famiglia fa grandi sforzi, ogni anno vanno via almeno 400mila euro per tenere la squadra in A2 e permetterle di fare bella figura in giro per l’Italia».

Il segreto del primo posto in serie A2 della Sieco?

«Noi abbiamo poca visibilità. La nostra forza è il volontariato, tutta quella gente che aiuta la società senza chiedere soldi. Un valore aggiunto che ci consente di restare ad alti livelli. E, quindi, non siamo abbastanza pubblicizzati, a differenza di altre realtà. Siamo forti, ma anche quest’anno siamo partiti senza poter schierare quella che è la squadra titolare sulla carta. L’infortunio di Shavrak ci ha privato di un’importante bocca da fuoco. Eppure siamo lì, davanti a tutti. Ma anche nella passata stagione abbiamo fatto bene, abbiamo dalla nostra la forza della costanza».

I nuovi stanno andando bene.

«Abbiamo un pregio: valorizzare i ragazzi che gli altri scartano. L’anno scorso Carelli, adesso prendete Sette: non è altissimo, ma ha grande elevazione. E si sta dimostrando una risorsa inaspettata. Non lo dico perché è mio figlio, ma c’è un allenatore che lavora seriamente e ha grandi qualità. Anche lui non è molto reclamizzato, ma ha sostanza. Noi abbiamo un’attività come famiglia, quindi finito il lavoro in palestra si va in azienda. Non c’è tempo per fare le passerelle. Vale per Nunzio e anche per Andrea che ha lasciato l’attività agonistica e ora svolge le mansioni di dirigente».

Avete azzeccato l’opposto Cantagalli.

«Sono anni che indoviniamo l’opposto. Passano da noi e poi fanno carriera ad alti livelli. Sapete perché Cantagalli è da noi? Perché Bertoli, che era qui nella passata stagione, gli ha suggerito Ortona. Vai lì se vuoi maturare, gli ha detto, perché c’è l’ambiente ideale. Chiedete in giro per l’Italia, non c’è un giocatore che vanta crediti nei confronti della Sieco Impavida. Ogni mese il rimborso pattuito, non si sgarra. È chiaro che poi in campo pretendiamo sacrifici. Ma li facciamo noi per primi».

Detto ciò è lecito sognare?

«Perché no? La squadra è ben assortita, completa ed equilibrata. E manca Shavrak. Ma per sognare non dobbiamo perdere di vista la nostra bussola: essere una famiglia e lottare su ogni pallone come se fosse l’ultimo».

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