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Gli allenatori di Serie A si schierano contro il no al doppio incarico

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Di Redazione

Sta per scoppiare la “bomba” del doppio incarico nei campionati maschili: le nuove severissime norme introdotte dalla Lega Pallavolo Serie A, che mirano a impedire agli allenatori di guidare contemporaneamente una squadra di club e una nazionale straniera (ma anche italiana), non sono andate giù a molti tecnici impegnati in Italia. Secondo quanto riportato da il quotidiano Il Gazzettino, sarebbero una decina gli allenatori – per ora anonimi – che si sono rivolti all’avvocata bellunese Elisabetta Frate (ex giocatrice e ora consigliere d’amministrazione della Da Rold Logistics Belluno) per difendere i propri interessi lavorativi.

Ma cosa prevede il regolamento modificato dalla Lega a luglio 2022? Di fatto, il divieto assoluto per i tecnici di Superlega e Serie A2 di allenare contemporaneamente una nazionale (l’unica eccezione è la possibilità di ricoprire il ruolo di assistente in una rappresentativa italiana giovanile), e l’obbligo di inserire questa norma in una specifica clausola del contratto. Il tecnico trasgressore, inoltre, non potrà più essere ingaggiato in Serie A per i 12 mesi successivi al termine del rapporto di lavoro con la Federazione straniera.

Per chi viola le regole sono previste sanzioni di ben 100mila euro in Superlega e 50mila in Serie A2, oltre a 10mila euro per il mancato inserimento della clausola nel contratto e 5mila euro per la mancata comunicazione alla Lega. Insomma, la strada di farsi volontariamente carico della multa per continuare comunque a lavorare su due fronti – finora ampiamente percorsa – rischia di diventare troppo onerosa nella grande maggioranza dei casi.

Secondo l’avvocato Frate, la legislazione comunitaria prevede il divieto per il datore di lavoro di impedire al lavoratore di svolgere un’altra attività al di fuori dell’orario di lavoro concordato, e tanto più di riservargli per questo un trattamento sfavorevole, come un licenziamento o una sanzione. “Non esiste alcun motivo concreto e legittimo che possa essere sostenuto – afferma l’avvocato – non di certo quello di non voler esportare il know how italiano, che sicuramente nel panorama mondiale rappresenta un’eccellenza“.

La Lega, al contrario, ritiene che il regolamento tuteli le società “dai conflitti di interesse e dalle conseguenze distorsive derivanti dalla doppia collaborazione, nonché dagli effetti pregiudizievoli derivanti da un eventuale recesso unilaterale dal contratto operato dagli allenatori“, e sostiene che i contratti stipulati tra allenatori e società rientrino tra quelli per i quali è possibile limitare o negare il cumulo di impieghi ai sensi dell’art.8, comma 2, del decreto legislativo n.104/2022.

Tra i casi di doppio incarico più noti degli ultimi anni c’è stato quello di Nikola Grbic, che quando allenava la Sir Safety Perugia scelse di accettare l’incarico come CT della Polonia nonostante la dichiarata contrarietà del presidente Gino Sirci: il conflitto nato tra i due fu una delle cause della separazione avvenuta a fine stagione. Oggi, peraltro, Grbic si trova nella situazione opposta, dal momento che è stata la Federazione polacca a “suggerirgli” di non assumere nuovi ruoli come allenatore di club.

Anche nei campionati attualmente in corso, però, svariati allenatori incorrono nella casistica: il più noto è ovviamente Andrea Giani, CT della Francia e di Modena, ma anche Roberto Piazza (Milano) è sotto contratto con l’Olanda e Fabio Soli (Cisterna) con l’Estonia. In A2, oltre a Marco Bonitta, al timone di Ravenna e della nazionale femminile slovena, c’è il caso che potrebbe essere più spinoso: quello di Matteo Battocchio, che siede sulla panchina di Porto Viro ma anche della nazionale Under 20 azzurra, con cui si è appena laureato campione d’Europa. Potrebbe nascerne addirittura un conflitto istituzionale?

(fonte: Il Gazzettino, Lega Pallavolo Serie A)

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