Gabriele Alzati: la vittoria più bella. Dal trapianto al ritorno in campo

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Di Redazione

Una bella storia che vale la pena di essere raccontata. Che sia di esempio per le persone che stanno o hanno affrontato un’esperienza simile a quella di Gabriele Alzati. Una vittoria importante, quella con la vita, che gli ha permesso di tornare a calcare i campi da gioco e di vincere una medaglia. Questa è la bella storia che Tommaso Dotta ha voluto raccontare su Problemi di Volley ha voluto raccontare e che oggi vi riproponiamo (qui il link all’articolo originale).

Sono passati due anni da quel giorno che Gabriele, giovane pallavolista, ha definito “il più importante della sua vita”: il giorno del trapianto di midollo.

“Un giorno che ha segnato un nuovo inizio, una partenza per una nuova vita dove le cose a cui dare importanza sono cambiate”.

“Mi sono sentito di far passare questo messaggio dopo due anni e non dopo uno solo – spiega Gabriele – perché volevo veramente vedere fino a che punto potevo tornare quello di prima. Oggi posso finalmente dirlo: ho praticamente ripreso in mano tutto“.

“Ho iniziato a giocare a pallavolo a 15 anni nell’Insubria Volley Mornago – racconta Gabriele Alzati -. Un po’ grazie a mia madre, che ha giocato in serie A, e un po’ grazie a Giuseppe Bosetti che era il mio prof di Educazione Fisica. Non ho iniziato prestissimo, rispetto a tanti miei compagni. Eppure ho debuttato in serie C appena un anno dopo. Poi è arrivata la malattia, che purtroppo mi ha bruciato l’Under 19, l’ultimo anno di giovanili”.

La malattia era leucemia: la diagnosi è arrivata il 2 luglio, il 17 novembre il trapianto, poi 7 mesi di ospedale per combattere il rigetto. Infine, un altro anno di day hospital giornaliero. Gabriele, però, non si è fermato: “Ho tentato di fare l’università, ma non sono riuscito a frequentare. In ospedale sono però riuscito a fare il corso da arbitro, con le lezioni via Skype che ho poi concluso quando sono uscito: mi ha permesso di tornare in palestra, un luogo di cui non riuscivo a fare a meno“.

Gabriele si è anche messo in testa di tornare a giocare. Una missione non facile, considerando che la malattia lo ha costretto a perdere 20 chili di peso e non poca coordinazione motoria: “Sì, sto sclerando tantissimo – ammette scherzando – perché mi accorgo di non essere del tutto quello di prima. La battuta è più o meno uguale, il salto è senza dubbio minore, ma non mi pesa così tanto. A preoccuparmi sono soprattutto la velocità di braccio e l’esplosività in rincorsa, ma ci stiamo lavorando“.

Una delle realtà che ha permesso a Gabriele Alzati, e a tanti altri come lui, di ritrovare il suo sport preferito è stato il Club Volley trapiantati e dializzati. “Ho trovato la squadra un po’ per caso, cercando su Instagram – dice -. Purtroppo la scarsa notorietà è il nostro punto debole”.  La squadra è composta da trapiantati di rene, fegato, cuore, polmoni, midollo. È stata allenata da coach Nico Agricola, oggi impegnato con la Tonno Callipo in serie B, ed è sempre alla ricerca di nuovi membri.

La nazionale trapiantati con Sara Anzanello

Tra le esperienze da ricordare per Gabriele c’è sicuramente il Mondiale vinto a Newcastle con la Nazionale Italiana Pallavolo Trapiantati e Dializzati di ANED Onlus: 2 a 0 (25-20, 25-22) in finale contro i campioni uscenti dell’Olanda.

Il merito di tutte queste esperienze – ha scritto Gabriele Alzati in un suo post a dicembre – è di una persona, una ragazza che con un piccolo gesto, una donazione, mi ha permesso di essere qui. Grazie a lei ho avuto l’occasione di vincere un Mondiale, grazie a lei ho avuto l’occasione di conoscere persone nuove, di continuare a credere nei miei sogni. Purtroppo il mio desiderio di conoscerla non si avvererà mai, ma forse è giusto così. La mia immaginazione non si fermerà e, comunque, rimarrai sempre la persona più importante di tutte“.

(Fonte: Problemi di Volley)

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