Foto Fondamentalmente Pallavolo

Fondamentalmente Pallavolo: Andrea Radici e la ricezione del servizio in salto

DATA PUBBLICAZIONE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti
SHARE
SHARE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti

Di Redazione

Continua la nostra collaborazione con la pagina Fondamentalmente Pallavolo per esplorare gli aspetti più tecnici del nostro sport. Oggi ci affidiamo ad Andrea Radici, tecnico di grande esperienza in Serie A1 e A2 sulle panchine di Piacenza, Città di Castello e Spoleto, per un’analisi sulla ricezione del servizio in salto. Buona lettura!

Foto di Marco Trabalza

Nel mondo di mezzo della pallavolo maschile, settore giovanile e categorie che precedono la Superlega, non di rado pregiudizi e vecchi dogmi contribuiscono a non evidenziare ciò che il gioco ci rende esplicito.

Non esiste il bagher. Esistono i bagher.

L’altezza della rete posta a 2 metri e 15 in Under 14, e via via l’incremento della forza dei ragazzi, fanno del servizio in salto un colpo importante e molto utilizzato. In questo ormai consolidato contesto, quantità, attenzione, correzioni, da dedicare al bagher di ricezione del servizio in salto sono una delle priorità cui, ho notato, si danno ancora un impegno e una rilevanza insufficiente. Siamo ancora quelli strameticolosi nello spiegare il bagher di appoggio o quello di ricezione sul servizio float, ma meno motivati e convinti dell’importanza di dare informazioni altrettanto precise e convinte su questa tecnica? Approfitto per dare qualche breve spunto di riflessione su questo.

Ricezione di battuta salto “forte forte”: la capacità principale da sviluppare è la tenuta e controllo della palla. Parole di aiuto al giocatore: “Dove vanno gli occhi vanno le braccia”, “Fatti trovare fermo e cedi (diventa piccolo) durante il contatto e non prima”. Esempio utile: la mamma ti lancia il portachiavi dal terzo piano, come fai perché non cada direttamente al suolo? Non ricordo il collega che ha fatto per primo questo paragone ma l’ho fatto mio perché rende bene l’idea!

Tenere “viva” la palla per consentire il prosieguo dell’azione è l’obiettivo. Per ottenere un buon risultato tutti noi sappiamo che occorrono condizioni tecnico posturali che consentano al ricevitore due condizioni fondamentali, ammortizzare e mantenere orientato il piano di rimbalzo. Non affronterò questo tema, pur di primaria importanza, visto che mi rivolgo a colleghi che bene conoscono la tecnica e sul quale libri, manuali e quant’altro sono di facile reperimento..

Preferisco dare il mio contributo su un aspetto, chiamiamola precondizione, legato alla grande difficoltà di lettura provocata dalla velocità del colpo. Proviamo a metterci nei panni del giocatore pescando nella nostra memoria per meglio comprendere, in questo modo, le difficoltà che il nostro ricevitore deve affrontare. Quasi tutti noi ci siamo una o più volte ritrovati nel campetto della parrocchia coinvolti nella partita di calcio. Quando ci è toccato far parte della barriera, l’amichetto preposto all’esecuzione della punizione (di solito scelto per sviluppo precoce e di peluria munito), caricava a tutta forza il suo tiro verso la porta.

Da parte mia, avendo solo due mani a disposizione (ah gli umani!), con una difendevo le parti basse e con l’altra parte del viso. Nelle giornate storte, però, la palla mi colpiva senza che potessi batter ciglio nella parte del viso rimasta scoperta. Crescendo poi nel mondo del volley, ho via via sviluppato una maggiore capacità di lettura delle traiettorie, conseguenza della quotidiana osservazione di attacchi, servizi.. Questo, tuttavia, non mi ha impedito sorprese e nuovi imprevisti.

La prima volta che ho affrontato Crema con Cazzaniga al servizio, qualche anno più tardi a Kazan con Leon, ho avuto la sensazione che, pur ben distante, la mia preoccupazione era non tanto che i miei subissero un ace, ma che non avrei avuto chance di salvezza nel malaugurato caso fossi stato colpito. Il mio occhio non era sufficientemente allenato a certe velocità e aveva bisogno di uno step superiore per adattarsi. Per ottenere un significativo adattamento e capacità di lettura di colpi fulminei occorre tanto allenamento, trovarsi nel citato “mondo di mezzo” non fornisce un adeguato aiuto in questo senso, troppo poche le opportunità e la continuità di servizi “forti forti”. È l’ostacolo più importante che un ricevitore si trova ad affrontare se riesce, in seguito, a fare parte di una squadra di alto livello.

Lo strumento che, meglio di tutti, viene in soccorso alla scarsa abitudine o poca continuità di allenare la ricezione di un colpo forte forte, è la sparapalloni. Grazie al suo utilizzo avremo la possibilità di dare continuità e abituare i nostri ricevitori a questo fine. Creando le condizioni per ricercare man mano risposte tecniche coerenti in condizioni progressivamente più difficili, legando il colpo d’occhio all’esigenza di tenuta e direzione del bagher in condizioni di alta difficoltà. Forti motivazioni e concentrazione permettono di sviluppare una raccolta di informazioni utili per incrementare le precondizioni al gesto tecnico; l’utilizzo del video nello studio della battuta dell’avversario e ancora di più l’analisi del proprio gesto tecnico forniscono un aiuto altrettanto significativo.

Ricezione di battuta forte. Consente al ricevitore un appoggio, un aggiustamento qualora necessario. Il tutto legato alla massima concentrazione del ricettore che permette la tempestiva lettura della traiettoria. In caso di mancato intervento l’allenatore deve essere intransigente, e
le parole da usare in questo caso non servono. Serve riproporre non ripetizioni di situazione simile allo scopo di rimarcare l’arrendevole atteggiamento.

Ricezione battuta corta. Questo tipo di ricezione è di competenza del centrale, ma se ci si trova in una rotazione in cui non può intervenire, occorre comprendere che non sempre il giocatore che si dovrebbe occupare di un intero terzo di metà campo ha il tempo necessario per fare un movimento avendo come priorità la palla forte. Il suo compito è complicato. “Le braccia sotto la palla” sarà la canzone che canteremo in tale occasione.

Come anticipato, non posso fare a meno di parlare di competenze, ne parlo in modo sbrigativo e solo per rimarcare la difficoltà del ricettore di occuparsi di tutta la striscia di campo in presenza di una battuta forte alternata a un buon colpo short. Decisamente importante, dunque, allenare i nostri centrali, il cui compito è di intervenire anche nella non rara possibilità che un servizio tocchi il nastro e si diriga nella zona di loro competenza.

Dì certo un buon posizionamento di partenza, un martellamento vero e proprio da parte nostra su questo, è necessario nei confronti dei nostri centrali, utilizzando video di buon esempio e cercando di non abbassare la guardia perché l‘effettiva quantità di questi colpi in gara non è tale da motivare in sé un giocatore che non ha bene interiorizzato l’importanza di questo, non soltanto per la ripartizione del campo in fase di ricezione, ma anche in funzione della preparazione del proprio attacco.

Come riferimento ho indicato in modo generico un modello di prestazione definito mondo di mezzo. Il livello dei battitori certifica spesso la capacità di essere efficaci in una determinata zona di campo e con una diversa e minore qualità nei colpi che utilizza meno. Lo studio con i video permette di individuare caratteristiche e zone importanti, consentendo di modellare una tattica di ricezione.

Stimolare nelle nostre partitelle, con esercizi specifici, una tattica di ricezione che sappia diversificarsi e metta pressione al battitore, sarà di stimolo ai nostri stessi battitori nel cercare la sfida di colpi e di idee. Forzare o meno qualche scelta, avere idee e personalizzare il gioco, dà risposte alterne; vigilanza e capacità di valutazione sono la premessa per essere consapevoli protagonisti in movimento.

Grazie a chi ha superato la terza riga!

(fonte: Fondamentalmente Pallavolo)

CONDIVIDI SUI SOCIAL

Facebook

ULTIMI

ARTICOLI