Felipe Banderò: "Mi manca molto l’Italia. In Corea esperienza stimolante"

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Di Roberto Zucca

Non appena ha varcato i confini d’Oltralpe mostrando la voracità con cui è capace di attaccare la palla da posto due è arrivato un biglietto di sola andata per la Corea. Felipe Banderò è uno dell’élite dei fortunati pallavolisti stranieri che per la stagione 2017/2018 vestirà la maglia del Kepco Vixtorm, una delle migliori squadre dell’ambitissimo campionato coreano. Il salto, non solo categorico bensì geografico, non è stato dei più semplici. E dalla piccola Civita Castellana che lo ha ospitato per una stagione in cui ha chiuso la classifica con 585 punti, il passaggio è stato particolare:

Alla fine della stagione sono stato selezionato con una serie di giocatori stranieri per essere provinato a Seul. Ci hanno suddiviso in squadre e ho giocato qualche partita con gli osservatori dei vari club che ci hanno visto all’opera per due giorni. Quando mi hanno comunicato di essere stato selezionato sono stato molto felice perché giocare in Corea è una grande opportunità. Certo, sei lontanissimo dal Brasile, la mia patria, e non sei in Italia, ma per ora sono molto soddisfatto”.

Quali sono state le differenze principali?
Beh, la lingua innanzitutto. Imparare l’italiano è stato semplice e dopo qualche anno di campionato per me era diventato molto semplice. Qui ho un traduttore che per il primo mese ha vissuto 24 ore su 24 insieme a me per supportarmi non solo nell’ambientamento ma anche per aiutarmi nella relazione con la squadra e il resto perché qui in pochi parlano inglese. Si immagini solo lo spostamento da casa al palazzetto dove anche le indicazioni sono scritte in coreano”.

Come se la cava ora?
“Da qualche settimana è arrivata la mia fidanzata Nathalia e ho dovuto accelerare il processo di apprendimento anche per non sentirci entrambi fuori dal mondo. Ho fatto di necessità virtù, infatti ho scaricato una App che traduce in inglese qualsiasi cosa, comprese le strade. Trovarti in una dimensione del genere ti aiuta a sviluppare un forte spirito di adattamento”

Ha iniziato il campo con una serie di vittorie, tra cui la prestigiosa Kovo Cup coreana…
“La stagione va molto bene. Dopo aver vinto la Kovo Cup, ora militiamo al terzo posto in V-League. In squadra ho iniziato ad assestarmi sin dalle prime giornate. Il campionato è molto diverso da quello italiano, ha ritmi ed esigenze tecniche molto specifiche e molto serranti”.

Obiettivi della stagione?
“Conquistare la stima della società, dei compagni di squadra e del pubblico e fare bene. Mi sono allenato moltissimo in Brasile per poter essere al massimo della condizione quest’anno”.

Un brasiliano in Corea sembra l’inizio di una barzelletta…
“Se lei si riferisce ai rasta, agli occhi chiari e al fatto che faccio un po’ di casino in campo allora sì. Ma ai miei compagni questa cosa ha da subito fatto simpatia. Piano piano iniziano a conoscermi e capiscono che sono solo un ragazzo che vive in un altro paese e che fa il loro stesso mestiere. Pur con le proprie sfaccettature!”.

Cosa le manca dell’Italia?
“L’Italia. In senso generico. Gli amici, la gente, la pasta, la tranquillità che si respira”.

Lei ha un passaporto pallavolistico molto ricco. Dove si vede tra 5 anni?
“In campo. A divertirmi, e a vincere. Magari in Brasile, magari da un’altra parte. Magari vicino alla mia famiglia ma non solo. L’importante è avere la capacità di trasformare in una casa ciò che apparentemente non lo sembra”.

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